La vera preghiera è quella che si fa in spirito e in verità

Di Martin Lutero

Quando preghi siano poche le tue parole, ma siano molti i tuoi pensieri e i tuoi affetti, e siano principalmente profondi. Meno parli, meglio preghi, poche parole e molti pensieri deve avere il cristiano; le molte parole e i pochi pensieri sono del culto pagano . .

L'esterna e corporale preghiera consiste in quel ronzio delle labbra, in quel chiaccherare esterno che si fa senza nessuna attenzione, e che dà negli occhi e ferisce l'udito degli uomini. La vera preghiera è quella che si fa in spirito e in verità; è l'intimo desiderio, il moto dell'anima, i sospiri che partono dal  profondo del cuore. La prima è la preghiera degli ipocriti e di tutti coloro che hanno confidanza in loro stessi; la seconda è la preghiera dei figliuoli di Dio che camminano con il suo timore.

Padre nostro, dice: Tra tutti i nomi nessuno c'è che meglio ci disponga verso Dio, quanto quello di padre; né vi sarebbe per noi uguale felicità e consolazione chiamarlo invece Signore, o Dio, o Giudice . . . Da questo nome di padre commosse sono le viscere del Signore; senonché vi sia voce più amabile, più commovente di quella di un figliuolo verso il padre suo

Che sei nei cieli: Colui che confessa avere un padre che sta nel cielo, si riconosce come abbandonato sulla terra. Da ciò nasce nel suo cuore un desiderio ardente, come quello di un figliuolo che vive lontano dal padre suo, in terra straniera, nel lutto e nella miseria. E' come se dicesse: «Aimè! padre mio ! tu sei nel cielo, ed io, tuo misero figliuolo, sono sulla terra, lontano da te, tra triboli e spine, circondato da mille pericoli, da mille necessità, ed immerso nel lutto».

Sia santificato il tuo nome: Colui che è collerico, invidioso, che maledice, che calunnia, ecc.., disonora il nome di Dio, di quel Dio in nome del quale fu battezzato. Col far servire ad usi sacrileghi il vaso che Dio si è consacrato, somiglierebbe ad un sacerdote che si servisse della sacra coppa per dare a bere ad una troia o per raccogliervi il letame. .

Venga il tuo regno: Coloro che s'intendono ad arricchirsi, a murare con magnificenza, che vanno in cerca di tutto ciò che il mondo può dare, che balbettano con le labbra questa preghiera, somigliano a quelle grosse canne d'organo che suonano di tutta forza e senza posa nelle chiese senza avere né parole, né sentimento, né ragione. L'uno va a Roma, l'altro a san Giacomo, quest'altro innalza una cappella, quello fa una voto pio per raggiungere il regno dei cieli. E per quale ragione vai tu a cercare oltre mare il regno dei cieli, è nel tuo cuore che tu devi innalzarlo.

Sia fatta la tua volontà ! E dove vediamo noi per tutta la Chiesa farsi la volontà di Dio? . . . Un vescovo insorge contro un altro vescovo, una chiesa contro l'altra; preti monaci, monache, si lamentano, combattono e s'inquietano a vicenda, e ovunque c'è discordia. E intanto ogni fazione grida di avere una volontà buona, una retta intenzione; e a tal modo in onore e gloria di Dio gli uni e gli altri che fanno? un'opera veramente diabolica. 

Dacci oggi il nostro pane quotidiano:  Perché noi non preghiamo per avere il pane comune che mangiano i pagani e che Dio dà a tutti gli uomini; ma bensì per il pane celeste, quali figliuoli del Padre celeste.
E qual'è dunque questo pane di Dio? E' Gesù Cristo nostro Signore: Io sono il pane disceso dal cielo e che dà vita al mondo. Emerge da ciò, e attenda ben l'uomo a non ingannarsi, che tutti le predicazioni e tutte le istruzioni che non ci presentano né ci fanno conoscere Gesù Cristo, non possono esser il nostro pane quotidiano, l'alimento delle anime nostre.
A che giova che un tal pane ci sia stato apparecchiato se non ci è offerto in modo da poterlo assaggiare?
Sarebbe lo stesso che preparare un sontuoso banchetto, e che non vi fosse che dispensasse il pane, che recasse le altre vivande, chi dasse da bere, in modo che i convitati dovessero accontentarsi della vista e nutrirsi dei soli profumi. Dobbiamo dunque predicare unicamente Cristo.
Ma tu domandi: che significa conoscere Gesù Cristo e quale vantaggio se ne trae? Risposta: Imparare a conoscere Gesù Cristo, è imparare ciò che dice l'apostolo: Cristo, da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione. Ora tu questo intendi se riconosci che tutta la tua sapienza è condannabile follia, la tua giustizia condannabile iniquità, la tua santità una condannabile lordura, la tua redenzione una miserabile dannazione; se tu senti che dinnanzi a Dio ed agli uomini tu sei veramente un pazzo, un peccatore, un impuro, un dannato; e se tu mostri non solo in parole, ma in opere e con sincero cuore, non rimanerti altra consolazione ed altra salvezza che Gesù Cristo. Credere non è altro che mangiare di questo pane celestiale. 

Rimettici i nostri debiti: Ci sono due remissioni; l'una della pena e l'altra del fallo commesso; la prima riconcilia esteriormente l'uomo con la Chiesa cristiana; la seconda, che è la celeste indulgenza, riconcilia l'uomo con Dio. Se un uomo non trova in sé quella tranquillità di coscienza, quell'allegro cuore che dà la remissione di Dio, non c'è indulgenza che possa aiutarlo, volesse pur comprare tutte quelle che sono state in ogni tempo sulla terra. 
Essi vogliono fare buone opere prima che i loro peccati siano stati perdonati, invece bisogna ottenere prima  il perdono di questi prima di fare buone opere. Non sono le opere che espellono il peccato; ma una volta espulso il peccato, seguiranno buone opere! Perché le opere buone devono essere eseguite con un cuore gioioso, con una buona coscienza verso Dio, cioè con la remissione dei peccati.
La remissione del peccato, non è in potere né del papa, né del vescovo, né del sacerdote, né di qualsiasi uomo; ma riposa unicamente sulla Parola di Gesù Cristo e sulla tua propria fede. La ragione è che Cristo non ha voluto edificare la nostra consolazione, e la nostra salvezza sopra una parola umana, ma unicamente sopra sé stesso, sopra l'opera sua e sopra la sua Parola. .. Il tuo pentimento e le tue opere possono ingannarti; ma Gesù Cristo, tuo Dio, non t'ingannerà, Egli non barcollerà, né l'infernale nemico riuscirà a rovesciarne le parole.
Un papa, un vescovo non hanno maggior potere del minimo tra i sacerdoti quando si tratta della remissione dei peccati, anzi, in difetto dei sacerdoti, ogni cristiano, fosse pure una femmina, un fanciullo, può fare la stessa cosa. Cosicché se un semplice cristiano ti dice: - Dio perdona il peccato in nome di Gesù Cristo, - e tu ricevi questa parola con fede ferma, è come se fosse Dio che te la indirizzasse, tu sei assolto.  . .
Se tu non credi nel perdono dei tuoi peccati, tu fai bugiardo il tuo Dio, e ti dichiari più sicuro dei tuoi vani pensieri che di Dio e della sua Parola. .
Nell'Antico Testamento non sacerdoti, non re, non profeti avevano l'autorità di annunciare la remissione dei peccati; ma nel Nuovo ogni fedele ha questo potere. La Chiesa è tutta piena di remissione dei peccati ! Se un pio cristiano consola la tua coscienza con la parola della croce, sia maschio o femmina, giovane o vecchio, ricevi questa consolazione con una fede tale da lasciarti più volte mettere a morte, anziché dubitare che così sia nel cospetto di Dio. . Pentiti, poi fa tutte le opere buone che puoi; ma la fede tua nel perdono di Gesù Cristo tenga il primo posto, e comandi tutta da sola sul campo delle tue battaglie. 

In questo modo parlava Lutero ai suoi uditori ammirati e rapiti. Tutti i palchi tra Dio e l'anima dell'uomo costruiti dai chierici senza pudore per il loro profitto, erano rovesciati,  e l'uomo era posto di fronte al suo Dio. La parola pura del perdono scendeva dall'alto, senza passare per mille canali corrompitori. Affinché la testimonianza di Dio fosse efficace, non era più necessario che gli uomini opponessero il loro sigillo illusorio. Abolito il monopolio sacerdotale, la Chiesa era liberata. (J.H. D'Aubigné)

Martin Lutero : Discorsi intorno ai dieci comandamenti; Esposizione domenicale per i laici semplici ed ignoranti - tratto da: Storia della Riforma di Jean-Henri Merle D'Aubigné

Dello stesso autore: 

Per pentirsi, bisogna amar Dio! 

E la PAROLA si è fatta carne

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