Culto delle immagini
«Noi cristiani abbiamo escluso quel modo [pagano] di onorare la divinità [con statue e dipinti] e abbiamo onorato Gesù, che ha distolto la nostra attenzione da tutte le cose sensibili, sapendo che ci lasciamo facilmente corrompere, e ci ha elevato ad un'altra forma di culto [...]. Il cristiano prega Dio ovunque tenendo gli occhi chiusi del corpo e aperti quelli dell'anima» (Origene - contro Celso; III secolo)
«L'immagine è soltanto materia morta, formata dalle mani dell'artigiano. Noi cristiani non abbiamo alcuna immagine tangibile fatta di materia tangibile ma un'immagine che è percepito soltanto dalla mente» (Clemente Alessandrino - protreptico; III secolo)
«Nelle chiese non vi devono essere immagini perché sulle pareti non deve essere rappresentato quel che viene venerato e adorato nel culto». (Concilio di Elvira - primi del IV secolo)
«Non è possibile ritrarre Gesù nella sua forma di servitore, cioè della carne che ha rivestito per noi, perché abbiamo appreso che tale forma si è unita alla gloria della divinità e che "il mortale è stato assorbito dalla vita" [II Corinzi 5,4]. Chi sarebbe in grado di ritrarre e rappresentare i raggi risplendenti e smaglianti di una tale eccellenza e gloria con i colori e le ombre, cose morte e inanimate?» (Risposta di Eusebio di Cesarea a Costanza, sorella di Costantino, nel IV secolo, che gli scrisse per chiedergli un ritratto di Gesù)
«Se qualcuno prendendo a pretesto l'incarnazione di Gesù, ardisse guardare la divina immagine di Dio, il Logos [La Parola], dipinto con colori terreni, sia anatema». (Epifanio, vescovo di Salamina)
Inoltre, trovandosi ad Anablata in Palestina, Epifanio, entrato in una chiesa, strappò un panno con l'immagine di Cristo, che vi era appeso «contro l'autorità delle Scritture»,
e scrisse al patriarca di Gerusalemme Giovanni, pregandolo
«di ordinare a quei preti di non appendere mai più nella chiesa di Cristo immagini che "contravvengono alla nostra religione"» (Lettere a Giovanni - anno 394)
Tratto dall'opera di Carlo Papini "Origine e sviluppo del potere temporale dei papi".
«Pensano di avere una religione più pura, [quei pagani] che dicono: "non adoro né un idolo né un demonio, ma nell'immagine corporale vedo un emblema di ciò che devo adorare"... Hanno così la sfrontatezza di rispondere che adorano non i corpi stessi ma le divinità che presiedono al loro controllo» (Agostino d'Ippona - Esposizioni sul Salmo 113)
Via via che il paganesimo declinava come religione di opposizione, i cristiani cominciarono a far proprie le pratiche e le argomentazioni pagane riguardo alle immagini.
«L'unica figura consentita dell'umanità di Cristo è quella del pane e del vino della Santa Cena. Questa e nessun'altra forma, questo e nessun altro tipo, egli ha scelto per rappresentare la sua propria incarnazione. Egli ordinò che fosse portato del pane, ma non come rappresentazione della forma umana, per evitare che sorgesse l'idolatria... il cristianesimo ha rifiutato il paganesimo nella sua totalità: non solo i sacrifici pagani, ma anche l'adorazione pagana delle immagini... Con l'appoggio delle Sacre Scritture e dei Padri, noi dichiariamo unanimemente, nel nome della Santa Trinità, che ogni somiglianza prodotta con qualunque materia e colore della malvagia arte dei pittori sarà rifiutata e rimossa e maledetta dalla chiesa cristiana» (Concilio di Hieria- 754)
Tratto da: Compendio del pensiero cristiano nei secoli di Tony Lane
Se i papisti hanno l'ombra di onestà non adoperino più d'ora innanzi questi sotterfugi affermando che le immagini sono il libro degli ignoranti, dato che le prove scritturali li convincono del contrario. Ma anche se concedessi loro questo punto non avrebbero fatto gran guadagno. Tutti vedono quali travestimenti mostruosi essi riservano a Dio. E per quanto concerne le pitture e le altre rappresentazioni dedicate ai santi, cosa sono se non modelli di pompa dissoluta e addirittura infame? Se qualcuno volesse rassomigliar loro sarebbe degno della frusta. Le prostitute nei loro bordelli sono vestite più modestamente delle immagini della Vergine nei templi dei papisti.
Ne più conveniente è l'acconciatura dei martiri. Ci sia dunque un po' di onestà nelle loro immagini, se vogliono mascherare le loro menzogne con la scusa di farne libri apportatori di qualche santità.
E tuttavia noi ripetiamo che questo non è il modo di istruire i cristiani in chiesa, perché Dio vuole che ivi li si istruisca altrimenti che con questo ciarpame. Egli offre un insegnamento comune a tutti nella predicazione della sua parola e nei sacramenti.
Quanti si dilettano nel gettare gli sguardi qua e là per contemplare le immagini mostrano di non avere interesse a ciò che Dio offre loro.
Ma voglio ancora domandare a quei bravi dottori: chi sono quegli ignoranti che possono essere istruiti solo attraverso le immagini? Si tratta evidentemente di quelli che nostro Signore riconosce per suoi discepoli e ai quali fa l'onore di rivelare i suoi segreti celesti, dato che ordina di comunicarli loro. Riconosco che al giorno d'oggi se ne trovano molti che non possono fare a meno di questi libri, cioè degli idoli. Ma donde è originata questa ignoranza, ve ne prego, se non dal fatto che sono privati della santa dottrina adatta ad istruirli? E infatti i prelati della Chiesa non hanno avuto altra ragione di trasferire agli idoli il compito di insegnare se non che essi stessi, come gli idoli, erano diventati muti. San Paolo dichiara che Gesù Cristo ci è dipinto vivente dalla predicazione nell'Evangelo, che anzi è crocifisso davanti ai nostri occhi (Ga 3.1) .
Sarebbe stato inutile innalzare nelle chiese tante croci di pietra e di legno, d'oro e d'argento, se nel popolo fosse stato ben scolpito che Cristo è stato crocifisso per portare la nostra maledizione sulla croce, per cancellare i nostri peccati con il suo sacrificio e per lavarci con il suo sangue e riconciliarci con Dio, il Padre suo. Da questa semplice parola i poveri avrebbero potuto trarre maggior profitto che da mille croci di legno o di pietra. Quanto alle croci di oro e d'argento, gli avari vi presteranno maggior attenzione che a qualsiasi parola di Dio.
Tratto da : Istituzioni I Giovanni Calvino
Le Sacre Scritture affermano :
Esodo 20,4-6«Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l'Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso che punisce l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, 6 e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti».
Deuteronomio 4,16-17«perché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita, nella forma di qualche figura: la rappresentazione di un uomo o di una donna»
Salmi 115«I loro idoli sono argento e oro, opera di mani d'uomo. Hanno bocca ma non parlano, hanno occhi ma non vedono, hanno orecchi ma non odono, hanno naso ma non odorano, hanno mani ma non toccano, hanno piedi ma non camminano; con la loro gola non emettono suono alcuno. Come loro sono quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano».
Apocalisse 9,20-21
«E il resto degli uomini, che non furono uccisi da queste piaghe, non si ravvide ancora dalle opere delle loro mani e non cessarono di adorare i demoni e gli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; essi non si ravvidero dei loro omicidi né dalle loro magie né dalla loro fornicazione né dai loro furti».
Isaia 40,18
«A chi vorreste assomigliare Dio e quale immagine gli mettereste a confronto?»
Isaia 46,5
«A chi mi vorreste assomigliare e uguagliare, a chi mi vorreste paragonare quasi fossimo simili?»
Atti 17,29
«Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all'oro o all'argento o alla pietra o alla scultura d'arte e d'invenzione umana».
Isaia 2:8
«Il loro paese è pieno di idoli; si prostrano davanti all'opera delle loro stesse mani, davanti a ciò che le loro dita hanno fatto»
Isaia 44,12-19
«Il fabbro con le tenaglie lavora il ferro sulle braci, gli dà la forma col martello e lo rifinisce col suo braccio vigoroso; soffre la fame e la sua forza viene meno; non beve acqua e si stanca. Il falegname stende il regolo, disegna l'idolo con la matita, lo lavora con lo scalpello, lo misura col compasso e ne fa una figura umana, una bella forma di uomo, perché rimanga in una casa. Egli taglia per sé dei cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere vigorosi fra gli alberi della foresta; egli pianta un frassino che la pioggia fa crescere. Questo serve all'uomo per bruciare; egli ne prende una parte per riscaldarsi e accende il fuoco per cuocere il pane; ne fa pure un dio e l'adora, ne fa un'immagine scolpita, davanti alla quale si prostra. Ne brucia la metà nel fuoco, con l'altra metà prepara la carne, ne cuoce l'arrosto e si sazia. Si riscalda pure e dice: «Ah, mi riscaldo, mi godo il fuoco». Con il resto di esso fabbrica un dio, la sua immagine scolpita, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: «Salvami, perché tu sei il mio dio». Non sanno e non comprendono nulla, perché hanno impiastrato i loro occhi affinché non vedano, e i loro cuori perché non comprendano. Nessuno rientra in se stesso né ha conoscenza e intendimento per dire: «Ne ho bruciato una parte nel fuoco, sì, sulle sue braci ho fatto cuocere il pane, ho arrostito la carne e l'ho mangiata. Farò col resto un'abominazione e mi prostrerò davanti a un pezzo di legno?».
1Tessalonicesi 1,9 «perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente».
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