Primi martiri della Riforma
Ovunque i preti romani tenevansi sotto le armi. La città di Miltenberga, sul Meno, che perteneva all'arcivescovo di Magonza, era una delle città germaniche che con maggior fretta d'animo avevano ricevuta la Parola di Dio. Gli abitanti portavano grande amore al loro pastore Giovanni Dracone, uno degli uomini più illuminati del tempo suo. Fu costretto ad abbandonare quella città; ma gli ecclesiastici romani, in timore della vendetta popolare, uscirono spaventati anch'essi da quelle mura al tempo stesso. Ivi solo rimase un diacono evangelico a conforto dell'anime buone. Ed ecco ivi giugnere da Magonza truppe che si sbandano per la città, vomitanti bestemmie, impugnanti la spada, e abbandonantisi ad ogni disordine.
Alcuni cristiani evangelici caddero sotto i loro colpi; altri furono presi ed imprigionati; i riti romani ivi furono restituiti; la lettura della Bibbia fu proibita, ed agli abitanti fu divietato di parlare del Vangelo anche nelle loro più intime conversazioni. Il diacono, nel momento che ivi entrarono le truppe, erasi nascosto in casa una povera vedova. Fu denunziato ai capi, i quali mandarono un soldato per arrestarlo. L'umile diacono, udito il soldato che domandava la sua vita e che a gran passi si traeva innanzi, lo aspettò in tutta pace; e nel momento in cui fu bruscamente aperta la porta della stanza in cui erasi riparato, gli andò incontro con mansuetudine, lo abbracciò coralmente, e gli disse : « Ti saluto, fratello mio; eccomi parato; immergi il tuo ferro nel mio seno. » Il milite feroce rimase attonito a quelle parole, e caddegli di mano la spada; poi impedì che fatto fosse alcun male al pio evangelista. In questo mentre gl'inquisitori delle Fiandre, sitibondi di sangue, correvano il paese e cercavano ovunque i giovani agostiniani fuggiti alla persecuzione di Anversa.
Esch, Voes e Thorn furono finalmente scoperti, incatenati e condotti a Brusselle, dove Egmondano, Hochstratten ed alcuni altri inquisitori li fecero comparire alla loro presenza. Hochstratten domandò loro: « Ritrattate voi ciò che avete affermato, cioè, che il sacerdote non ha potere di assolvere dai peccati, e che ciò pertiene unicamente a Dio? » Poi enumerò tutte le altre dottrine evangeliche di cui intimava loro l'abiura. Esch e Voes animosamente risposero: « No, noi non abiureremo la menoma proposizione; noi non rinegheremo mai la Parola di Dio; noi moriremo piuttosto per la fede. »
L'INQUISITORE.
« Confessate d'essere stati sedotti da Lutero. »
I GIOVANI AGOSTINIANI.
« Come gli apostoli sono stati sedotti da Gesù Cristo. »
L'INQUISITORE.
« Noi vi dichiariamo eretici, degni d'essere bruciati vivi, e vi abbandoniamo al braccio secolare. »
Thorn tenevasi in silenzio; la morte davagli spavento; il dubbio e l'ambascia agitavano l'anima sua; finalmente con soffocata voce disse: « Domando quattro giorni. » Fu ricondotto in prigione; e spirato questo termine, Esch e Voes furono solennemente sconsacrati, poi consegnati al consiglio della governatrice de' Paesi Bassi. Il consiglio li consegnò, con le mani legate, al boia; Hochstratten e tre altri inquisitori li accompagnarono sino al rogo.
Giunti presso il patibolo, i giovani martiri lo guardarono con fermo viso; la loro costanza, la loro pietà, il fiore degli anni loro strappavano le lagrime agli stessi inquisitori. Quando furono legati, i confessori li si fecero di presso per dir loro : « Un'altra volta ancora ve lo domandiamo : volete ricevere la fede cristiana? »
I MARTIRI.
« Noi crediamo nella Chiesa cristiana, ma non nella vostra. »
Si lasciò passare una mezz'ora; s'indugiava, si sperava che l'aspetto di una morte sì spaventosa avrebbe quel giovani intimoriti. Ma soli sedati tra la folla che si agitava sulla piazza, incominciarono a salmeggiare, interrompendosi di tanto in tanto per dire : « Noi vogliamo morire per lo nome di Gesù Cristo. » « Convertitevi, convertitevi (gridavano gl' inquisitori), o voi morirete in nome del demonio. » E i martiri risposero: « No, » noi moriremo veri cristiani e per la verità del Vangelo. »
Il rogo fu acceso; e nel mentre che le fiamme si alzavano lento lento, una divina pace riempiva i loro cuori; e l'un d'essi si recò a dire: « Parmi riposare sopra un letto di rose. » L'ora solenne era venuta; la morte era vicina; e i due martiri con valida voce sclamarono : « O Domine Jesu ! Fili David, miserere » nostri! Signore Gesù, figliuolo di David, abbiate pietà di noi ! » Poi con grave voce, si posero a recitare il simbolo della fede. Furono finalmente incolti dalle fiamme, le quali bruciarono i legami che li tenevano raccomandati al palo, prima di far perder loro l'ultimo soffio di vita. L'un d'essi profittò di tale libertà per gittarsi inginocchioni in sul fuoco e adorare in tal atto il suo Signore ; e giunte le mani, replicò: « Signore Gesù, figliuolo di David, abbi pietà di noi! » Da ogni parte dal fuoco investiti, intuonarono il Te Deum laudamus; ma la fiamma soffocò la loro voce, e d'essi non rimase che cenere. Questa esecuzione durò quattr'ore; e fu il giorno 1° di luglio del 1523 che questi primi martiri della Riforma diedero a tal modo la vita per la causa del Vangelo.
Nell' udirla, ne fremettero tutti gli uomini dabbene, avvisato l'avvenire pregno di atroci fatti. Erasmo sclamò: « S'incomincia a dar mano ai supplizii! » e Lutero disse: «Finalmente » Gesù Cristo raccoglie alcun frutto della nostra parola, e in » forma martiri novelli. » Ma la letizia, mossa in Lutero dalla fedeltà di questi due giovani cristiani, era turbata dal pensiero dell'altro monaco Thorn. Era questi il più dotto dei tre; ed era succeduto a Probst nella predicazione in Anversa. Se nella sua carcere era agitato e atterrito dal timore della morte, eralo ancora più dalla sua coscienza che la sua viltà gli rimproverava e lo spronava a confessare il Vangelo. Deposta finalmente ogni sua paura, proclamò animosamente la verità, e morì martire come gli altri due suoi confratelli .
Dal sangue di questi martiri sorse una ricca messe; poichè Brusselle stesso si volse verso il Vangelo. « Ovunque Aleandro alza un rogo (disse Erasmo), egli altro non fa che seminare luterani. »
« Le vostre ritorte sono mie ritorte (sclamò Lutero), le vostre » prigioni sono mie prigioni, i vostri roghi sono roghi miei !... » Noi siamo tutti con voi, e il Signore marcia alla testa! » Poi in un bel cantico celebrò la morte dei tre giovani monaci; e tosto per tutta l'Alemagna e per li Paesi Bassi, tanto nelle città quanto per le campagne s'intesero risuonare versi cantati, i quali valsero a spargere ovunque l'entusiasmo per la fede di que martiri. La sentenza loro era questa :
« No, non perisce il loro cenere; questa sacra lor polvere » recata ovunque e da lungi, si fa seme di novelli militi di Dio. » Satana, coll' estinguere la vita loro, li costrinse al silenzio; ma la morte loro trionfò della furia infernale, e in ogni luogo esalta con cantici Gesù Cristo ».
J.-H. Merle d'Aubigné
Tratto da : Storia della Riforma del secolo decimosesto 1848
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