LA CONSOLAZIONE DEL POVERO

A voi, o miseri, è diretta la parola, per insegnarvi a chi dovete ricorrere per essere infallibilmente soccorsi. 

I vostri corpi son digiuni, le vostre membra sono appena coperte da luridi cenci, ed è questa la sola ragione per cui la vostra vista fa ribrezzo a chi vive nell'abbondanza, reca orrore a chi è ricoperto di vestiti di lusso. Al vedervi in tale modo disprezzati, avete piegato la fronte confusa, e vi manca il coraggio di alzarla. La necessità vi ha costretto a domandare soccorso; l'avete domandato con il rossore sul volto, e siete tornati senza aver ottenuto grazia. I vostri desideri non potevano essere più onesti, nè più giusti. Bramaste avere per coprire le vostre nudità, ed invece avete visti i cani vestiti riccamente: bramaste un poco di pane per la vostra fame, ed invece il vostro pane è stato dato ai cavalli. Oltre il vedervi delusi in tal modo, nemmeno vi è data ragione se reclamate. 

Il superfluo del ricco è la porzione del povero; la provvidenza divina gliela stabilisce, la crudeltà umana gliela toglie. In un caso dunque tanto atroce a chi può il povero ricorrere? Il suo lamento è giudicato delitto, come delitto è forse reputata la sua povertà. Egli è ingiuriato nel colmo delle sue pene! Oh ! quanto affannosa deve essere questa posizione !

Miseri! Se siete odiati dal mondo, non vi gettate nella disperazione, perchè c'è chi vi ama e vi cerca; se siete avviliti dai ricchi, non cadete in avvilimento maggiore, perchè c'è chi vi protegge e vi stima. Il giorno del vostro patimento sarà convertito in anni eterni di gioia. La vostra povertà di quaggiù sarà volta in ricchezza perenne nel soggiorno celeste. Se foste immersi nel godimento dei piaceri terreni, come lo sono i ricchi, si potrebbe ugualmente sospettare che nel vostro cuore non abbia alcuna forza l' idea di un migliore avvenire, e il desiderio di conseguirlo. Ma la vostra povertà e miserią vi dicono, che nell'altra vita vi è preparata una felicità incorruttibile, dove non sarete disgraziati, ma contenti e felici possessori di una grandezza celeste.

Dopo aver così tanto penato in questo mondo, dopo essere stati la derisione dei superbi e prepotenti, saranno i miseri trattati in forma simile anche da Dio? Nò certamente. Al cospetto di Dio sono uguali il povero ed il ricco; egli non fa distinzione tra il grande ed il piccolo. Anzi, se alcuno ha motivo nel temere il suo cruccio, si deve temere dal grande e dal ricco. C'è chi attribuisce alla provvidenza divina la sproporzione dei beni che si vede nel mondo. Questa è una grave ingiuria alla giustizia di Dio. Poiché se egli ha dato a taluni una misura maggiore di ricchezza, ciò l'ha fatto con la condizione che il  più sia distribuito a chi ne manca.

La sproporzione dunque si deve attribuire solamente all'ingiustizia degli uomini, che avendo usurpata la porzione del povero, si son resi possessori di una opulenza esorbitante e smisurata. Costoro son rei in faccia a Dio ed in faccia agli uomini; e non potranno mai giustificare il loro eccesso di ricchezza in confronto dell'eccesso di miseria in cui è lasciato il povero. Una voce fondata sulla legge naturale non cesserà mai di ripetere all'orecchio del ricco questi rimproveri: Coi diritti del misero hai edificato sontuosi palazzi. Coi diritti del misero fai sfarzo di livree di seta e carri dorati. Con i diritti del misero sfoggi in tavola abbondante, in vivande squisite e vini peregrini. Coi diritti del misero ti sei levato in orgoglio, ed hai oppresso il misero. Se ciò si verifica, chi potrà dire che siano esagerate le parole del Vangelo, che dicono: Oh! quanto è difficile che il ricco entri nel regno dei cieli ! ! !

Queste sono verità da non recarsi in dubbio, ma qual conforto recano esse al misero? Si lasci il malvagio nella sua ricchezza; egli raccoglierà il frutto della sua iniquità. Un conforto migliore sta per te preparato, o povero, che gemi nella miseria. Sul limite della tomba avrà fine la tua umiliazione, non meno che l'orgoglio del grande. Quì ha principio una vita nuova. È questa la vita avvenire, che da molti è negata. Ma sebbene negata, essa avverrà infallibilmente. Il non esser creduta non le toglie la sua veracità. Tu, o misero, hai necessità di soccorso.

Però prima di indicarti a chi ti conviene ricorrere per averlo, è necessario che ingenuamente confessi se della tua povertà hai incolpato la provvidenza divina accusandola d' ingiustizia . .. Spesse volte fu udito un simile accento sul tuo labbro. E se tu il pronunziasti in odio di Dio, tu sei reo di una colpa orrenda. Emenda il tuo cuore dalla sua malvagità, e sii giusto d'ora innanzi nei tuoi giudizi. Non attribuire a Dio ciò che viene dall'iniquità dell'uomo. 

A chi dunque avrai ricorso, o misero, per esser consolato? Nella povertà non mettere la tua confidenza nell'uomo. Nessuno può assicurarti che la tua sorte migliorerà in questa terra. L'incertezza però in cui resti non deve avvilirti. Anche nella povertà puoi essere grande, non di una grandezza superba, ma di una grandezza cristiana. Ignori tu forse che Cristo medesimo fu povero? Sebbene nella creazione avesse arricchito ogni essere, e dato ad ogni animale quanto è necessario alla vita, egli però ne fu privo sù questa terra. Fattosi uomo non ebbe proprietà di cosa alcuna, non possedette ricchezze. 

Si fece gloria della povertà, e sempre amò i poveri. Egli fu benefico, ma le sue beneficenze non ebbero per oggetto l'ostentazione. I mendici, i ciechi, i zoppi, i paralitici, i lebbrosi, gente povera ed abbandonata, ebbero tutto giorno accesso a lui. Il suo cuore non fu mai insensibile alla vista di un povero, ed egli stesso andò ad incontrarlo, prevenendone il bisogno. È questo, maestro di carità che ti viene indicato, non per averne ricchezze, passeggiere e mondane, ma ricchezze permanenti e celesti. Se tu, ricuși di avere a lui ricorso è segno certo che alla penuria delle cose della vita hai congiunta la povertà dell'anima. 

Credi tu in Gesù, Cristo? Se credi in lui sei possessore di una ricchezza incorruttibile, sei possessore del cielo. Qual conforto migliore in mezzo all'angoscia, alle pene, alle privazioni di questa vita, che la sicurezza della gioia eterna? Ebbene! La tua sorte è di gran lunga migliore della sorte dei ricchi. che la sicu rezza del gaudio eterno ? Hai tu questa sicurezza ? ebbene! la tua sorte è di gran lunga migliore della sorte dei ricchi. Gesù Cristo ti invita ad andare a lui. Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi solleverò; e le vostri anime troveranno riposo.

Queste parole non sono l'invito alla participazione di godimenti terreni. Gesù Cristo ha riprovato e condannato tali godimenti. Il godimento da lui offerto è spirituale e celeste. Per avere dal ricco un tozzo di pane, per soddisfare alla tua fame, hai pregato col rossore sul volto. Non così con Gesù Cristo. Egli i invita di sua propria bocca, egli previene il tuo bisogno, egli ti offre una ricchezza incorruttibile. Ah ! non sia mai che la tua anima sia digiuna, come digiuno è il tuo corpo. Non sia mai che il tuo cuore sia spoglio di cristiane virtù, come spoglie e nude sono le membra tue. Se rifiuti l' invito di Cristo, lo fai perchè non lo conosci, perchè non sai che egli è la via, la verità, e la vita. Lontano da lui non puoi sperare che dopo questa vita abbiano fine le tue pene. Se tu ti sei allontanato da lui, come i ricchi si sono allontanati da te, la tua superbia non è minore della superbia del ricco. Deh ! se sei povero in argento, non esserlo in saggezza. Se sei in Gesù Cristo, sarai libero dalla condanna, ed il Cielo sarà tuo retaggio. E chi può condannarti se Cristo è morto ed è risuscitato per te? Egli siede alla destra del Padre, e prega continuamente per te. 

È pur grande consolazione per un cristiano afflitto ed in ristrettezza il sapere che Gesù Cristo è per lui. Dolce conforto nelle pene, nella penuria, e nell' indigenza la certezza di una vita futura, beata, e contenta ! Miseri, non arrossite nella vostra povertà. Siano cristiane le vostre azioni, e sarete nobili e grandi nella vostra piccolezza e miseria. Rammentate che la vostra patria è il Cielo. Soffrite in questa vita con pazienza cristiana, e al di là della tomba avrete soddisfazioni inenarrabili, possederete le ricchezze di Dio. 

di Pietro Baccelli  - L'Eco di Savonarola 1847 p. 35


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