TRATTATO DELLA VERA CHIESA CATTOLICA E DELLA NECESSITÀ DI VIVERE IN ESSA
TRATTATO DELLA VERA CHIESA CATTOLICA E DELLA NECESSITÀ DI
VIVERE IN ESSA
DELL' ECCELLENTE TEOLOGO M. PIETR0 MARTIRE VERMIGLI
FIORENTINO
*Questa
versione è riportata da un libro stampato nell'anno 1573, si crede a Ginevra.
(N. d. R.)
Uscite da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi
peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe. Apoc. 18,4.
Ai fratelli nel Signore esuli per il suo santo Evangelo.
I nemici di Cristo, e della sua vera Chiesa, quando non ci possono
aver nelle mani per levarci la vita, sono soliti nell'imputarci falsamente, che
noi guidati dallo spirito del diavolo siamo fuggiti della nostra patria e
venuti fra gli eretici. Il che fanno, sia per mettere noi in mala fede davanti
il popolo, da essi tenuto in una stupida ignoranza e in un miserabile
timore, sia anche per confermare sé stessi nella reputazione e tirannide, la
quale hanno nella nostra misera Italia, e in molti altri Regni e provincie del
mondo, empiamente usurpata. Benché secondo le sante profezie essi cadano sempre
più tanto perdendo, quanto più il lume dell'Evangelo e il regno di Cristo va
per la grazia di Dio avanzando. Per tanto poi che coi fratelli in Cristo
carissimi, illuminati dallo Spirito Santo, e tirati dalla mano del celeste Padre,
siamo stati liberati da tanta cattività e venuti nella vera Chiesa di Cristo,
per servirlo con libera coscienza secondo la purità della sua Parola, mi è
parso che sarebbe una grande ingratitudine e un'ingiuria alla grazia che egli
ci ha fatta, se lasciassimo senza risposta questa lor bestemmia con la quale
attribuiscono al diavolo ed ai suoi, quello, che appartiene allo Spirito di
Dio, alla santa Chiesa dei suoi eletti. Avendo dunque il molto pio Messer
Pietro Martire Vermiglio, trattato questo luogo comune nei suoi commentari
sopra i libri dei Re e con argomenti chiarissimi, tratti dalla fonte della
Santa Scrittura, ha dimostrato che, non solamente con giuste, ma ancora con
necessarie ragioni ci siamo separati dai Papisti: e che ciò facendo non abbiamo
abbandonata la Chiesa cattolica di Cristo, anzi che per grazia di Dio siamo in
essa venuti: perché quella e la vera Chiesa del Signore, nella quale si predica
puramente la Parola di Dio, e senza corruzione si amministrano i santi
sacramenti da lui istituiti e dove finalmente si esercita la disciplina
cristiana, per mantenere il popolo in una vita santa fra i limiti della Legge
di Dio e del suo santo Evangelo. Per questa causa ho voluto portare in luce
questo bellissimo trattato di questo eccellentissimo uomo, portato da un nostro
buon fratello nella nostra lingua italiana, affinché ciascuno della nostra
patria lo possa facilmente intendere: da cui noi i quali per grazia di Dio
siamo di già usciti della babilonica confusione, conosciamo quanto siamo
obbligati a rendergli grazia: e quelli, i quali finora non sono usciti per
infermità della carne, se ben conoscono la verità, si risolvano ad uscirne, e
ad obbedire al comandamento di Dio, tanto più utile e necessario, quanto si
vede esser perpetuo: perché il Signore lo fece, non solamente per i Padri del
Vecchio Testamento, i quali abitarono in Babilonia (Gen. 22,1; Isa. 48,20 e
52,11), in Sodoma (Gen, 19,12; Apoc. 11,8), e in Egitto (Esodo 3,7) e in altri
luoghi di idolatri (Deut. 7,2): ma ancora a noi, come chiaramente vediamo nella
dottrina (2 Cor. 6,17) e profezie del Nuoro Testamento (Apoc, 23,4). E
finalmente, affinché gli empi nemici di Dio, e della sua Santa Chiesa restino
maggiormente inescusabili e confusi, e così esso, il Signor nostro sia negli
uni e negli altri debitamente glorificato. Prego dunque ardentemente il
Signore, carissimi fratelli, a farci grazia di potergli ubbidire e resistere
alle lusinghe ed alla rabbia di satana (Apoc. 2,10, 12; 20,8), con le quali ora
che egli sa d'aver poco tempo, infuriato ci combatte non meno con l'astuzia,
che con la forza, cercando principalmente di persuaderci, che noi possiamo col
cuore servire a Dio, sebbene di fuori col corpo idolatriamo e mostriamo il
contrario, volendo parer buoni Papisti. Il che veramente non è altro, che un
voler darci ad intendere, che possiamo servire a due signori, contro non
solamente la dottrina dell' Evangelo (Luca 16,13), ma ancora contro quella
della Legge (Esodo 20), la quale ci impone così nel secondo precetto che col
corpo, come nel primo che con l'animo interamente dobbiamo servire a quel solo
Dio che ci ha liberati dalla servitù dell'Egitto, la qual era figura della
spirituale servitù del peccato e del diavolo, dalla quale Cristo vero Dio, e
Signor nostro ci ha liberati col suo preziosissimo sangue, da cui (come insegna
l'Apostolo in 1 Cor. 6,20) col corpo e con l’animo, i quali sono suoi, che ci
ha redenti, siamo venuti a servirlo ed onorarlo.
Così dunque facendo, carissimi fratelli (benché la nostra inferma
e corrotta carne ci persuada il contrario, poiché essa ama le comodità e gli
onori del mondo, ed abborrisce la croce, con la quale bisogna pur seguire Gesù
Cristo) dimostreremo d'esser del suo gregge, il qual ode la sua voce (Giov. 10;
Salmi 23), ed egli ci guiderà negli eterni ameni rivi del cielo, siccome, per
il contrario, quelli i quali ascolteranno la voce del Pastor idolo e mercenario
(Ez. 3,13; 33,6; 24,2; Apoc. 19,17; Zacc. 11,15) si troveranno alla fine esser
stati guidati nelle eterne pene dell’inferno.
A Dio sia sempre gloria per Cristo nella sua Chiesa.
Io odo ed ardo, e ciò in vita mi tiene.
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