PROTESTANTE: un nome glorioso

Di Giovanni Ribetti
(Pastore Valdese 1834–1904)


I cristiani evangelici sono chiamati Protestanti nel mondo intero; ed è un fatto incontestabile, che invece di vergognarsi di un tale nome, essi se ne glorino. Insisto nel dire, è gloriosa la protesta del Cristiano contro la tirannia, e contro la pretesa autorità del papa e del suo clero, in favore dell’unica ed infallibile autorità di Dio, che si rivela a noi nella sua Parola, e per il mezzo del suo Spirito Santo. 

Secondo me, gli Evangelici d’Italia devono anch’essi, come i loro fratelli Europei ed Americani, essere lieti, e, quasi direi, andare orgogliosi di essere chiamati Protestanti — Infatti, protestante, in tutta le lingue, è sinonimo di discepolo della Bibbia o di Evangelico. 

Ora, siccome non dobbiamo vergognarci dell’Evangelo di Cristo, che è la potenza di Dio in salvezza di ogni credente (Rom. 1,1), così non dobbiamo vergognarci di un nome che, nelle lingue di questo mondo, indica precisamente coloro che, respingendo la falsa autorità dei papi e dei concili, si sottomettono soltanto all’autorità infallibile della Parola di Dio. 

In quanto a me, mi rallegro di essere chiamato protestante e desidero diventare ogni giorno più degno di questo titolo, protestando con tutta la forza di cui sono capace, contro gli errori della Chiesa romana, in favore dell'Evangelo di Cristo. 

Certamente, se io ne avessi il potere, protestantizzerei, vale a dire convertirei all’ Evangelo tutti gli Italiani, o, meglio ancora,  tutti quanti gli uomini. 

Io credo che, generalmente parlando, siano più disprezzati gli Evangelisti che negano di essere Protestanti, dei pastori che accettano quel nome e se ne gloriano. Questo è naturale. Il coraggio col quale i pastori protestanti asseriscono, malgrado tutti i pregiudizi del mondo, ciò che essi sono, costringe non di rado i loro avversari stessi a rispettarli; nel mentre che le popolazioni considerano gli Evangelisti che negano di essere Protestanti come ingannatori che agiscono così per poterle più facilmente protestantizzare. 

Un Cattolico romano deve sottomettersi, se egli è frate, ai superiori del suo ordine, se egli è prete, al suo vescovo, se egli è semplice fedele, al suo confessore, e tutti i Cattolici romani devono sottomettersi all'autorità infallibile (secondo loro) del papa. Chi sostiene che si può essere Cattolico romano combattendo il Papismo e predicando l'Evangelo, sostiene, a parere mio, un assurdo. 

Da parte mia, dichiaro che il mio desiderio ardentissimo è di vedere tutti gli Italiani uscire dalla Chiesa romana o papale, per entrare nella Chiesa evangelica o protestante, cioè nella vera Chiesa fondata da Gesù Cristo e dai suoi Apostoli, la cui sola regola di fede si trova nelle Sacre Scritture. 

Io credo che il loro primo dovere è di rinnegare il Papismo, ossia la Chiesa cattolica romana, causa di tutte le loro sciagure politiche e religiose, e di abbracciare il Protestantismo, vale a dire la religione predicata da Gesù Cristo e dagli Apostoli. Quando l'Italia sarà protestante (speriamo che ciò succeda presto), i grandi vantaggi e le innumerevoli benedizioni temporali e spirituali che il Protestantismo,  recò all’ Inghilterra ed agli altri popoli evangelici, ci saranno anche impartiti dal nostro Dio Salvatore. Allora gli italiani, nelle cose religiose, dipenderanno unicamente da Dio, davanti al quale solo essi si prostreranno, negando di avvilirsi, prostrandosi davanti alle creature. Allora essi saranno pii senza superstizione, religiosi e morali senza ipocrisia.

Dai benefici religiosi e morali recati loro dal Vangelo, deriveranno innumerevoli benefici temporali. Il Protestantismo e l’istruzione sono inseparabili. Ogni Cristiano evangelico deve saper leggere, non fosse altro, per poter leggere la Parola del suo Dio. Un popolo cristiano ed istruito è o diventa libero. Nel suo seno, le scienze, l'industria, il commercio, l'agricoltura ecc., non possono fare a meno che svilupparsi rapidamente. Con la diffusione in Italia del Protestantismo, cioè della religione rivelataci da Dio nelle Sacre Scritture, noi godremo dunque dei veri beni della vita presente e della futura (1 Tim. 4,8).

Il nostro dovere è di predicare l'Evangelo ad ogni creatura, e il Signore può dare agli Italiani, come qualche secolo fa egli diede agli Inglesi, agli Svizzeri, agli Olandesi e ad altri popoli, il volere ed il potere di abbandonare il papa e la sua religione anticristiana, per seguire quella insegnata da Cristo e dagli Apostoli. — Io spero dunque, che l’Italia vorrà essere protestante e lo sarà. 

Ma, per raggiungere questo nobile fine, conviene che i pochi Evangelici esistenti attualmente nella nostra patria, diano ai loro concittadini prove evidenti dell’efficacia del Vangelo sopra i loro cuori, per rigenerarli e santificarli; conviene che, alla fede cieca nei preti e nelle superstizioni romane, allo scetticismo ed all’incredulità, essi oppongano il baluardo di una fede ferma ed incrollabile nella Parola di Dio; conviene che all’immoralità che straripa, essi oppongano l’esempio dell’ubbidienza, non ai comandamenti assurdi del clero papistico, ma a quelli del Decalogo, dato da Dio sul Sinai, e spiegato dalla vita e dalle parole di Gesù Cristo; conviene che alle furberie, alle menzogne ed agli intrighi degli avversari della Parola di Dio, essi oppongano uno spirito semplice, leale ed integro; una coscienza delicata, un cuore pieno di riconoscenza e di amore per il loro Dio Salvatore, e di carità verso gli uomini ; una volontà ferrea per respingere il male e per fare il bene.

Giovanni Ribetti - Tratto da Il protestantesimo e l'Italia 1865

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