Il Tempo della Rivelazione dell’Anticristo
Il Tempo della Rivelazione dell’Anticristo
Di Francesco
Turrettini
Tratto
da: 7° Disputa di Francesco
Turrettini: SE SIA POSSIBILE DIMOSTRARE CHE IL PAPA DI ROMA È L'ANTICRISTO
Dal momento che il luogo o la sede
dell'Anticristo è stato scoperto come abbiamo appena dimostrato, ora il Tempo
della sua rivelazione - quando avrebbe dovuto occupare quel posto - deve essere
esaminato. Questo è un terreno di discussione che non è meno aspramente
contestato. In quanto i Pontefici ritardano il tempo della sua venuta fino alla
fine del mondo. Come gli ebrei sostengono che Cristo non è ancora rivelato,
così i romanisti immaginano l'Anticristo che deve ancora venire, apparendo e
infuriando solo in un futuro lontano, vicino al culmine dei tempi. Ma noi, in
effetti, persistiamo nell'affermare che l'Anticristo è già apparso ed è
chiaramente visibile, e non è, come insistono i nostri avversari, qualcuno che deve
essere rivelato solo verso la fine del mondo. Il Tempo di Paolo della
Rivelazione dell'Anticristo smentisce la loro teoria, perché già ai suoi tempi
l'Anticristo aveva cominciato ad aumentare il suo potere (II Tess. 2,7), quando
dice che il mistero dell'iniquità è già all'opera. Giovanni conferma
questo fatto (1 Gv. 2,18), affermando che in quel momento esistono molti
anticristi nel mondo. Questo non poteva essere detto se non fossero già
state gettate le fondamenta di quell'orribile apostasia. Io, in effetti,
ammetto che ciò è stato fatto in segreto e in maniera occulta, tanto che non è
facile notare il momento della sua nascita, perché Satana, l'architetto di
questo mistero, ha gradualmente - attraverso vari precursori e corruzioni della
dottrina - diffuso le fondamenta di questa tirannia.
Si chiama quindi mistero dell'iniquità, l'opposto del
mistero della pietà, che ha insegnato la nascita di Cristo solo attraverso la
rivelazione, in modo tale che il mistero della sua nascita è stato analogamente
celato e nascosto, non aperto e svelato. Quindi, questa verità non smentisce la
nostra premessa (che sarà esposta più avanti in modo più dettagliato), che la
nascita dell'Anticristo doveva essere anch'essa un mistero, celato e nascosto
fino a quando non fosse stato rivelato nel suo tempo. Non dovrebbe sorprendere
se, anche se gli inizi di molte cose sono nascosti alla nostra vista, con il
tempo la loro crescita e il loro sviluppo diventano per noi visibili ed
evidenti. Tali sono i semenzai di corruzione piantati nelle repubbliche, nelle
scienze, nelle lingue e cose simili, che iniziano piccoli e nascosti. Eppure,
nel loro progresso e nel loro sviluppo si manifestano come piuttosto imponenti.
In modo simile è la Chiesa corrotta. Da cui comprendiamo che la nascita mistica
dell'Anticristo è stata tenuta celata per decreto divino, per non essere una
nascita che doveva essere rivelata, ma piuttosto un mistero, fino a
quando non fosse stato decretato che doveva essere rivelata e conosciuta, come figlio
della perdizione.
Inoltre, la Scrittura rimanda il tempo di questa
rivelazione a quel periodo che si verifica quando ciò che trattiene, τον
κατεχοντος, viene tolto di mezzo, vale a dire la dispersione dell'Impero
Romano. Poiché così Paolo afferma (II Tess. 2:7- 8), και νυν το κατεχον
οιδατε, E ora sapete cosa lo trattiene, poiché il mistero dell'iniquità
è già all'opera, μονον ο κατεων αρτι εως εκ μεσου γενηται και
τοτε προσταλυϕθησεται ο μισμος, a tal punto che colui che ora lo
trattiene, lo trattiene fino al momento in cui sarà tolto di mezzo, allora
sarà rivelato quell'empio, ecc. Bisogna soprattutto fare attenzione a
riconoscere chi è che trattiene, chi ostacola la manifestazione
dell'Anticristo. Questo può essere spiegato in due modi: (1) come colui che
intralcia e ostacola, questo è il modo in cui il Crisostomo spiega, e dopo di
lui Oecumenius, [1] o (2) colui che detiene saldamente il dominio o il comando,
come vuole Agostino. Ogni significato trova qui il suo posto. Questo è il caso
dell'imperatore che, detenendo il potere di Roma, ha trattenuto o impedito la
rivelazione dell'Anticristo. Perché come avrebbe potuto l'Anticristo governare
Roma fino a quando l'imperatore avrebbe controllato gli affari di stato?
Pertanto, ο κατεχων [2], o, in altre parole, l'imperatore romano deve
essere tolto di mezzo prima che l'Anticristo possa essere rivelato, affinché
sia spianata la via di fronte a lui. Infatti, Paolo talvolta lo esprime nel
genere neutro con το κατεχων (versetto 6), ogni volta che indica
l'autorità di Roma, o, talvolta nel genere maschile, μονον ο κατεχων
(versetto 7), ogni volta che viene indicato l'imperatore stesso. Né si deve
trascurare la forza della parola μονονον [3]: egli soltanto impediva
fino a quando non fosse stato tolto di mezzo, come se questo fosse l'unico [e
ultimo] ostacolo, e una volta rimosso, l'Anticristo doveva essere rivelato.
Infatti, concludiamo dall'Apocalisse 17 che la mente di Paolo era questa e
nessun'altra: a) che l'imperatore romano è inteso da τον κατεχωντα, [4]
e b) che il tempo in cui l'Anticristo doveva essere rivelato si riferisce al
tempo della divisione dell’Impero Romano, disperso tra dieci re (indicati da
dieci corna), che stavano per dare alla luce il regno della Bestia [5]. Ciò è
confermato dal fatto che l'Anticristo è stabilito come l'ultima testa della
Bestia, e dal fatto che non poteva diventare il successore a meno che non
morisse la sesta testa (cioè quella degli imperatori, che esisteva in quel momento),
e fosse tolta di mezzo. Nemmeno gli antichi avevano un'altra opinione.
Benché alcuni attribuiscano τον κατεχωντα allo
Spirito e alla grazia che potrebbero impedire tale apostasia, mentre altri la attribuiscono
al decreto di Dio che assegna a tutti il proprio tempo finale, tuttavia, la
maggior parte di loro è di gran lunga d'accordo con la nostra interpretazione.
Le scuole greche lo indicano come il trono dei romani, che ora ne
impedisce il dominio. Così Tertulliano, Sulla risurrezione della carne
(capitolo 34): "Lasciate soltanto che chi ora governa si mantenga saldo,
finché lui non sia tolto di mezzo, il quale non può che essere lo Stato romano,
la cui scissione e dispersione tra dieci re genererà l'Anticristo, e quindi il
malvagio sarà rivelato". E sempre a proposito dello stesso argomento, Apologia
(capitolo 32), "E c'è" - ha detto - "un'altra maggiore necessità
di pregare per gli imperatori, anche per la stabilità dell'intero impero e per
gli affari dello stato romano, perché la più grande forza che minaccia il mondo
intero e che minaccia orribili calamità proprio alla fine dei tempi, sappiamo
che viene trattenuta dalla continuazione dell'esistenza dell’Impero Romano. Pertanto,
non siamo disposti a metterla alla prova [la profezia], ed è per questo che
preghiamo per il ritardare dell'Anticristo favorendo la permanenza dei
romani". Tertulliano testimonia altrove che i fedeli pregano per il
ritardo della fine, non per un’estensione della fine del mondo (che alcuni
volevano che fosse permanente), ma per il ritardo della fine dell’Impero
Romano, la cui dissipazione sarebbe stata seguita dalla comparsa
dell'Anticristo.
Cirillo di Gerusalemme, Catechesi, "Inoltre,
fu profetizzato che l'Anticristo sarebbe venuto quando i tempi dell'Impero
Romano sarebbero stati conclusi". Anche Crisostomo riferisce espressamente
questa stessa opinione, sostenendo che Paolo parlava in modo oscuro
"perché non vuole assumersi invano inimicizie e pericoli inutili".
Oecumenius e Theophylactus [6] seguono Crisostomo in base a queste parole:
"Colui che domina, lasciate che domini". Cioè, dice,
"l’Impero Romano sarà tolto dal nostro mezzo, e a quel punto lui,
l'Anticristo, lo porterà alla fine". Ambrogio, su II Tess. 2, disse:
"E allora il maligno sarà rivelato; l'Apostolo dice che l'Anticristo
apparirà dopo la scomparsa dell'Impero Romano". Hiero ad Algasi (Argomento
111) afferma così: "Solo quando l'Impero Romano se ne andrà, il quale ora
esercita il dominio su tutti i popoli, quando sarà scomparso, allora verrà
l'Anticristo", il che conferma in Geremia, cap. 25. E a Gaudenzio, [7]
come egli stesso affermò, quando Roma fu presa e per di più - consumata dal
fuoco - capì che l'impero d'Occidente si stava avvicinando alla sua fine.
"Colui che domina è ormai tolto di mezzo", disse, "e non
riusciamo a capire che l'Anticristo si avvicina?" Agostino (La Città di
Dio, libro 20, capitolo 19), pur confessando di non sapere che cos'è che lo
tratteneva, ma tali parole, Colui che domina, lasciate che domini,
secondo lui, possono essere giustamente interpretate come significanti l'Impero
Romano, "come se si dicesse, colui che governa, lasciatelo governare fino
a quando non sarà tolto di mezzo, cioè portato in disparte, e allora sarà
rivelato il malvagio che nessuno dubita significhi Anticristo". Sedulius [8]
su II Tess. 2: "Colui che, come re dei Romani, detiene il potere,
rimanga in carica fino a quando non sarà tolto di mezzo, cioè fino a quando il
regno che ora detiene non sarà tolto di mezzo. Questo avverrà prima che
l'Anticristo sia rivelato. Questo è stato detto a proposito dell’Impero Romano,
ed inoltre, si dice che Paolo non volle scriverlo apertamente per non cadere in
calunnie; questo perché sarebbe apparso come un augurio di cattiva sorte per
l'Impero Romano, quando invece ci si aspettava un impero eterno". Anselmo,
Glossa Interlinearis, Lyranus, [9] Thomas, e non pochi altri nostri
avversari riconoscono la stessa cosa.
Siccome, infatti, questa interpretazione è
definitivamente risolta, resta da dimostrare che questa profezia si è compiuta
da molto tempo, cioè il dominio degli imperatori romani (che ha impedito la
comparsa dell'Anticristo), è stato di fatto tolto di mezzo e, come risultato
della rimozione dell'impero, l'Anticristo, come conseguenza necessaria, è stato
rivelato. Anche se non sembra affatto necessario dimostrarlo, poiché l'evento
attuale e reale grida al suo compimento (anche se teniamo il nostro silenzio), so
che i nostri avversari stanno reagendo che, al contrario, l’Impero Romano non è
stato ancora rimosso, e quindi bisogna ancora attendere l'Anticristo.
In realtà, il dubbio si elimina facilmente se si
distingue tra il vecchio ed il nuovo impero, ovvero l'ordine dei vecchi
imperatori, che coincide con il tempo di Augusto (come vedremo direttamente), e
la successione dei nuovi imperatori, che ha avuto il suo inizio al tempo di
Carlo Magno. Infatti, affermo che rimane ancora il nuovo impero, conservando il
nome e parte dell'immagine del primo, ma il vecchio Impero Romano è scomparso
da parecchio tempo. Il fatto che questa profezia si possa riferire solamente
all'antico Impero Romano, Paolo lo dimostra in molti modi.
(1) Innanzitutto, parlando di
quell'impero che esisteva ai suoi tempi (non un impero futuro), che ostacolava
la rivelazione dell'Anticristo, Paolo afferma: "chi ora domina", non
"chi dominerà". Quindi era impossibile che i nuovi imperatori, che
ancora non esistevano, potessero essere quelli che allora governavano l'impero
o che ostacolavano l'Anticristo. Potevano essere soltanto i vecchi imperatori,
che a quel tempo controllavano gli affari di Stato, come descrive Paolo.
(2) L'Apostolo discute di come l'impero
sia stato in grado di ostacolare la manifestazione e il conseguente dominio
dell'Anticristo. Come è possibile allora che un monarca, che detiene il titolo
e il nome di imperatore, che regna in Germania, sia in grado di ostacolare la
rivelazione e il dominio dell'Anticristo in Roma, o a Gerusalemme (dove i
Pontefici lo avrebbero posto), e laddove l'imperatore non ha giurisdizione?
(3) Secondo l'apostolo Giovanni,
l'impero che impediva la rivelazione dell'Anticristo era la sesta testa della
Bestia, lo Stato romano. Ma i nuovi imperatori erano i capi dello stato
tedesco, non dello stato romano, e non possono essere chiamati la sesta testa,
ma solo una certa immagine e ombra di essa. La seconda Bestia, cioè
l'Anticristo, autorizza la realizzazione di un'immagine, [10] le dà vita e la
fa parlare.
(4) L'impero, di cui parla Paolo, doveva
essere diviso in dieci corna o dieci re. Ma è solo nel nuovo impero, composto
da quei dieci segmenti divisi, che si chiamano regni. Non ci si aspetta nemmeno
che questo nuovo impero si ri-divida, con la conseguente ascesa di altri dieci
re.
(5) Gli imperatori romani, di cui
l'Apostolo scrive nell'Apocalisse, precedono l'Anticristo e ne ostacolano
l'apparizione. L'Anticristo, la seconda Bestia, gli successe, esercitando tutto
il loro potere. In verità, il nuovo impero è l'immagine della Bestia precedente
[11] sia dell'impero stesso che dello stato romano, di cui l'Anticristo
supervisiona la formazione dell'immagine, facendola anche parlare. Pertanto,
l'impero di cui parla Paolo dovrà essere il più antico in quanto ne è l'autore.
(6) Non pochi Pontefici, sopraffatti
dalla forza della verità, sono d'accordo con noi. Faber Stapulensis [12] è
d'accordo: "Dove si trova ora, per favore, la monarchia romana? Chi è che
tiene le redini dell'Impero del mondo, quando vediamo che l'attuale monarchia è
priva della sua testa?" E, più chiaramente, Salermo [13]: "L’Impero
Romano è da molto tempo ormai rovesciato. Colui che è ora l'imperatore romano
rappresenta l'ombra più debole dell'antico imperatore, in quanto non controlla
nemmeno la città di Roma. E in effetti, gli imperatori romani sono scomparsi da
molti anni". Giustiniano: "Molto tempo fa l'Impero Romano è stato
ricacciato in queste ristrettezze, tanto che a malapena detiene una certa ombra
sottile dell'impero". Baronio (ad an. 476, par. 1), commentando che l'imperatore
era greco e che i consoli non erano neppure romani, disse: "Così l'impero
d'Occidente, che era romano, è crollato completamente, cadendo a capofitto di
fronte ai barbari". Barradius, [14] ugualmente d'accordo (Tom. 1, libro 4,
capitolo 4), a proposito dei Giudei che negano che il Cristo sia venuto perché
l’Impero Romano era ancora in piedi, ha detto: "Viene detto [dai Giudei
non credenti] che la monarchia dei Romani non esiste più, come è stato
dimostrato".
Pertanto, poiché l'impero è necessariamente inteso come
quello del vecchio impero, si deve chiaramente concludere che quando questo
impero finiva, l'Anticristo doveva essere rivelato. Certamente il risultato ha
corrisposto esattamente alla profezia. Infatti, in seguito alla rivelazione
dell'Anticristo, l'impero cominciò ad indebolirsi nell' Occidente, diventando
famigerato per la tirannia del Romano Pontefice, che gradualmente rivelò la sua
vera identità. E così, mentre gli imperatori scendevano dal trono, i pontefici
romani salivano al trono. Si possono infatti notare tre singolari tappe fino
alla fine dell'impero, con il risultato che l'impero è stato tolto di mezzo:
La prima tappa fu quando la sede dell'impero fu
trasferita da Costantino, nel 331 d.C., dalla vecchia Roma alla nuova sede di
Costantinopoli, lasciando allora vacante la sede del Pontefice [15]. Ma più
precisamente, se possiamo riporre la nostra fiducia nelle parole dei Pontefici
stessi, Costantino cedette la città al [vescovo di Roma come] Pontefice,
"dichiarando nella stessa città la monarchia di ciascuna delle due potenze
[16] per i Romani Pontefici" (Dist. 96, c. Costantino).
La seconda fase è quando, dopo la divisione dell'impero
in Oriente e Occidente, con l'abbandono di Roma, non solo gli imperatori
dell'occidente hanno posto la loro sede a Ravenna o Milano (lasciando così la
strada o ritirandosi), ma sono stati anche rimossi dal mondo, nell'anno di
Cristo 475. Fu in quel periodo che, con l'impero occidentale rovesciato dai
Goti, la stessa linea ancestrale dei suoi imperatori perì chiaramente con
Augusto II., la cui linea, più di tutte le altre, impedì la rivelazione
dell'Anticristo. Augusto II. fu costretto ad abdicare da Odoacre, re degli
Heruli. Né a Roma né in tutto l'impero d'Occidente ci sarebbe stato un altro
imperatore, fino a 325 anni dopo, quando il Romano Pontefice istituì un nuovo
impero in Occidente, come se fosse un'immagine del vecchio. Sebbene i Goti
abbiano regnato per almeno settant'anni con la forza delle armi, tuttavia i re
romani non si piegarono a loro, né i Goti vanno annoverati tra le teste dello
stato romano, ma piuttosto tra i nemici dello stato romano e dell'impero.
La terza tappa si vede quando gli imperatori greci
riconquistarono Roma e l'Italia dalle mani dei Goti, prima per opera di
Belisario, poi di Narses. Dopo l'espulsione dei Goti nell'anno 552, qualsiasi
giurisdizione i greci avessero in Italia e a Roma andò perduta per l'astuzia
dei papi, all'incirca nel 727. I Papi, avendo estorto vari αξιωματα agli
imperatori, e avendo usurpato il titolo di Pontefice universale, [17] hanno
ottenuto il massimo primato nella Chiesa da Phocas, l'assassino. I Papi hanno
potuto in questo modo esercitare la loro tirannia in Occidente, crescendo e
avanzando fino all'apice di quel potere supremo che ancora oggi detengono.
In effetti, questo mistero non potrebbe essere compiuto o
rimanere un mistero se si rivelasse tutto in una volta o in un solo momento. Ma
anche se il suo graduale progresso, a poco a poco, in gradi diversi, è nascosto
a molti, è possibile discernere l'Anticristo in mezzo a noi. Così, questo
mistero può essere visto nelle sue molteplici fasi:
Vediamo dapprima la concezione del mistero
dell'Anticristo, che cominciava ad operare già dai tempi degli Apostoli,
essendo Satana un preludio per lui, seguito dalle persecuzioni neroniane,
attraverso le numerose eresie accese da falsi teologi, poi dalle varie contese
sorte nella Chiesa da parte di quelli che si sforzavano di essere i primi; come
fu Diotrephe che amava avere la preminenza (3 Giovanni 9).
Secondo, notiamo la nascita e la rivelazione
dell'Anticristo, che cominciò ad essere osservata intorno all'anno 606, al
tempo di Bonifacio III., che non solo ottenne il titolo di Vescovo universale
dall'Imperatore Foca (precedentemente ceduto dall'Imperatore Maurizio a
Costantinopoli), ma si assicurò persino il titolo di capo di tutte le Chiese
dalla sua sede romana. Così, Papa Bonifacio usurpò la monarchia spirituale.
Terzo, l'Anticristo può essere percepito mentre diventa
adulto osservando i Pontefici dai tempi di Bonifacio III. attraverso quelli di
Benedetto IX. o Gregorio VII. intorno al X secolo, come l'Anticristo
rivendicava per sé la monarchia temporale.
Quarto, l'Anticristo è considerato fiorente e regnante
nella più orribile oscurità del Papato da Gregorio VII. fino alla Riforma di
Lutero.
Quinto, l'Anticristo può essere visto diminuire e cadere,
da quel momento in cui, a poco a poco, le sue fondamenta sono state minate dal
suono della tromba evangelica finché non si consumerà completamente nella
gloriosa venuta di Cristo. In realtà, questi due periodi di distruzione
dell'Anticristo sono rilevati dallo Spirito Santo. Il primo è iniziato
attraverso lo Spirito dalla bocca di Cristo, cioè attraverso la parola del
Vangelo, che, dal tempo della Riforma, deve echeggiare in tutto il mondo. Poi,
la sua distruzione si vede nell'apparizione gloriosa di Cristo (II Tess. 2, 8),
perché così è stata concepita da επιϕανεια της παρουσιας,
[18] perché certamente la venuta gloriosa è giustamente chiamata con il nuovo
nome designato, παρουσια επιϕανης. Non si può immaginare una
venuta più gloriosa di quella che avverrà in quel giorno cruciale. Perché
quando, a poco a poco, in più fasi, l'Anticristo arriverà all'apice della sua
empietà, in modo analogo dovrà essere ridotto e indebolito, mentre la verità
evangelica verrà riportata al suo stato originario. Questa restaurazione si
vede nella miracolosa risurrezione dei due testimoni morti [19] che sono stati
risvegliati. Neppure l'esito non è stato predetto. Infatti, nella misura in cui
l'impero papale doveva sperimentare un così grande timore della Riforma,
esattamente allo stesso modo la forza dell'Anticristo deve essere indebolita
dalla predicazione della parola divina negli ultimi giorni. È risaputo che
l'impero papale vive quotidianamente questa paura. A questo proposito,
Bellarmino si lamenta spesso (pref. In Tom. Controv., e libro 3, Del
Romano Pontefice, cap. 21): "Dal momento in cui il Papa fu dichiarato
[dai protestanti eretici] come Anticristo, l'impero [papale] crebbe e si
sviluppò sempre più attraverso i suoi decreti".
[1]
Teologo dell'inizio del VI secolo che scrisse il più antico commento greco
esistente sull'Apocalisse.
[2] Colui che trattiene.
[3] Solo
[4] Colui che trattiene.
[5] Ap. 17,10-13.
[6] Teofilatto, (†1081),
arcivescovo bizantino di Achrida, autore di commenti su tutti i libri del NT,
eccetto l'Apocalisse.
[7] Vescovo italiano di
Brescia, 4°/5° secolo.
[8] Poeta e presbitero
cristiano del V secolo.
[9] Nicola di Lira (morto
verso il 1349), teologo francescano e commentatore biblico.
[10] Vale a dire, la
fondazione di un nuovo impero a immagine del vecchio. [11] Vale a dire,
l'antico Impero Romano.
[12] Un pioniere del
movimento protestante in Francia (†1536).
[13] Alphonso Salmeron,
(†1585), spagnolo, co-fondatore della Compagnia di Gesù, teologo personale dei
papi nel Concilio di Trento.
[14] Sebastian Barradas,
(†1615), professore del seminario gesuita portoghese di Scrittura.
[15] Vale a dire, Papa.
[16] Vale a dire, due spade,
temporale e spirituale.
[17] Cfr. Papa.
[18] La luminosità della Sua
venuta. 101
[19] Ap. 11:11.
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