La vera ragione per cui gli Evangelici non battezzano i loro bambini


Di G. Shane Morris

Gli amici, specie quelli in attesa di un bambino, mi chiedono con sorprendente frequenza il perché io creda nel battesimo dei bambini. Un tempo rispondevo  dando quello che penso siano le migliori ragioni bibliche per farlo. Ma solitamente non prendo più quella decisione perché mi sono reso conto che non è stato questo ad avermi convinto personalmente. 

La maggior parte degli evangelici [americani] è prevenuta sul battesimo dei bambini non tanto per una mancanza di evidenza biblica quanto per le lenti interpretative con le quali leggono le Scritture. Quelle lenti, plasmate dai “risvegli”, da un accentuato individualismo e una teologia dei sacramenti slegata dai mezzi della grazia nella chiesa, fa della conversione il principale articolo di fede. È qualcosa di inevitabile dato che la teologia evangelica americana (quella da cui in un modo o nell'altro dipende anche quella nostrana NdT) è stata forgiata nei territori di frontiera, durante gli incontri all'aperto, al tuonare della predicazione del genere fuoco-e-zolfo.

Implicita assunzione in questo è che uno deve fare un'“esperienza” per essere salvato. Devi lasciarti alle spalle la tua vita passata per cominciarne una nuova, di solito attraverso lacrime e singhiozzi che testimoniano della tua sincerità. E questa visione del Cristianesimo funziona molto bene in contesti evangelistici, dove molti hanno vissuto come dichiarati increduli.

Ma tutto questo male si adatta al contesto della fede multigenerazionale.

Tutti coloro che sono cresciuti in una famiglia cristiana e ancora credono in Cristo sanno che non c'è mai stato un preciso evento di “conversione”,  un determinato istante in cui sono transitati dall'incredulità alla fede. Questa è stata semplicemente loro inculcata sin dall'infanzia e per quanti sforzi facciano non potranno mai ricordare di aver un giorno “confidato in Cristo per il perdono dei loro peccati”, e questo indipendentemente dal fatto di essere stati battezzati da bambini o meno.

Ma a causa dell'enfasi credobattista sulla conversione, alcuni, se non la maggior parte di coloro che sono cresciuti in queste chiese si ritrovano a “ri-convertirsi” (in Italia  a riconsacrarsi NdT)  del continuo, recitando la preghiera del peccatore a seguito agli  “inviti a venire avanti” durante la loro infanzia e adolescenza, ogni volta certi di essere profondamente sinceri, per poi però ritrovarsi ancora una volta di fronte al pulpito. Tutti quelli cresciuti nelle chiese evangeliche sanno benissimo cosa intendo quando parlo dell'“invidia della testimonianza”, quella tangibile, perversa gelosia che si prova quando qualcuno che ha vissuto una vita pre-conversione più  “movimentata” della loro condivide la sua storia.

Ed è qui che sono convinto giaccia la difficoltà con il battesimo degli infanti, almeno per gli evangelici Americani (per quelli italiani non c'è difficoltà alcuna dato che lo considerano eresia pura NdT). Io non penso che gli evangelici credobattisti davvero considerino i loro figli come pagani irrigenerati prima della loro “credibile confessione di fede”. Se lo facessero non credo che insegnerebbero loro il Padre Nostro o di cantare “Gesù mi ama”.  Penso invece che quello che avviene è una sorta di sacramentalismo alternativo, nel quale il rito di iniziazione Cristiana non è il battesimo ma una drammatica esperienza di conversione.

Così, i ragazzi cresciuti in questo contesto sentono il bisogno di fabbricare continuamente lacrimevoli conversioni per dimostrare la loro sincerità. E invece della loro presente fiducia in Cristo, gli viene più o meno esplicitamente insegnato di riguardare a un particolare tempo, luogo o preghiera ai quali ancorare la loro salvezza.

Il battesimo infantile si oppone a questo sistema a tutto tondo. Esso dichiara in modo visibile che Dio induce un cambiamento di cuore e la fede salvifica anche in quelli troppo giovani persino per parlare o ricordare le loro “conversioni”.  Esso illustra che i ramoscelli che Dio innesta nel Suo Figliolo non sono sterili: gemmano, fioriscono, producendo nuovi rami che non hanno mai attinto alla linfa di un albero selvatico. E, cosa più importante, ben si armonizza con le esperienze vissute dei figli dei credenti, invece di imporgli il fardello di un sistema concepito e inteso per convertiti di prima generazione.

Quasi sempre, vedo la luce sorgere dopo aver spiegato questo punto a un amico evangelico. E in molti casi la loro opposizione del battesimo degli infanti cade in breve tempo.

Fonte:
http://www.patheos.com/blogs/troublerofisrael/2016/11/the-real-reason-evangelicals-dont-baptize-babies/?utm_source=facebook&utm_medium=social&utm_campaign=FBCP-EVG&utm_content=troublerofisrael

Traduzione: Giampiero Giancipoli

Commenti

Post popolari in questo blog

La Provvidenza Divina: Tra Adorazione e Abuso: Come una Dottrina di Conforto è Diventata Scusa per l'Indifferenza Morale

Preterismo e Futurismo

Il Figlio della Perdizione

L'Anticristo Svelato

Le Origini Cattoliche dell'Escatologia Protestante