Il sacrificio vicario di Cristo

L'espiazione vicaria prefigurata

Così come Dio manifesta la Sua giustizia condannando l'umanità empia e ribelle all'eterna separazione da Lui (rappresentata dall'espulsione di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre), così Dio dimostra il Suo amore e la Sua misericordia concedendo la grazia della salvezza ad una parte dell'umanità (rappresentativa dell'umanità, "il mondo") attraverso un'espiazione vicaria. L'espiazione vicaria (qualcuno che subisce la condanna al posto del condannato affinché ne sia liberato) è prefigurato più volte negli stessi primi capitoli della Genesi. In Genesi 3:21 Dio "copre la nudità" di Adamo ed Eva con delle tuniche di pelle. Degli animali, così, perdono la loro vita per poter "coprire" l'essere umano. 

In seguito, Abele offre in sacrificio dei primogeniti del suo gregge a Dio, e, a causa di questo, Dio "guarda con favore" Abele e la sua offerta (Genesi 4:4). Quando poi una parte dell'umanità, Noè e la sua famiglia, trova salvezza dal diluvio del giudizio di Dio nell'arca che Egli ordina a Noè di costruire, terminato il diluvio, essi escono dall'arca e Noè, costruito un altare, offre degli olocausti che diventano per il Signore un "odore soave" (Genesi 8:20). Dopodiché Dio solleva l'umanità sopravvissuta da una parte delle maledizioni che erano state loro comminate.

Un'altra notevole dimostrazione didattica del concetto di espiazione vicaria avviene quando Dio chiede ad Abraamo (capostipite del popolo eletto) di offrire in sacrificio suo figlio Isacco. Dio, però, interrompe questo sacrificio e salva Isacco facendo trovare per Isacco "un sostituto", un montone, offerto in olocausto "invece che suo figlio". Abraamo chiama poi quel luogo "Iavè-Irè", vale a dire "Al monte del Signore sarà provveduto".  

Il complesso sistema sacrificale per il perdono dei peccati del popolo eletto, che Dio stesso comanda ed è descritto e praticato attraverso tutto l'Antico Testamento, diventa così un'unica prefigurazione di quanto Dio farà in Cristo per rendere possibile il perdono dei peccati di coloro ai quali Dio accorda grazia e perdono: il sacrificio espiatorio vicario del Suo unico Figlio, il Servo di Dio, il Messia.

"Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti" (Isaia 53:3-5).

Il sacrificio vicario di Cristo

"...ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione. (...) Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio" (Galati 4:4-7). Noi confessiamo che Gesù di Nazareth sia il Cristo, il Servo di Dio, "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo". "Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati" (1 Giovanni 2:2), Colui che prende su di Sé, al posto nostro, la pena che noi avremmo meritato a causa dei nostri peccati, affinché noi ne fossimo liberati e potessimo così accedere alla comunione salvifica con Dio. E' così che Dio mostra la grandezza del Suo amore per noi, chiamati fuori dal mondo ed eletti a salvezza: in virtù della Sua morte sacrificale sulla croce, il prezzo della nostra salvezza è stato pagato. 

La concezione del mondo e della vita che la Bibbia insegna rappresenta le creature umane vincolate ad un preciso ordinamento legale sancito nel Patto che le lega al loro Creatore. Esse sono sottoposte ad una Legge morale che devono rispettare e che garantisce loro la vita. Trasgredire a quella Legge comporta precise conseguenze: il giudizio e la condanna che Dio commina loro. Come ribelli e trasgressori della Legge di Dio noi siamo giudicati colpevoli e passibili delle conseguenze penali previste. La nostra condizione di radicale depravazione morale e spirituale, secondo l'insegnamento biblico, implica la morte, l'eterna separazione da Dio, cosa del tutto irreparabile.

Sarebbe stato infatti per noi impossibile, quand'anche l'avessimo voluto, pagare il prezzo del nostro peccato per diversi motivi, espiare la nostra pena ed uscirne liberi. In primo luogo, dalla pena capitale
ovviamente non c'è ritorno. Cristo, però, avendola subita, essendo Egli sia uomo che Dio, è risorto dai morti. In secondo luogo, ai fini della salvezza ci è richiesta ubbidienza perfetta, cosa impossibile per noi. Cristo, però l'ha realizzata per noi: "Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile " (Matteo 19:26). In terzo luogo, qualunque sacrificio, offerta ed olocausto che noi avessimo potuto portare a Dio non avrebbero potuto pagare compiutamente il nostro enorme debito, infatti: "ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati" (Ebrei 10:11). I sacrifici dell'Antico Testamento erano solo prefigurazioni del sacrificio ultimo di Cristo: i santi di quel tempo ricevevano, infatti, il perdono dei loro peccati non in forza di quei sacrifici, ma per fede nell'opera del futuro Messia.

Ecco così che, nella Sua misericordia ed amore, l'eterno Figlio di Dio, che è Dio, si fa uomo "simile a carne di peccato e a motivo del peccato" e prende il posto degli eletti a salvezza, prendendo su di Sé
l'enorme fardello del loro peccato. Egli, splendore della purezza e santità di Dio, si umilia fino al livello del più odioso peccatore e della morte più vergognosa e maledetta, tanto che possiamo ora dire: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione [prevista] della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»" (Galati 3:13), Dalla maledizione che pendeva sul nostro capo veniamo riscattati.

Egli ci dona, per così dire, il certificato su cui c'è scritto "Tutto è stato pagato" e, insieme a quell'altro "certificato" che dichiara che perfetta giustizia è stata per noi conseguita, possiamo presentarci alle porte del Cielo ed avere diritto di entrarvi. Tutto questo non per merito nostro (perché non ne abbiamo alcuno), ma in forza di ciò che solo Cristo ha potuto conseguire per noi, una volta per sempre. 

Davvero possiamo dire che in questo sia l'amore, non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i peccati nostri come pure di quelli di tante e tante persone sparse per il mondo, di ogni tipo e condizione.
Come scrive Giovanni: "...guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano … che diceva: «Alleluia! La salvezza, la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio" (Apocalisse 7:9; 19:1). Come per la disubbidienza di uno solo, Adamo, eravamo stati tutti costituiti peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo, Cristo, molti sono dichiarati giusti. 

Coloro che Dio ha affidato a Cristo, amati in Lui, non devono più nulla a Dio, se non la loro riconoscenza. Essi non devono temere più nulla e per sempre, anzi, con Lui, per questa stupefacente grazia, ottengono ogni altra cosa. Ogni sorta di benedizione è in Cristo e niente e nessuno gliela porterà più via. Siamo stati liberati dal timore della morte, abbiamo ricevuto i doni dello Spirito Santo e in Lui e con Lui riportiamo vittoria sul peccato, sulla morte e su Satana che continua ad accusarci, ma noi non crediamo alle sue accuse. Quando lo fa possiamo ...mostrargli "i certificati" da Cristo firmati e suggellati. Per questo l'Apostolo può scrivere: 

"Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? ... noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.
Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore"
(Romani 8:31-39).

Tratto da: La Confessione di fede valdese del 1655


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