Dio uccide
Quando Egli, per Sua volontà, uccide, non diventa omicida, perché non è sotto la legge; d'altra parte, dato che non è sotto la legge, non pecca.
E diciamo che Dio non è
omicida, perché neppure il giudice, dopo aver istruito la causa ed
emesso la sentenza di morte, è omicida. Lo è, invece, colui che per
una qualche malvagia e privata passione, per esempio, spinto
dall'ira, dall'odio, dalla cupidigia, uccide un uomo. Se il giudice
della sentenza si lascia condizionare da queste passioni, allora è
omicida, per quanto sieda imponente su un alto scranno. Al contrario,
se questi stati d'animo non sono presenti, anche un privato cittadino
è assolto dal crimine di omicidio; per esempio, se qualcuno ha
frenato la violenza con la violenza, se in una guerra giusta ha
battuto un nemico malvagio. Quindi Dio, siccome non può essere
soggetto a passioni di questo genere, non può commettere omicidio.
La legge e la natura divina vengono di nuovo conciliate a questo
patto: uccidere per legge non è proibito all'uomo; quindi uccidere
non è contrario alla natura di Dio. Infatti, se alla legge è
consentito uccidere, è consentito anche alla Divinità. Il giudice,
custode dell'equità e del diritto, se infligge la pena di morte, non
coinvolto dalle emozioni, è puro da ogni macchia; e Dio, che è la
giustizia stessa, che è padrone di tutte le cose, che non compie
nulla che non sia giusto e santo, incorrerebbe nel reato di omicidio
quando uccide un uomo? Per avvicinarci in modo più approfondito al
concetto che riguarda l'essenza della legge, risulta evidente che la
legge è intelligenza, volontà e natura della Divinità. Per cui
avviene che, dovunque la legge di Dio viene proclamata, qualunque
cosa ha conoscenza di Dio viene rinnovata in modo meraviglioso. Nello
stesso modo avviene che le cose che non hanno nozione di Dio, non
ricevono dall'ascolto della legge nessun piacere o utilità.
Se buona parte degli
uomini viene assoggettata all'eterna dannazione e reclusione, benché
questa pena venga inflitta giustamente a causa della ribellione, è
perché essi sono nati per la divina Provvidenza, affinché gli
esempi di quel fatto testimonino la Sua giustizia. Infatti, anche per
ciò che riguarda il malvagio demone la cui ambizione fu condannata,
se consideriamo quello per prima cosa, la giustizia di Dio non è
forse stata fatta valere davanti a noi? E ugualmente, infatti, anche
per gli altri, condannati con il medesimo giudizio.
Da questo si conclude
necessariamente che l'uomo è nato per conoscere e per gioire di Dio,
perché Dio, attraverso la legge, comunica all'uomo la Sua volontà e
la Sua natura, cosa che non fa in questo modo con nessun'altra
creatura dotata di sensibilità, affinché egli abbia percezione e
conoscenza di Lui, benché tutte le cose esistano, vivano e operino
in Lui [cfr. At. 17,28].
Huldrych Zwingli – La
provvidenza di Dio
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