La "Teologia Morale" Gesuita e la Distruzione della Moralità Occidentale

Shaun Willcock


Introduzione

Volete sapere perché l'Occidente è diventato una fogna morale? Una delle ragioni principali è la "teologia morale" gesuita, la quale è stata insegnata negli ultimi quattro secoli e si è diffusa come un lievito nella società occidentale. Infatti, questo ordine di sacerdoti cattolici ha lavorato, fin dalla sua nascita, per conquistare il protestantesimo e l'Occidente influenzato dai protestanti, a vantaggio del papa di Roma. E per fare questo, ha lavorato per distruggere, anzi annientare, la morale occidentale, che era in gran parte il prodotto dell'influenza del protestantesimo.

Quello che state per leggere sconvolgerà e inorridirà ogni vero cristiano! Questo non vuol dire che i gesuiti siano gli unici responsabili del crollo della morale del mondo occidentale; ma ne sono sicuramente la causa principale.

Al fine di analizzare le varie dottrine gesuite immorali, vili, perverse e assolutamente anti-scritturali alla luce della Bibbia, verranno fornite citazioni dalle opere degli stessi teologi gesuiti. Queste sono tratte da due libri che espongono con forza l'Ordine dei Gesuiti: Storia dei gesuiti, di Theodor Griesinger, [1] e Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, di Charles Chiniquy [2]. I protestanti delle generazioni precedenti conoscevano bene i gesuiti e i loro intrighi, grazie a libri come questi; ma purtroppo oggi la situazione è molto diversa. Si sa molto poco di loro, e questo ha avuto risultati devastanti e tragici tra le fila del protestantesimo e nella società occidentale in generale. Proprio per questo ho scritto il mio libro, I gesuiti: l'esercito segreto del papato [3]. 

Come dimostrerà questo opuscolo, la "teologia morale" gesuita è stata (per la maggior parte in maniera inconsapevole) assorbita nella società occidentale, anche in quello che è stato chiamato l'"Occidente protestante". Ed i risultati sono visibili ovunque intorno a noi. Non è esagerato dire che l'ordine dei gesuiti ha avuto un ruolo enorme nell'alterare la morale del mondo occidentale.

Possa il Signore compiacersi di usare questo presente opuscolo per aprire gli occhi di tanti sulla disgustosa "teologia morale" dei gesuiti.

Occorre sottolineare che, sebbene Griesinger si riferisca a questi sacerdoti gesuiti con il loro titolo di "Padre", ai cristiani viene comandato di non dare questo titolo ad alcun uomo, in senso spirituale (Mt. 23,9); e nel presente opuscolo lo utilizzo solo negli scambi immaginari tra un cattolico romano e un gesuita nel confessionale, dove il cattolico romano chiamerà naturalmente il sacerdote "Padre".

Mentire e Spergiurare

Per quanto riguarda la menzogna e lo spergiuro, i gesuiti hanno insegnato chiaramente che questi peccati sono ammissibili ogni volta che l'onore, la proprietà o la salute di un uomo può essere danneggiata qualora dica la verità. Questo è ciò che insegnano riguardo alla menzogna: "Nonostante, infatti, sebbene non sia lecito mentire, o fingere ciò che non è, è comunque lecito dissimulare ciò che è, o coprire la verità con parole, o altri segni ambigui e dubbi per una giusta causa, e quando non c'è la necessità di confessare. È l'opinione comune [Teologia Morale, tom. ii. lib. iii. cap. iii. p. 116, n. 12. Mech. 1845]" [4].

"Liguori, nel suo trattato sui giuramenti, alla domanda 4, chiede se è lecito usare ambiguità, o parole equivoche, per ingannare il giudice quando si è sotto giuramento, e al n. 151 risponde: 'Queste cose essendo accertate è una certa e comune opinione tra tutti i preti che per una giusta causa è lecito usare l'equivocazione nei modi proposti, e confermarla (l'equivocazione) con un giuramento..... Ora una giusta causa è qualsiasi fine onesto per preservare cose buone per lo spirito, o cose utili per il corpo" [Teologia Morale, tom. ii. lib. iii. cap. iii. p. 116, n. 12. Mech. 1845]" [5].

"L'imputato, o un testimone non correttamente interrogato, può giurare di non conoscere un crimine, che in realtà conosce, intendendo che non conosce il crimine, di cui può essere legittimamente indagato, o che non lo conosce per testimoniare al riguardo" [Liguori, Teologia Morale, tom. ii. n. 153. Mech. 1845]" [6].

"'Fate un'eccezione in un processo in cui il crimine è del tutto nascosto. Perché allora può, sì, il testimone è obbligato a dire che l'imputato non ha commesso il crimine. E lo stesso comportamento può essere adottato dall'imputato, se la prova non è completa, ecc. perché allora il giudice non interroga legittimamente" [Liguori, Teologia Morale, tom. ii. n. 154, p. 320. Mech. 1845]" [7].

"Liguori si chiede: 'Se l'imputato legittimamente interrogato può negare un crimine, anche con un giuramento, se la confessione del crimine sarebbe avvenuta con grande svantaggio'. Il santo [di Roma] risponde: 'Elbel, ecc., nega quel che può, e più che mai perché l'imputato è poi destinato a subire la perdita per il bene generale. Ma sufficientemente probabile Lugo, ecc, con molti altri, diciamo, che l'imputato, se in pericolo di morte, o di prigione, o di esilio perpetuo, la perdita di tutti i beni, il pericolo delle galere, e simili, può negare il crimine anche con un giuramento (almeno senza grande peccato), intendendo che non l'ha commesso in modo da essere obbligato a confessarlo, - solo perché ci sia la speranza di evitare la punizione" [Teologia morale, tom. ii. n. 156, p. 321. Mech. 1845]" [8].

"Colui che ha giurato di mantenere un segreto, non pecca contro il giuramento rivelando quel segreto quando non può nasconderlo senza grande perdita per se stesso, o per un altro, perché la promessa di segretezza non sembra legare, se non a questa condizione, qualora non mi danneggi".

"Colui che ha giurato a un giudice che avrebbe detto ciò che sapeva, non è tenuto a rivelare le cose nascoste. La ragione è manifesta" [Liguori, Teologia Morale, tom. ii. p. 340. Mech. 1845]" [9] Sì, beh, per un gesuita può anche esserlo.

E Liguori non è stato l'unico gesuita ad aver insegnato una tale malvagità. "J. De Cardenas dice [nella sua Crisis Theologica]... 'È lecito prestare giuramento, sia nelle cose importanti che in quelle non importanti, senza avere l'intenzione di mantenerlo, non appena si hanno buoni motivi per agire in tal modoì. 'Utilizzare parole dal doppio significato e ingannare falsamente il giudice è ammissibile in certi casi", come scrive Padre Castropalos (tom. iii. della sua opera, Tratto 14), 'quando si può trovare solo una degna scusa per nascondere la verità. Ad esempio, la dissimulazione può essere necessaria per non pronunciare una sentenza di morte contro se stessi, quando si tratta di distruzione istantanea; così puoi negare la verità e rifugiarti nella dissimulazione in un caso del genere senza essere colpevole della minima trasgressione. In questi casi, infatti, è possibile prestare un giuramento di ambiguità, poiché ogni uomo ha il diritto di preservare la propria vita con ogni mezzo in suo potere... A questa mia opinione i nostri teologi più colti sono d'accordo'. Castropalos aggiunge poi, dopo qualche ulteriore discussione, 'e per questo mi rifaccio alle opere di Navarra, Tolet, Suarez, Valencia e Lessius'. Anche Sanchez e Bonacinus insegnano la stessa cosa, e quest'ultimo dice: "Interrogato quanto a un crimine commesso, non spetta affatto a voi confessare, purché possiate trovare per il vostro vantaggio qualsiasi scusa tollerabile". E quando interrogati giudizialmente, o quando un grande e importante danno vi deriverebbe da una confessione del vostro misfatto, potete affermare con coraggio che non l'avete commesso; dovete solo formulare le vostre parole in modo da poterle poi spiegare a vostro piacimento... Così scrive il dotto Castropalos, e il molto ammirato padre Filliutius si esprime in modo esattamente simile nella sua grande opera teologica (vol. x., Trattato 25, cap. 12). Scrive: 'Ci si chiede se è lecito, a volte, prestare un giuramento equivoco, tenendo nascosta una segreta riserva mentale. Rispondo: 'Sì, ma la cosa principale è che la risposta deve essere così inquadrata secondo la domanda, che dopo si può dare un'altra interpretazione, se necessario, e non creare delle difficoltà nel farlo' [10].

È molto evidente che il punto fondamentale, secondo l'insegnamento gesuita è che l'autoconservazione è la cosa più importante. Mentire e spergiurare sono assolutamente giustificati ed accettabili, se questo è l'unico modo per garantire la propria autoconservazione. 

Immaginate se i genitori allevassero i loro figli secondo tale dottrina gesuita! Il bambino troverebbe costantemente scuse per non poter dire ai genitori la verità per qualcosa che ha fatto.

Ma date un'occhiata ai governi del mondo; cosa troviamo? I politici mentono, mentono sempre, mentono senza scrupoli e senza rimorsi. Quando vengono colti in flagrante in qualche crimine, mentono. I politici cattolici romani - e ce ne sono moltissimi in tutto l'Occidente - hanno imparato, dai loro confessori gesuiti e da altri sacerdoti fortemente influenzati dai gesuiti, che questo è perfettamente accettabile; e gradualmente, nel corso dei secoli, questa mostruosa dottrina è filtrata nei crani di tutti i tipi di politici non papisti, fino a diventare uno stile di vita assolutamente accettabile per la maggior parte di loro.

C'è da meravigliarsi se oggi vediamo i frutti di tale insegnamento ovunque intorno a noi?

Il Signore Gesù Cristo disse, in Gv. 8,44: "Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna"; e Ap. 21:8 dice: "Ma... tutti i bugiardi avranno la loro parte nello stagno che arde con fuoco e zolfo".

Fornicazione (oggi comunemente chiamata "Convivenza")

Ascoltate il vile insegnamento di questi gesuiti, questi sacerdoti scapoli di Roma, che si suppone abbiano giurato il celibato, i quali non solo commettono la fornicazione in prima persona, ma insegnano prontamente agli altri a commetterla - e poi la scusano. 

"Colui, dice padre Francis Zaver Fegeli (nelle sue Domande pratiche sulle funzioni del Padre Confessore, Augsburg, 1750, p. 284), 'che conduce una giovane fanciulla sulla cattiva strada con il suo stesso consenso, non è colpevole di peccato, perché lei è la padrona della sua persona, e può dispensare i suoi favori secondo i suoi desideri'. Padre Escobar afferma esattamente la stessa cosa nella sua Teologia Morale, che fece stampare a Lione, in forma di opuscolo, nell'anno 1655, e anche Padre Moullet si esprime in modo simile nel suo Compendio della Morale" [11]. 

Ai gesuiti non importa affatto che ciò che insegnano sia l'esatto contrario di ciò che insegna la Parola di Dio! Perché essi affermano che non è peccato per un uomo fare sesso con una giovane donna, se lei acconsente; mentre la Bibbia chiama distintamente una relazione sessuale tra due persone non sposate il peccato della fornicazione (per esempio, 1 Cor. 6:13-20). E infatti, le parole del gesuita Fegeli, citate sopra, dimostrano che lui stesso sapeva che era un peccato! - perché, anche se dice che non lo è, parla di un uomo che "porta sulla cattiva strada" una giovane fanciulla. Ebbene, se lei è "fuorviata" da lui, questo deve essere un peccato. "Deviare", in fondo, non è fare bene, ma fare male!

E si noti anche come questo viscido serpente gesuita dice che la giovane fanciulla è libera di "dispensare i suoi favori secondo i suoi desideri". Ma la Parola di Dio insegna la verginità prima del matrimonio (per esempio Deut. 22,13-21; 1 Cor. 7,25-28,34) - l'esatto opposto della schifezza morale che questo malvagio uomo ha vomitato!

Ora, considerate il mondo occidentale di oggi. Il matrimonio è considerato "all'antica" e non necessario, e ovunque i giovani convivono, sia senza alcuna intenzione di sposarsi, sia per "sondare le acque" per vedere se alla fine si vogliono sposare. E la società si è allontanata così tanto dalla verità biblica che questo è pienamente accettato. La "moralità" gesuita ha talmente permeato la società occidentale che questo è ormai considerato normale, anzi preferibile. E anche molte "chiese" (indegne di questo nome!) la accettano chiudendo un occhio.

Dico che questo è il frutto della "teologia morale" gesuita. Qualcuno potrebbe obiettare e dire: "Ma il mondo occidentale non è solo cattolico romano, e ci sono moltitudini che non sono state allevate da educatori gesuiti, o anche da educatori cattolici in generale! Come si può allora dire che quello che vediamo in Occidente è il frutto dell'insegnamento gesuita?" Ma chi si pone una domanda del genere non capisce la natura e la forza del gesutismo nella società. I gesuiti stessi, oggi, sono difficilmente compresi dalla maggior parte delle persone. La maggioranza, infatti, non sa nemmeno chi siano i gesuiti. Ma quando uno studia e comprende la vera natura e il potere del gesuitismo; la grande influenza che ha avuto sulle società occidentali per oltre quattro secoli - sì, anche su quelle non papiste; la grande influenza dei gesuiti su Hollywood, il quale ha vomitato fuori questo tipo di "moralità" contorta per decenni, come dimostro nel mio libro, la Hollywood gesuita; [12] ecc., ecc. - quando uno ha studiato attentamente il gesutismo nel mondo, e in particolare in Occidente, allora è facile capire che non è affatto esagerato dire che il modo di vivere dei giovani in Occidente è il frutto, in misura molto estesa, della "teologia morale" gesuita.

Adulterio

"Padre Moullet inoltre insegna [nel suo Compendio della Morale]: 'Se qualcuno entra in una relazione colpevole con una donna, non in seguito del matrimonio, ma perché è bella, in questo caso il peccato di adulterio non è imputabile, anche se è sposata, ma semplicemente quello di sconvenienza'". [13]

Qui vediamo, ancora una volta, che, sebbene questo gesuita affermi che non è un peccato, afferma comunque che si tratta di una "relazione colpevole". Se la coppia ha un "rapporto colpevole", allora è un rapporto peccaminoso! Non si è colpevoli se ciò che si fa è giusto, ma solo quando è sbagliato. Questo è il gesutismo all'opera.

Si noti: il peccato dell'adulterio non si commette se la donna è bella! Ed ecco un esempio della pura e semplice malvagità della "moralità" gesuita! Il lettore si è mai imbattuto in una tale malvagità che viene spacciata per "dottrina cristiana"?

Possiamo immaginare il seguente colloquio che si svolge nel confessionale, quando un cattolico romano si confessa ad un sacerdote gesuita:

"Perdonami, Padre, perché ho peccato. Ho commesso adulterio. La donna era sposata".

"Era bella, figlio mio?"

"Oh, molto bella, Padre."

"Allora, figlio mio, non hai niente da temere e niente da confessare. Sei innocente. Del resto, è colpa tua se lei è bella? Certo che no. Per te lei era una tentazione, e non potevi resistere".

Quanto è opposto all'insegnamento della Parola di Dio, in Prov. 6,25: "Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza". La Parola di Dio vede l'adulterio in una luce molto diversa da come lo vedono i gesuiti (Esodo 20:14; Prov. 6:32; 1 Cor. 6:9).

E con questo tipo di "teologia morale" gesuita che da secoli viene pompata nei cattolici romani di tutto il mondo, sia nei loro confessionali che nei loro istituti di istruzione, e considerando la vasta influenza dei gesuiti e dei loro tirapiedi nel mondo occidentale, c'è forse da meravigliarsi che questo atteggiamento verso l'adulterio venga mostrato notte dopo notte sugli schermi televisivi di tutto l'Occidente, nelle cosiddette "telenovele"? Si tratta di uno dei generi più popolari in televisione. 

Le attrici sono tutte considerate belle, e l'adulterio è spesso commesso e scusato. Questi spettacoli hanno avuto un'immensa influenza sulla morale del mondo occidentale, per decenni! Inoltre, lo stesso tipo di "moralità" si ritrova in tutti gli altri tipi di spettacoli televisivi, e naturalmente nei film. Considerando l'enorme influenza gesuita ad Hollywood [14] e altre forme di "intrattenimento", non dovremmo sorprenderci che la "moralità" gesuita abbia permeato così profondamente la società. Inoltre, è significativo che molti di questi film e programmi televisivi ritraggono sacerdoti cattolici romani, che sono spesso gli amici intimi degli "eroi" e delle "eroine" delle storie, ma che o chiudono un occhio sulle loro vicende adulterine o fanno qualche blando rimprovero. Qualsiasi cosa per farli rimanere tutti "buoni cattolici romani", frequentando la loro "chiesa" e - soprattutto - pagando le loro quote.

Non c'è da stupirsi che oggi nei paesi occidentali un matrimonio su due finisca con un divorzio. L'adulterio non è considerato altro che il "peccato di sconvenienza". Il matrimonio non è più "finché morte non ci separi"; ora è "finché non arriva qualcuna/o molto più bella/o". 

E c'è ancora di più. "Liguori chiede se una donna, accusata del reato di adulterio, che ha realmente commesso, può negarlo sotto giuramento. E risponde: " Può affermare in modo equivoco di non aver rotto il vincolo del matrimonio, che rimane veramente. E se sacramentalmente ha confessato l'adulterio, può rispondere: "Sono innocente di questo crimine", perché con la confessione è stato tolto. 

Così Card, che però qui precisa come lei non possa affermarlo con un giuramento, perché nell'affermare qualsiasi cosa è sufficiente la probabilità di un atto, ma nel giurare la certezza è necessaria. A questo si risponde che nel giuramento è sufficiente la certezza morale, come abbiamo detto sopra. La certezza morale della remissione del peccato si può effettivamente avere, quando uno qualsiasi, moralmente ben disposto, riceve il sacramento della penitenza" [Teologia Morale, tom. ii. p. 322. Mech. 1845]" [15].

Il lettore si assicuri di aver capito bene: se la donna che ha commesso adulterio è ancora sposata, può affermare in modo equivoco che non ha commesso adulterio; e se si è confessata e il sacerdote l'ha assolta dal suo adulterio, può dire di essere innocente di adulterio perché confessandolo a un sacerdote lo ha rimosso. Questa è la "moralità" dei gesuiti.

Prostituzione

Si potrebbe pensare che, almeno quando si tratta di prostituzione, i pii sacerdoti gesuiti prendano una posizione ferma e la definiscano peccato. Ma no - per quanto incredibile possa sembrare all'inizio, la documentazione rivela che, anche in questo caso, è proprio il contrario. 

"Padre Etienne Bauny si esprime (nella sua opera De la Somme des Péchés, Parigi, 1653, p.77) nel modo seguente: 'È permesso a tutti i profili di persone visitare luoghi sconvenienti per convertirvi donne peccatrici, sebbene sia molto probabile che uno possa persino cadere nel peccato, come si può facilmente essere sedotti dalla vista e dall'affetto di queste donne. Questo, tuttavia, non è uno stuprum, ma semplicemente fornicatio, in quanto uno stuprum impone la forza; la fornicatio, invece, dipende dal mutuo consenso, e quindi non si verifica alcun danno'" [16].

Lui lo chiama peccato, anche se cerca pure di sminuirlo, spaccando il capello in quattro con i termini latini. Il latino stuprum si riferisce a rapporti sessuali illegali, di solito con una vergine o una vedova, e comporta la forza (come nello stupro). Il latino fornicatio, invece, si riferisce ai rapporti sessuali con le prostitute. Ma notate cosa dice questo gesuita: che è solo fornicatio! In questo modo egli ripulisce il peccato del rapporto sessuale con le prostitute come una piccola cosa, perché c'è stato un consenso reciproco nel commetterlo! Non si presta alcuna attenzione alla Sacra Scrittura, che ha tanto da dire sul "fare la prostituta" o la "puttana", e che insegna in modo chiaro: "Perché la prostituta è una fossa profonda e la donna altrui un pozzo stretto" (Prov. 23, 27). E Paolo scrisse ai cristiani: "Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò io dunque le membra di Cristo, per farne le membra di una prostituta? Così non sia. Non sapete voi che chi si unisce ad una prostituta forma uno stesso corpo con lei? «I due infatti», dice il Signore, «diventeranno una stessa carne». Ma chi si unisce al Signore è uno stesso spirito con lui. Fuggite la fornicazione. Qualunque altro peccato che l'uomo commetta è fuori del corpo, ma chi commette fornicazione pecca contro il suo proprio corpo" (1 Cor. 6:15-18).

Da notare che un uomo può visitare un bordello, dice questo buon gesuita, con lo scopo di "convertire" le prostitute lì - anche se dice che è probabile (non semplicemente "possibile", ma probabile) che cadrà nel peccato mentre si trova lì! Esattamente come quei falsamente chiamati "Evangelici" odierni, che dicono: "Posso avere i piaceri del mondo e anche Gesù", e che dicono: "Frequento i bar e i nightclub per essere testimone di Cristo in quel luogo, e mentre sono lì mi faccio qualche bicchierino con i ragazzi, perché questo mi apre le porte per poter testimoniare a loro"! Dopo secoli di influenza di questo tipo di "moralità" gesuita in Occidente, ecco il risultato: l'accettazione, anche da parte di moltitudini non cattoliche, della dottrina e della "teologia morale" gesuita! 

In innumerevoli "chiese" di oggi, soprattutto della varietà carismatica, questo è ciò che si insegna: "Non siate come quei fanatici fondamentalisti, quei conservatori evangelici all'antica che dicono che è peccaminoso bere, convivere, andare nei nightclub, o altro! Siamo nel mondo per conquistare il mondo! Andate nel mondo, ballate, bevete, divertitevi - e la gente del mondo vi rispetterà per questo, e comincerà a chiedervi di Cristo, e allora potrete esserne testimoni"! No, la gente del mondo non rispetta questi ipocriti, falsi "cristiani", e non viene attirata al vero Cristo di Dio da tali esempi mondani. Anche se dopo vanno nella chiesa di un tale "cristiano", è solo perché amano il fatto che la sua "chiesa" li lascia divertire con il mondo.

Forse non molte "chiese" dicono, per ora, che i loro membri possono anche andare nei bordelli per "testimoniare" - ma non siatene sorpresi quando un giorno questo permesso verrà dato, o almeno, se la presenza in tali luoghi verrà ammiccata e sottovalutata.

Abbandonarsi alle astuzie di una prostituta non è un peccato, secondo la "teologia morale" gesuita. Ma quando si tratta di pagare con denaro le prostitute, i teologi gesuiti danno l'impressione di non essere unanimi su questo punto. Eppure ciò che hanno affermato è abbastanza scioccante, ed è chiaro come il sole che questi uomini sono sotto la direzione del diavolo!

"Padre J. Gordon, un gesuita scozzese, scrive (Teologia Morale Generale, vol. ii. libro v.): 'Una donna di piacere è giustificata nel ricevere il pagamento, solo che non deve fare il prezzo troppo alto. Lo stesso si applica ad ogni giovane fanciulla che persegue segretamente la sua vocazione'. Una donna sposata, tuttavia, non ha lo stesso diritto di ricevere il pagamento, visto che il guadagno della prostituzione non è stato precedentemente stipulato nel contratto di matrimonio'. Il celebre Escobar... afferma: 'Ciò che una donna sposata guadagna con l'adulterio può essere considerato un bene ben guadagnato, solo che deve permettere al marito di partecipare ai suoi guadagni" [17]. 

Così una prostituta "persegue la sua vocazione" - come se la prostituzione fosse un'attività legittima da svolgere! Una moglie, tuttavia, non può fare soldi con la prostituzione se non c'è nulla nel contratto di matrimonio che dica che può! D'altra parte, finché l'uomo e la moglie sono coinvolti insieme, non si commette peccato! Questa è la dottrina del gesutismo. C'è mai stato un sistema di "moralità" sulla faccia della terra che sia così scandaloso?

"Padre Tamburini va ancora oltre (Confessione aisée, da cui mi permetto di citare il seguente passo): 'Quanto può essere prezioso per una donna vendere il piacere del godimento del suo splendore? La risposta: Per formare un giudizio corretto bisogna tener conto della nobiltà, della bellezza e del portamento della donna, perché una donna rispettabile ha più valore di una che apre la sua porta al primo arrivato. Bisogna distinguere, dipende se si tratta di una donna di piacere o di una donna rispettabile. Una damigella di facili costumi non può pretendere di più da qualcuno rispetto a quello che ha preso da un altro. Deve avere un prezzo fisso, ed è un contratto tra lei e il suo visitatore. Questo dà i soldi, e lei i suoi favori, esattamente come il taverniere il vino e il cliente la consumazione a pagamento. Ma una donna di rispettabilità e condizione può esigere ciò che le piace, perché in questioni di questo tipo, che non hanno un prezzo fisso in generale, la persona che vende è la padrona della sua merce. Ha quindi il diritto, come una ragazza innocente, di vendere il suo onore tanto caro quanto lei lo stima, e nessuno può, per questo motivo, accusarla di usura'". [18]

Si noti che questo gesuita non dice che la prostituzione in sé è peccaminosa - l'unica azione peccaminosa è se fa pagare troppo al suo cliente! Non è altro che un semplice contratto d'affari, dice questo malvagio. E anche se lo chiama "vendere il suo onore", insiste che ha tutto il diritto di farlo - almeno, se è una "donna rispettabile".

Non si dimentichi mai che una "moralità" così vile, come insegnata in questi libri, è stata (ed è) insegnata da uomini che si dichiarano falsamente cristiani, servi di Cristo e fedeli esecutori della volontà di Dio. Sono bugiardi e ingannatori della peggior specie.

Considerate: oggi, in tutto il mondo occidentale, la prostituzione è sempre più legalizzata; le prostitute rivendicano "diritti" - e gli vengono concessi; e invece di essere chiamate prostitute, sono state rietichettate come "lavoratrici del sesso" (perché è una "vocazione", ricordate - lo ha detto il gesuita)! Sì, l'Occidente ha inghiottito la "moralità" gesuita, il gancio, la lenza e il piombo.

Furto

"Padre Pierre Aragon (nel suo Abrégé de la somme theologique de Saint Thomas d'Aquin, p.365), chiede: "È lecito per chiunque rubare in conseguenza delle ristrettezze in cui si trova? Risposta: Sì, questo è permesso, sia in segreto che apertamente; ma solo quando un uomo non ha altri mezzi per soddisfare i suoi bisogni. Non si deve parlare né di violenza né di rapina, perché, secondo i diritti della natura, tutte le cose sono proprietà comune, mentre ognuno è obbligato a preservare la propria vita" [19]. 

Non c'è da stupirsi, quindi, che il furto sia considerato una cosa di poco conto, dalla maggior parte delle persone nel mondo socialista/comunista di oggi. Dai politici ai poveri, il furto è ormai diffuso nella società occidentale. Tutti rubano a tutti. La "teologia morale" dei gesuiti ha avuto un impatto enorme.

Per secoli i gesuiti hanno insegnato ai loro seguaci che ai poveri è permesso rubare. Il comunismo insegna la stessa cosa sulla "proprietà comune"; riguardo i poveri che si sollevano e sottraggono ai ricchi per eliminare le ingiustizie nella società; e riguardo alla necessità che tutti gli uomini siano economicamente uguali - e i gesuiti sono stati coinvolti fino al collo, dietro le quinte, nella creazione del comunismo [20] e nella sua crescita in tutto il mondo. 

Hanno sostenuto con zelo le rivoluzioni marxiste in tutta l'America Latina, l'Africa e l'Asia! [21] Il papa gesuita, Francesco I, ha predicato sul "bene comune" e su come i ricchi devono condividere le loro ricchezze con i poveri. [22] Non c'è da stupirsi, quindi, che in tutto il mondo occidentale oggi, dopo secoli di questa sorta di iniquo insegnamento gesuita che permea la società come un lievito, quando le folle di ispirazione comunista si scatenano e saccheggiano ogni cosa sul loro cammino, ci viene detto che questa è semplicemente "la rabbia dei poveri che si riversa, a causa dell'enorme divario tra chi ha e chi non ha". Questo non è solo comunismo, è prima di tutto gesutismo!

Quando, quindi, i poveri e gli oppressi si sollevano in rivoluzioni, e saccheggiano e rubano ai ricchi, i gesuiti dichiarano piamente: "È il loro giusto dovere. È un loro diritto". Il mondo occidentale è dilaniato da tali rivoluzioni. Se volete conoscere la fonte di un tale caos di follia, non cercate altrove se non nel lievito del gesuitismo, che si è fatto strada in tutti gli angoli della società occidentale.

"Padre Benedict Stattler è della stessa opinione, come si esprime nella sua celebre opera La Dottrina Morale generale cattolico-cristiana, o vera dottrina della felicità, per sufficienti ragioni di rivelazione di Dio e di filosofia per le più alte scuole dei Licei Palatinato-Bavaresi nel più alto ordine elettorale di Monaco, 1790, nel primo volume, p.427: 'Quando una persona bisognosa, a causa di malattia o mancanza di lavoro, non è in grado di soddisfare i propri bisogni con il proprio lavoro, ha il diritto di sottrarre ai ricchi, con forza segreta o aperta, il superfluo di quest'ultimo'. Anton de Escobar, ugualmente... è dello stesso parere, solo che aggiunge (Theologica Moral, Tract v. Exempl. v., n. 120), che la persona derubata deve essere necessariamente un uomo ricco. Pertanto, è ulteriormente affermato, 'quando trovi un ladro che ha l'intenzione di derubare una persona bisognosa, devi trattenerlo dal farlo, e indicargli qualcun altro ricco che può saccheggiare al posto di quello bisognoso" [23].

E per tutto questo tempo abbiamo pensato che se avessimo trovato un uomo che stava per derubare un altro uomo, avremmo dovuto evitare il furto, o, se non potevamo farlo, avremmo dovuto denunciare la questione alle autorità! Come siamo stati ingenui! Pensavamo che "indirizzare l'uomo nella giusta direzione" significasse voltarlo da una direzione sbagliata a una giusta, quando in realtà (secondo l'"insegnamento morale" gesuita) significa solo indirizzarlo verso una vittima diversa, più ricca e quindi più "degna" del suo saccheggio! 

Il lettore protestante si è mai imbattuto in una tale "moralità"?

"Antoine Paul Gabriel entra ancora più nel dettaglio, e fissa la somma che si può rubare in una sola volta a tre franchi, e nella sua Theologie Morale Universelle, p.226, dà il seguente parere: "Un uomo può ripetere il furto con la stessa frequenza e fintanto che si trova nel bisogno; inoltre, una persona non è affatto tenuta a restituire ciò che, di volta in volta, ha preso, anche quando il totale può ammontare ad una somma molto grande""[24].

Il gesuita Liguori sembra contraddire il gesuita Gabriel, quando scrive: "'Se qualcuno in un'occasione dovesse rubare solo una somma moderata sia da una che da più persone, non intenzionato ad acquisire una somma notevole, né a nuocere in larga misura al suo prossimo con diversi furti, non pecca gravemente, né questi, presi insieme, costituiscono un peccato mortale; tuttavia, dopo che può essere ammontata ad una somma notevole, trattenendola, può commettere un peccato mortale' [Teologia morale, tom. iii. p. 257, n. 533. Mech. 1845]" [25]. 

Gabriel dice che in sostanza non si commette alcun peccato; Liguori dice che invece si commette. Presumibilmente, quindi, dipenderà a quale confessore gesuita il ladro sputa il rospo - uno che sta più dietro al suo Gabriel che al suo Liguori, o viceversa. Quello che dice la Parola di Dio non ha assolutamente alcuna importanza per questi uomini. E comunque, leggete cosa dice Liguori subito dopo le sue parole appena citate: "Ma anche questo peccato mortale può essere evitato, se non è in grado di restituire, o ha l'intenzione di restituire immediatamente, le cose che ha ricevuto". 

Finché può dire, quindi, "Volevo restituirlo, sul serio; avevo la migliore intenzione del mondo di farlo; ma non ero semplicemente in grado di farlo" - allora non ha commesso un peccato mortale! Qual è il vecchio proverbio? "La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni".

Tale è la dottrina labirintica della "teologia morale" gesuita. Sarebbe impossibile per un colto teologo romano-cattolico sbrogliare questo confuso guazzabuglio, figuriamoci per un ladro ignorante!

Quanto alla cifra che può essere rubata prima che venga considerato come peccato, il gesuita Gabriel, citato sopra, ha fissato la cifra (ai suoi tempi) a tre franchi alla volta. Cosa dice il "grande" Liguori? "Liguori, in Dubium II., considera quella che può essere la quantità di beni rubati necessaria per costituire un peccato mortale. Dice: "Ci sono diverse opinioni in merito. Navar ha fissato troppo scrupolosamente la metà del regalem, altri con troppo lassismo hanno fissato dieci aurei. Tol., ecc., moderatamente hanno fissato due regale, anche se meno potrebbero bastare, se fosse una grave perdita" [Teologia morale, tom. iii. p. 248, n. 526. Mech. 1845]" [26].

Presumibilmente l'importo che si può rubare senza peccare "mortalmente" ha tenuto il passo con l'inflazione da quando è stato scritto, ed è espresso nelle valute di vari paesi. Ci chiediamo: i gesuiti rivedono la cifra ogni pochi anni? Che arroganza e bestemmia, pensare di poter regolare ciò che costituisce un "peccato mortale" agli occhi di Dio!

"Questa opinione di Bus. è molto probabile, vale a dire, se molte persone rubano piccole quantità, che nessuno di loro commette peccato grave, anche se possono essere reciprocamente consapevoli della loro condotta, a meno che non lo facciano per conto proprio: anche Habert, etc., sostengono questa opinione; e questo, anche se ognuno dovrebbe rubare allo stesso tempo. La ragione è che allora nessuno è la causa del danno, il che, per incidenti, avviene da parte degli altri al maestro" [Liguori, Teologia morale, tom. iii. p. 259, n. 536. Mech. 1845]" [27]. 

Solo l'inferno potrebbe generare una simile "moralità" - che se un certo numero di ladri rubano piccole quantità dalla stessa persona, anche se sanno che altri stanno rubando dalla stessa persona (e anche se è allo stesso tempo), questo è solo un "piccolo" peccato, perché ognuno sta rubando solo una piccola quantità. Il fatto che l'uomo che perde la sua proprietà ne perde molta, perché viene derubato da diversi uomini, è del tutto irrilevante per quanto riguarda i figli di Loyola!

"Padre Longuet... dice (domanda IV., p.2): "Un uomo è così povero e un altro così benestante che il secondo è destinato ad assistere il primo? In questo caso l'indigente può prendere i beni dell'altro senza peccare e senza essere obbligato a restituirli, ma deve farlo in segreto e non in modo aperto" [28].

Liguori scrisse: "'Ma i Salmanticensi dicono che un servo può, secondo il proprio giudizio, compensare il proprio lavoro, se giudica senza dubbio di meritare uno stipendio maggiore. Il che, in effetti, mi sembra sufficientemente verosimile, e anche ad altre persone dotte più moderne, se il servo, o qualsiasi altra persona assunta, è prudente, e capace di formare un giudizio corretto, ed è certo riguardo alla giustizia del compenso, essendo così eliminato ogni pericolo di errore" ["Teologia morale, tom. iii. p. 246, n. 524. Mech. 1845]" [29].

Quando i padroni", dice J. De Cardenas (Crisis Theologica, p. 214), "detraggono qualcosa dalla paga dei loro servi, questi ultimi possono o appellarsi alla giustizia, o prendere la legge nelle loro mani e fare uso di un risarcimento segreto". Padre Zaver Fegeli (De Confessore, p. 137), insegna la stessa cosa; aggiunge però: "È infatti consentito rubare, per risarcimento, dal proprio padrone, ma a condizione che non si permetta di essere colti in flagrante". Inoltre, secondo le informazioni di Jean de Lugo (De Incarnatione, p. 408), un uomo può rubare al suo debitore, quando ha ragione di credere che non sarà pagato dallo stesso; "Solo," aggiunge Valerius Reginald, "si deve prendere l'esatto risarcimento, e non rubare nulla di più di quello per cui si ha un diritto" [30].

In poche parole, questo è l'insegnamento dei gesuiti: rubare con tutti i mezzi - basta non farsi sorprendere! Questa è la "moralità" dei ragazzi cattivi che razziano un frutteto di mele, ma non è la moralità che il divino Maestro insegna nella Sua preziosa Parola!

"Un povero, scrive Liguori, latitante con i beni per il suo sostentamento, può rispondere al giudice che non ha nulla. In modo analogo un erede che ha nascosto i suoi beni senza che sia fatto un inventario, se non è tenuto a saldare con i suoi creditori, può dire al giudice che non ha nascosto nulla - intendendo con ciò, secondo la sua mente, quei beni con i quali è tenuto a soddisfare i suoi creditori" [Teologia morale, tom. ii. p. 321, n. 158. Mech. 1845]" [31].

La mente immagina come deve andare la conversazione nella cabina del confessionale, quando un uomo confessa i suoi peccati a un prete gesuita:

"Perdonami, Padre, perché ho peccato". Ho rubato al mio datore di lavoro, un uomo ricco, perché sono povero".

"Hai rubato da lui solo per soddisfare i tuoi bisogni, figlio mio?"

"Oh, sì, Padre, solo per soddisfare i miei bisogni. Mi ha pagato solo X somma, ma sento che le mie fatiche per lui valevano XX somma, quindi questo è quanto gli ho preso. Non ho potuto acquistare la nuova TV su cui avevo messo gli occhi per un po' di tempo, e non potevo permettermi i trattamenti di bellezza di mia moglie alle terme, ma ora posso permettermi queste e tanto altro ancora - sento di avere diritto ad un giusto compenso per il mio lavoro e il fatto di potermi permettere queste cose è ciò che considero un giusto compenso - oh, e naturalmente ora sono in grado di sfamare i miei poveri bambini. Non potevamo mangiare ogni settimana nel nostro ristorante preferito con lo stipendio che quell'avaro mi pagava, ma ora siamo in grado di farlo di nuovo. Eravamo indigenti, padre, solo indigenti, ma ora ci stiamo lentamente rimettendo in piedi".

"E lo hai derubato di nascosto, figlio mio?"

"Sì, Padre! Nessuno mi ha visto, è stato un bel lavoro pulito, dentro e fuori dalla finestra di casa sua di notte, senza trambusto".

"Ebbene, figlio mio, tu non hai peccato, e non hai bisogno di rimettere a posto ciò che hai rubato. Quell'uomo ricco era obbligato ad aiutarti e quando non l'ha fatto, avevi il diritto di prendergli ciò di cui hai bisogno. Solo, figlio mio, assicurati di fare una donazione alla Santa Madre Chiesa. In particolare, alla Casa dei Gesuiti. Ma oltre a questo, vai in pace e goditi i frutti delle tue fatiche notturne, illecite e segrete. Te li sei guadagnati".

Secondo l'insegnamento dei gesuiti, i bambini possono persino rubare ai loro genitori senza peccare molto! "Liguori, parlando dei bambini che rubano ai loro genitori, dice: 'Salas, ecc., dicono che un figlio non commette peccato grave, se ruba 20 o 30 aurei da un padre che possiede 1500 aurei all'anno, e Lugo non lo smentisce. Se il padre non è tenace, e il figlio è cresciuto e lo riceve per scopi onesti. Meno, ecc., dicono che un figlio che ruba due o tre aurei a un padre ricco non pecca gravemente; Bannez dice che sono necessari cinquanta aurei per costituire un peccato grave per chi ruba a un padre ricco; ma questa opinione, Lug, ecc. respinge, a meno che non sia per caso figlio di un principe; nel qual caso Holzm. acconsente" [Teologia morale, tom. iii. p. 262, n. 543. Mech. 1845]" [32].

Immaginate un corpo di uomini che si professano servi di Cristo, e che insegnano un male come questo! Permettere ai bambini di rubare ai loro genitori! Eppure non c'è bisogno di immaginare una cosa del genere, perché in realtà esiste sulla terra, ed è chiamata blasfemamente "Compagnia di Gesù", o Ordine dei Gesuiti. Una teologia nata nella fossa dell'inferno, ma che si è imposta all'umanità come se fosse la dottrina di Cristo!

E ancora una volta ci si deve chiedere: le cifre di cui sopra sono state adeguate per riflettere le valute moderne e l'inflazione? E se sì, chi determina queste cose? Su questo punto, come visto sopra, anche i gesuiti stessi avevano opinioni diverse e senza dubbio le hanno ancora, anche se su un punto sono d'accordo, cioè che i bambini possono rubare ai loro genitori senza commettere un peccato grave.

Chiaramente i gesuiti non leggono mai (o meglio, da buoni papisti, non si interessano mai) di ciò che dice la legge divina: "Se uno ruba un bue o una pecora e li ammazza o li vende, restituirà cinque buoi per il bue e quattro pecore per la pecora" (Esodo 22:1); "Se la cosa rubata, bue o asino o pecora che sia, è trovata viva nelle sue mani, restituirà il doppio" (v.4). E non si preoccupano neppure del Prov. 6:30,31: "Non si disprezza il ladro se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame; ma se viene colto in fallo, dovrà restituire sette volte, e dare tutti i beni della sua casa". Né si preoccupano di ciò che l'apostolo Paolo ha insegnato: "Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'ingannate: né i fornicatori... né i ladri... erediteranno il regno di Dio" (1 Cor. 6:9,10). E nemmeno si preoccupano di ciò che l'apostolo Pietro ha insegnato: "Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro" (1 Pt 4,15). Ai cattolici romani viene insegnato che Pietro è stato il primo papa. Questo è del tutto falso [33], ma è comunque ciò che viene loro insegnato. Ebbene, se Pietro è stato, presumibilmente, il loro primo papa, perché lo troviamo ad insegnare contro peccati come il furto e l'omicidio, laddove i gesuiti insegnano l'esatto contrario?

Frode commerciale

Il gesuita Tolet in merito ad una piccola frode commerciale si esprime nel modo seguente (nel suo libro sui Sette Peccati Mortali, p. 1027):

"Quando un uomo non può vendere il suo vino al prezzo che ritiene conveniente, perché considerato troppo caro, può dare una misura più piccola e mescolare con esso una piccola quantità di acqua, in modo tale che tutti credano che abbia la misura piena, e che il vino sia puro ed inalterato" [34]. 

Che rilevanza ha la Parola di Dio per uomini come questi? Essa dice: "Non farete ingiustizia nei giudizi, con le misure di lunghezza, di peso e di capacità. Avrete bilance giuste, pesi giusti, efa giusto, hin giusto. Io sono l'Eterno, il vostro DIO, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto" (Lev. 19:35,36); "Non avrai nel tuo sacco due pesi, uno grande e uno piccolo. Non avrai in casa due misure, una grande e una piccola. Avrai un peso esatto e giusto, avrai una misura esatta e giusta, affinché i tuoi giorni siano prolungati nel paese che l'Eterno, il tuo DIO, ti dà. Poiché tutti quelli che fanno tali cose, tutti quelli che si comportano ingiustamente, sono in abominio all'Eterno, il tuo DIO" (Deut. 25:13-16); e "La bilancia falsa è un abominio per l'Eterno, ma il peso giusto gli è gradito" (Prov. 11:1).

I politici e gli uomini d'affari cattolici hanno assorbito tali insegnamenti gesuiti, così come molti non papisti. Con una "moralità" come questa che permea la società occidentale, non dovremmo sorprenderci delle dilaganti frodi commerciali e del business di cui sentiamo parlare quasi ogni giorno. È perfettamente accettabile mentire, "falsificare i libri contabili", imbrogliare il cliente, essere assolutamente disonesti negli affari - se in questo modo si può trarre profitto. E anche, senza dubbio, se non si viene catturati (vedi alla voce "Furto"). I politici sono esperti in questo, come potrebbero facilmente dimostrare numerosi esempi, dall'Europa all'Africa, dall'America all'Asia. Ma che bisogno c'è di farlo, quando le prove sono così ben note? E quando la politica e gli affari fanno squadra, allora ci sono esempi quasi quotidiani di frode su vasta scala. 

Corruzione

"A proposito della corruzione, padre Taberna dice (nel suo Schema di Teologia Pratica, apparso nell'anno 1736): 'Si chiede se un giudice è tenuto a contraccambiare per quello che una parte gli ha dato, per poter deliberare una decisione a suo favore. Rispondo che egli deve restituire quanto ha ricevuto se lo ha ottenuto per poter pronunciare un giudizio giusto e corretto; se invece ha acquisito il denaro o gli oggetti di valore per pronunciare una sentenza ingiusta, può conservare la proprietà, poiché lo ha meritato' [35].

Ti gira la testa, caro lettore? Hai immaginato che un tale insegnamento potesse mai cadere dalle labbra o dalle penne di uomini che si dichiarano servi di Cristo? 

La Bibbia insegna l'esatto contrario di ciò che hanno insegnato i figli di Loyola: "Non accetterai alcun regalo (tangenti), perché il regalo acceca chi vede e perverte le parole dei giusti" (Esodo 23:8; anche Dt 16:19); "L'empio accetta regali (tangenti) di nascosto per pervertire le vie della giustizia" (Prov. 17:23).

I sistemi giudiziari del mondo occidentale sono pieni di coloro che accettano le tangenti e che lavorano contro le stesse leggi che hanno giurato di sostenere. I giudici sono semplici uomini, possono essere comprati, e spesso lo sono.

"Rispetto ad un altro tipo di corruzione, Benedetto Stattler si esprime con le seguenti parole (vol. i. della sua Etica morale, p. 460): 'Quando, a causa dell'egoismo e della faziosità delle autorità superiori, non c'è modo di ottenere uffici pubblici per merito e per valore, non solo è consentito, ma è anche opportuno, dal motivo dell'amore di Dio e del prossimo, ottenere con doni o lusinghe il favore di coloro che hanno il potere di conferire questi uffici'” [36].

Non stupisce, quindi, che così tanti uomini e donne si elevino a posizioni di alta autorità nei governi con la corruzione e l'adulazione, uomini e donne che non hanno vere capacità per la carica che ricoprono, ma modi e mezzi per acquistare le loro posizioni. Numerosi esempi potrebbero essere tratti da tutto il mondo.

"Perché nella loro bocca non c'è alcuna rettitudine; il loro cuore non medita altro che rovina; la loro gola è un sepolcro aperto; lusingano con la loro lingua" (Salmi 5:9). "Noi infatti non abbiamo mai fatto uso di parole di adulazione, come ben sapete, né siamo stati mossi da pretesti di avidità; Dio ne è testimone" (1 Tess. 2:5). 

Aborto (Sì, aborto!)

"Aborto?", si sente dire da molti, con incredulità. "Sicuramente nessun cattolico romano ha mai insegnato che l'aborto è accettabile! Perché, la religione cattolica romana è ben nota per la sua forte opposizione all'aborto! ".

No, in realtà non è così. Roma si oppone "ufficialmente" all'aborto, certamente. Ma quando c'è qualcosa da guadagnarci, non vi si oppone. E i gesuiti sono maestri nell'insegnare una cosa che è destinata al pubblico, ma un'altra cosa per quelli che sentono di aver bisogno di essere istruiti diversamente. Ascoltate la loro malvagità su questo argomento:

"Anche il fatto di disfarsi di un bambino non ancora nato è considerato ammissibile dai figli di Loyola, perlomeno in certi casi, che però sono di carattere molto flessibile, e padre Airaut scrive a questo proposito (Proposition sur le Cinquième Precepte du Decalogue, p. 322): 'Ci si chiede se una donna può avvalersi degli strumenti per ottenere l'aborto. Rispondo: Sì, se non ha ancora avuto luogo il movimento del bambino e la gravidanza non è pericolosa. Ma anche se c'è già stato il movimento del bambino, può essere effettuata non appena si è giunti alla certezza di dover morire al momento del parto. In ogni circostanza, tuttavia, una giovane che è stata condotta sulla cattiva strada può farlo, poiché il suo onore deve essere per lei più prezioso della vita del bambino". Una moralità sicuramente molto particolare!" [37].

Davvero molto particolare, vista la posizione pubblica di Roma contro l'aborto. Ma eccola qui: per tutti i suoi discorsi sul fatto che il bambino è un essere umano dal momento del concepimento (come in effetti è, biblicamente: Sl. 139,13-16; Lc. 1,15,36,41-44, ecc. ), ha in mezzo a sé i più potenti e influenti dei suoi sacerdoti e maestri, i gesuiti, i cui teologi hanno affermato che è perfettamente giusto e appropriato uccidere una persona (il bambino) per salvarne un'altra (la madre), o anche uccidere un bambino nel grembo materno, se questo preserva l'onore della ragazza. "L'onore è più prezioso della vita umana!" Allora diventa ovvio che ci devono essere state molte ragazze e donne cattoliche romane, soprattutto quelle sposate con un uomo influente da cui Roma si aspettava molto, o quelle che ricoprono posizioni influenti, che hanno confessato il loro peccato a qualche prete gesuita e a cui è stato detto di abortire, piuttosto che di macchiare la loro reputazione o quella dei loro mariti.

Tutta la presunta opposizione di Roma all'aborto per motivi morali è senza valore, quando ospita in mezzo a sé una società di uomini, i figli di Loyola, che permettono l'aborto ogni volta che ciò si addice ai loro scopi!

Questo spiega anche alcuni commenti del papa di Roma, Francesco I - membro dell'Ordine dei Gesuiti! - che a volte ha preso una posizione decisamente meno rigida contro l'aborto rispetto ai suoi predecessori papali, sminuendo l'insegnamento ufficiale di Roma sull'aborto quando ne ha sentito il bisogno[38] e ha dovuto fare marcia indietro e cercare di spiegare i suoi commenti quando si è trovato sotto tiro a causa di questi [39].

Omicidio

"Liguori sostiene che si può commettere un reato minore per evitare un reato maggiore. Dice: 'Perciò Sanchez insegna, ecc., che è lecito persuadere un uomo, deciso ad uccidere qualcuno, che deve invece commettere furto o fornicazione'. [Teologia Morale, tom. ii. lib. iii. cap. ii. n. 57, p. 157. Mech. 1845]" [40].

Cerchiamo di farci un'idea di questa "moralità". Un amico viene da me e mi dice: "Ho intenzione di uccidere tal dei tali. Mi ha fatto un torto e devo ucciderlo". "No, no, non farlo!" Lo supplico. "L'omicidio è un grande peccato. Non diventarne colpevole. Ascolta, ho un'idea. Indirizza la tua rabbia verso un peccato minore. Vai a casa di quell'uomo e rubagli i suoi beni; o anche, se vuoi, vai a dormire con qualche donna - anche questo è un peccato minore. Basta che non compi un omicidio!".

No; per quanto ci sforziamo, non riusciamo a farcene un'idea, perché non c'è una quantità di ginnastica mentale, non c'è una quantità di contorcersi e di dimenarsi moralmente, che possa sostenere questo tipo di malvagità gesuita, presentata, con tutta la sfacciataggine di cui solo i gesuiti sono capaci, come "teologia morale".

Qui di seguito "il modo in cui padre Gobat si esprime nelle sue Oeuvres Morales (tomo ii., p. 228), riguardo ai crimini commessi durante l'ubriachezza, e anche in caso di parricidio. Dopo essere giunto alla più sofisticata e fallace conclusione che un ubriacone non può essere reso responsabile delle sue azioni, conclude quanto segue: Un figlio che si è ubriacato, e in questo stato ha ucciso suo padre, non solo non è un criminale, ma può gioire, anzi, per le circostanze dell'omicidio che ha commesso, se, cioè, è in questione una grande fortuna che eredita, poiché le grandi ricchezze appartengono in ogni modo a quelle cose che sono tanto desiderate, specialmente quando si capisce come farne buon uso" [41].

Questa è una dottrina davvero orribile. Guardiamola più da vicino:

Un ubriacone non può essere responsabile delle sue azioni, dice il gesuita. E non è così che funzionano ora i sistemi giudiziari del mondo occidentale? Hanno assorbito questa orribile dottrina gesuita! Nei tribunali di tutto il mondo, oggi, quando un crimine è stato commesso mentre si era ubriachi, questo è considerato un "fattore mitigante", una "circostanza attenuante". Dovrebbe essere considerata un'aggravante! Poiché sono stati commessi due reati: il reato di ubriachezza, e poi qualsiasi reato sia stato commesso in stato di ebbrezza. Ma no; oggi, quando un uomo commette un crimine mentre è ubriaco, si considera che abbia "responsabilità ridotte"; o "non essere responsabile delle sue azioni". Che razza di follia è questa? È una follia gesuita, pura e semplice. Ed ha contagiato il sistema giudiziario occidentale.

"Un figlio ubriaco che uccide il padre non è un criminale". Questo stesso gesuita, però, che dice che il figlio che uccide il padre mentre è ubriaco non è un criminale, definisce ciò che il figlio ha fatto "omicidio" nella stessa frase! Se allora è omicidio, allora il figlio è un assassino, e l'omicidio è un crimine; come può non essere un criminale? Solo un gesuita tenterebbe di difendere ciò che è assolutamente indifendibile. 

Per implicazione, inoltre, se uccidere il proprio padre da ubriachi non è un crimine, allora qualsiasi cosa malvagia si faccia da ubriachi, non è un crimine. Se un uomo ubriaco picchia la moglie - non è responsabile, non può essere un criminale! Se un uomo ubriaco si mette al volante di un'auto e provoca un incidente che uccide gli altri - non è responsabile e non può essere colpevole! E se un uomo ubriaco picchia a morte il proprio figlio? Senza dubbio il gesuita direbbe che non è un criminale - se si potesse ottenere un qualche vantaggio in tal modo.

Perché questo è ciò che dice dopo: "può gioire se eredita una grande fortuna uccidendo suo padre mentre è ubriaco"! E su quali basi dice questo? "Le grandi ricchezze sono molto da desiderare!" Non importa che il Signore Gesù Cristo avesse tanto da insegnare sui pericoli delle ricchezze e sul desiderio di esse (Mt 6,19-21,24). Non importa che Paolo dica, "ma quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, saremo di questo contenti. Ma coloro che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione, nel laccio e in molte passioni insensate e nocive, che fanno sprofondare gli uomini nella rovina e nella distruzione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori" (1Timoteo 6:8-10). 

Che cosa importa ai gesuiti di ciò che dice la Parola di Dio? Insegnano l'esatto contrario, e lo fanno senza esitazioni.

"Autodifesa" mediante mezzi di menzogna e omicidio

"I figli di Loyola sostengono che si ha pieno diritto di ricorrere alle più aspre 'rappresaglie contro chiunque si possa essere stati insultati, e non solo per mezzo di una denuncia giudiziaria, ma anche per ritorsione, e, prima di tutto, per denigrazione e calunnia, per privare tale persona del suo onore e della sua buona reputazione. Per quanto riguarda quest'ultima (la denigrazione dell'onore e la calunnia), 'si può essere certi', dice Tamburin nel suo Decalogus (lib. ix. cap. ii. 2), 'che si troveranno presto alcune persone che giureranno la calunnia, poiché, naturalmente, gli uomini hanno molto desiderio di malvagità, e così la persona che insulta cade sempre in maggiore disgrazia, fino a quando a lungo tutti puntano il dito contro di lui'. 

Hermann Busenbaum si esprime in modo un po' più circospetto (Teologia cristiana, libro iii. parte vi. cap. I) quando scrive: "Nel caso in cui qualcuno faccia ingiustificatamente un attacco al tuo onore, quando non puoi difenderti in altro modo se non mettendo in dubbio l'integrità della persona che ti insulta, è del tutto ammissibile farlo. Tuttavia, dovete dire la verità, e non portare la cosa più lontano di quanto sia necessario per il mantenimento della vostra reputazione, e non dovete infliggere alla persona un insulto maggiore di quello che è caduto a voi stessi, facendo un paragone esatto tra il vostro valore e quello del vostro isultatore'. Leonard Lessius si esprime molto più liberamente (lib. ii. De Anst. cap. 2), insegnando così: 'Se qualcuno ha attaccato il vostro onore, potete allora immediatamente ricorrere alla ritorsione, e non avete altro da fare se non mantenere il più possibile il confronto'. Il linguaggio di Benedict Stattler è, tuttavia, il più severo, e allo stesso tempo il più chiaro, quando fa uso delle seguenti parole: 'È ancora più ammissibile in questo caso (cioè, quando uno viene offeso in modo ignobile) portare il calunniatore a conoscenza di tutti con la rivelazione delle sue trasgressioni o dei suoi crimini segreti, in modo che le persone possano cambiare la loro opinione sulle sue ingiuriose imputazioni. Anche l'attribuzione di un falso reato al calunniatore è ammissibile per un tale scopo, se questo deve essere l'unico mezzo sufficiente, indispensabile, o addirittura utile, per privarlo di ogni credibilità e credito per la sua calunnia' [42]. 

Ma non vediamo questa "moralità" gesuita realizzarsi, quasi quotidianamente, nella realtà politica di praticamente tutti i paesi occidentali? Vediamo i veri o inventati "panni sporchi" dei politici andare in onda davanti al pubblico; menzogne su menzogne che vengono riversate sui nemici politici da parte di persone ugualmente o più colpevoli, fino a quando la menzogna non viene accettata come verità; ecc. ecc.

Anche se questo tipo di moralità deve essere definita del tutto insana, i figli di Loyola non si sono affatto accontentati della stessa, ma sono andati ben oltre, affermando che era possibile togliere la vita al calunniatore nel caso in cui non fosse possibile salvare il proprio onore in altro modo. Così padre Airaut, già citato in precedenza, afferma: 'Per interrompere più rapidamente la calunnia, si può causare la morte del calunniatore, ma nel modo più segreto possibile per evitare osservazioni'. 

Anche il gesuita Herreau dettò il seguente principio ai suoi allievi del collegio di Parigi nell'anno 1641: 'Se qualcuno, con una falsa accusa, mi calunniasse davanti ad un principe, ad un giudice o ad un altro uomo d'onore, e io non potessi mantenere il mio buon nome se non assassinandolo di nascosto, sarei giustificato a farlo. Inoltre, sarei giustificato anche se il reato di cui sono stato accusato fosse stato effettivamente commesso da me, anche se nascosto sotto il velo di segretezza in modo tale che non sarebbe facile scoprirlo attraverso un'indagine giudiziaria'. 

"Escobar, analogamente, nella sua Teologia Morale, pubblicata nell'anno 1655, istruisce la stessa cosa: 'Che è assolutamente ammissibile uccidere un uomo ogni volta che il benessere generale o una sicurezza adeguata lo richieda'; e Hermann Busenbaum chiarisce ulteriormente questa dottrina: 'che, per difendere la sua vita, preservare le sue membra integre, o salvare il suo onore, un figlio può anche uccidere il padre, un monaco il suo abate, e a sottomettere il suo principe'.

"Padre Francis Lamy entra maggiormente nelle particolarità quando dice, nel vol. v. della sua opera (Disp. 36, n. 148): 'Non si può negare che gli ecclesiastici e i membri degli ordini monastici siano costretti per questo motivo a mantenere il loro onore e la loro dignità, i quali sono inseparabili dalla loro vita virtuosa e dalla loro cultura scientifica. Questi fanno sì che siano rispettati agli occhi dei laici, e se uno di loro perde gli stessi, non può più essere utile e non può più dare consigli spirituali. A questo proposito, non è forse una verità assodata che gli ecclesiastici devono salvare il loro onore e la loro dignità ad ogni costo, anche a quello della vita di chi li insulta? Sì, sono infatti costretti a rimuovere il loro calunniatore, quando soltanto con questo mezzo possono mettersi al sicuro; e questo avviene soprattutto quando la perdita del loro onore tenderebbe alla disgrazia di tutto l'Ordine'.

"Padre Henriques insegna esattamente la stessa dottrina nella sua Summa Theologiae Moralis (Venet. 1600), solo con parole più precise. 'Se un ecclesiastico' - si dice in essa - 'colto in adulterio dal marito di una donna con la quale ha una relazione amorosa, uccide l'uomo per difendere la propria vita e il proprio onore, non solo è del tutto giustificato nel farlo, ma non è, per tale motivo, escluso dall'esercizio delle sue funzioni ecclesiastiche'. 

"I precetti stabiliti dal famoso Sanchez sono ancora più severi, poiché egli afferma con freddezza che è lecito uccidere tutti coloro che avanzano un'accusa ingiusta o che portano false prove contro di noi, non appena ci viene assicurato che ci sarà così causato un grande danno. 'Tali atti non possono essere propriamente designati come omicidi, ma solo come difese ammissibili; tuttavia, prima di commettere l'atto, bisogna avere una certa convinzione del reato del nemico". 

"Ma Benedetto Stattler, citato frequentemente in precedenza, si esprime più chiaramente di tutti quando esprime come segue (vol. I. della sua Filosofia Morale, p. 337): 'Una vera e propria offesa, che porta disonore, come, per esempio, una sferzata o un colpo in faccia, può essere punita con l'omicidio di chi ha commesso l'insulto, se non vi si può porre rimedio in altro modo; l'amore cristiano consiglia comunque di evitare questa modalità di difesa, purché tale condotta non provochi una grave disgrazia a noi e agli altri che ci sono legati. Altre gravi offese, specialmente le calunnie, non devono essere certamente evitate in generale, con l'omicidio dell'autore dell' offesa, ma è molto ammissibile nei seguenti casi:- 1. Quando sembra esserci la certezza che il falso calunniatore trovi credito tra gli uomini. 2. Se egli ci taglia fuori tutti i mezzi per salvare il nostro onore. 3. Se riusciamo a rimuovere, con l'uccisione del nemico, il pericolo della nostra vergogna sofferta' [43].

C'è da meravigliarsi, quindi, ad esempio, che il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, laureatosi all'Università dei Gesuiti di Georgetown, il cui lavoro in un corso di filosofia ha talmente impressionato il suo prete-professore che gli chiese di diventare gesuita [44], e che una volta disse: "Amo i gesuiti" [45], così come la sua altrettanto malvagia moglie, ha avuto un passato così torbido per quanto riguarda il gran numero (ben oltre ogni possibilità di mera coincidenza) di morti misteriose di persone che in vari modi avevano stretti legami con i Clinton? Tanto che il termine "Arkancidio" diventò ampiamente usato durante l'era di Clinton e anche dopo (Clinton fu governatore dell'Arkansas prima di diventare presidente, e ci furono così tanti strani e inspiegabili "suicidi" di persone a lui vicine)? "L'Arkancidio è il metodo preferito per liberarsi dei nemici politici nello stato dell'Arkansas. Quando i medici legali dichiarano che due corpi pieni di proiettili sono un caso di suicidio, è ovvio che si è trattato di un caso di arkancidio" [46]. I mentori di Clinton, i figli di Loyola, hanno insegnato, nella loro vile "teologia morale", che è perfettamente accettabile uccidere per preservare la propria reputazione.

E questo tipo di "moralità" è stata seguita da tanti uomini, soprattutto da quelli che ricoprono alte cariche, attraverso i secoli. Se qualche scandalo distruggesse la loro reputazione; se, diciamo, un'amante dovesse dare alla luce il loro figlio illegittimo, o se un uomo che si sappia stesse per rivelare dei segreti potenzialmente dannosi - beh, allora, si troverebbe di fronte a uno "sfortunato incidente". La storia è piena di esempi, come pure il mondo della politica moderna.

Conclusione

Griesinger conclude tutte queste citazioni dicendo: "Queste e altre dottrine simili hanno fatto progredire i figli di Loyola nelle loro opere di teologia morale; e ora, o lettore, chiediti: l'umanità non ha forse ragione di essere mortalmente preoccupata per questo? Sì, infatti, può non essere riempita di terrore comune, quando si considera che la gioventù europea, che per la maggior parte è stata affidata ai gesuiti per l'istruzione, debba essere indottrinata con tali orribili principi?" [47].

I giovani d'Europa prima di tutto, ma con il passare del tempo anche i giovani di tante altre nazioni occidentali sono stati indottrinati secondo i principi dei gesuiti. È vero che ad oggi i gesuiti non controllano dappertutto l'istruzione dei bambini, come facevano un tempo nelle terre europee cattoliche; ma anche così, la loro influenza globale sull'istruzione è vasta e travolgente, non solo attraverso le oltre 500 scuole elementari e secondarie [48] e le oltre 200 università che l'Ordine dei Gesuiti gestisce in tutto il mondo,[49] ma attraverso le migliaia di gesuiti che lavorano nel campo dell'istruzione, sia apertamente che segretamente, nelle scuole, nei collegi e nelle università - e non solo in quelle cattoliche. 

E non solo l'istruzione. Come dimostro nel mio libro, Hollywood gesuita [50], i gesuiti sono molto attivi nell'industria cinematografica, influenzando deliberatamente la morale di milioni di persone moltiplicate attraverso la sporcizia che viene vomitata da centinaia di film ogni anno. In questo modo essi portano avanti l'agenda marxista (che sostengono pienamente e che hanno contribuito a creare) [51] per la distruzione della morale dell'Occidente.

Quanto hanno avuto successo? La risposta è semplice:

Guardatevi intorno. Le prove ci guardano in faccia ogni giorno.


Shaun Willcock 

Bible Based Ministries
info@biblebasedministries.co.uk


Note Finali

[1] . Storia dei gesuiti, di Theodor Griesinger. Tradotto da AJ Scott. WH Allen e Co., Londra, seconda edizione 1885.

[2] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, di Charles Chiniquy. The Protestant Literature Depository, London, 1886. Ristampato da Chick Publications, Chino, California.

[3] . I Gesuiti: l'esercito segreto del papato, di Shaun Willcock. Bible Based Ministries, 2012. Disponibile su l'ordinazione dal nostro sito web: www.biblebasedministries.co.uk

[4] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 77.

[5] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 73.

[6] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 73.

[7] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 73.

[8] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 73-74.

[9] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 74.

[10] . Storia dei Gesuiti, pag. 484-485.

[11] . Storia dei Gesuiti, pag. 480.

[12] . Hollywood gesuita, di Shaun Willcock. Bible Based Ministries, 2015. Disponibile su l'ordinazione dal nostro sito web: www.biblebasedministries.co.uk

[13] . Storia dei Gesuiti, pag. 480.

[14] . Hollywood gesuita.

[15] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag.74.

[16] . Storia dei Gesuiti, pag. 480-481.

[17] . Storia dei Gesuiti, pg. 481.

[18] . Storia dei Gesuiti, pag. 481-482.

[19] . Storia dei Gesuiti, pag. 482.

[20] . Vedi Satan's Seat , di Shaun Willcock. Bible Based Ministries, quinta edizione 2013. Anche “Holy War” Against South Africa, di Shaun Willcock. Bible Based Ministries, terza edizione 2011. Entrambi disponibili su l'ordinazione dal nostro sito web: www.biblebasedministries.co.uk.

[21] . Vedi The Vatican Moscow Washington Alliance, di Avro Manhattan. Chick Publications, Chino, California, seconda edizione americana 1986.

[22] . Vedere i seguenti articoli di Shaun Willcock: Il papa Francesco I gesuita romano e l'Agenda "verde" di sinistra del papato, tra gli altri; disponibile sul nostro sito web: www.biblebasedministries.co.uk.

[23] . Storia dei Gesuiti, pag. 482-483.

[24] . Storia dei Gesuiti, pag. 483.

[25] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 76.

[26] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 76.

[27] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 77.

[28] . Storia dei Gesuiti, pag. 483.

[29] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 75.

[30] . Storia dei Gesuiti, pag. 483.

[31] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 75-76 .

[32] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 77.

[33] . See Pope Peter? (estratto), di Shaun Willcock. Bible Based Ministries. Disponibile sul nostro sito web: www.biblebasedministries.co.uk.

[34] . Storia dei Gesuiti, pag. 485.

[35] . Storia dei Gesuiti, pag. 485.

[36] . Storia dei Gesuiti, pag. 485.

[37] . Storia dei Gesuiti, pag. 485-486.

[38] . The Moynihan Letters, 29 settembre 2013. MoynihanReport@gmail.com

[39] . The Southern Cross, dal 22 al 28 gennaio 2014.

[40] . Cinquant'anni nella Chiesa di Roma, pag. 75.
[41] . Storia dei Gesuiti, pag. 486.

[42] . Storia dei Gesuiti, pag. 486-487.

[43] . Storia dei Gesuiti, pag. 487-489.

[44] . The Southern Cross, 2 agosto 1992 e The Southern Cross, 22 novembre 1992.

[45] . The Rock, vol. 48, n. 1, febbraio-marzo 1993. Protestant Publications, Australia.

[46] . Urban dictionary, definizione di "Arkancidio". www.urbandictionary.com.

[47] . Storia dei Gesuiti, pag. 489.

[48] . The Southern Cross, dal 3 al 9 maggio 2006.

[49] . Rome Reports, 14 ottobre 2016. www.romereports.com.

[50] . Hollywood gesuita.

[51] . Vedi Satan's Seat e "Holy War" Against South Africa.


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La Tragedia del Femminismo - Donne che si riducono in schiavitù in nome della liberazione

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