ISTRUZIONE CRISTIANA PER I FANCIULLI DI GIOVANNI VALDÈS
ISTRUZIONE
CRISTIANA PER I FANCIULLI DI GIOVANNI VALDÈS
Trattato aureo che rivede la luce
dopo più che tre secoli di oblio. Siamo debitori della scoperta — né questa è
la prima volta - al più esperto indagatore che si conosca delle cose
riguardanti la letteratura della Riforma Italiana, il professore Dott. Odoardo
Böhmer. Premettiamo, per gli studiosi, una pagina che ci manda lo stesso Dott.
Böhmer. Chi si sentisse profano a tal lettura, salti una pagina e si diletti
della lettura del trattato, e vedrà se non abbiamo ogni ragione di ritenerlo un
vero gioiello.
"Finalmente ho trovato
l'originale italiano del Lac spirituale. La biblioteca aulica di Vienna ne
possiede tre edizioni, delle quali due, pubblicate col titolo Latte
spirituale, son catalogate sotto il nome del traduttore, P. P. Vergerio;
anteriore a queste due ve n'è una anonima, intitolata: Qual maniera si
dovrebbe tenere a informare infino dalla Fanciullezza i figliuoli dei Cristiani delle
cose della Religione. Un foglio in - 8°, senza luogo né autore. È
probabilissimo che già era stampato quando il traduttore italiano del
catechismo di Calvino, pubblicato in italiano nel 1545, connesse (senza
avvertirne il lettore) con la prefazione di Calvino alcuni brani del prologo e
dell'epilogo di questo opuscolo Valdesiano (veda l'appendice del' unito
articolo). I tipi di questa pubblicazione col titolo Qual maniera ecc.
sono differenti da quelli dei cinque trattatelli del Valdès stampati in Roma
nel 1545 (veda i miei Spanish Reformers n° 89). Le due altre edizioni
conservate nella biblioteca aulica Viennese, dell’istruzione del Valdès per i
fanciulli, tennero questo titolo (prescindendo dalle minuzie grafiche): Latte
spirituale, col quale si debbono nutrire et allevare i figliuoli de Cristiani
in gloria di Dio. Proverb. I. cap. Accio che a piccioli sia data prudentia, et
a giovinetti scientia et intelletto. In fine si legge nell' una:
Dalla stampa di Giacomo Parco, in Basilea, 1549; nell'altra: Dalla
stampa di Francesco Moscheno, in Pavia, M.D.L. Ciascuna di un foglio
in -8°.
Riproduco qui la più vecchia di
queste tre edizioni, notando le differenze delle altre due, tralasciando però
le varianti fonetiche e morfologiche. B e P significano le edizioni di Basilea
e di Pavia; dove non si trova una di queste lettere, le due edizioni concordano
nella variante. È chiaro che quella di Pavia è ristampata dalla Basileense; ricorre
pure l'errore di stampa sone invece di sono. Ho aggiunto i numeri delle
sezioni.
Vienna, ottobre 1881.
ED. BÖHMER
CENNO
BIOGRAFICO SU GIOV. VALDÈS
Questo cenno è dovuto alla penna
del signor Giovanni Petrai, che sostenne da ultimo un'ottima tesi sopra Valdès
nella Scuola Valdese di Teologia.
Giovanni Valdès discendente di
nobilissima famiglia spagnola nacque sullo scorcio del secolo XV in Cuença
nella Nuova Castiglia, da Ferrando de Valdès Regidor perpetuo della propria
città. Educato insieme ad Alfonso suo fratello gemello, studiò con lui
giurisprudenza probabilmente in Alcalà de Henárez, e quindi seguì per diversi anni
la corte di Spagna ai tempi della Regina Doña Juana e del di lei figlio Don
Carlos dipoi Imperatore d'Alemagna. Nell'anno 1528, compose il suo primo
dialogo che intitolò di Mercurio e Caronte; qui, egli prendeva la difesa dell’Imperatore
che i Re di Francia e d'Inghilterra avevano sfidato a duello, ed esponeva
inoltre le sue opinioni sul vero cristianesimo, da lui considerato come una
religione di cuore compenetrante la vita tutta, e ciò in opposizione al
cristianesimo generalmente praticato ai suoi tempi e che si faceva consistere
in molte e vane forme. Queste sue vedute lo resero sospetto agli Inquisitori,
ed il nostro Giovanni fu costretto ad abbandonare la Spagna ch' egli non rivide
mai più.
Questo avveniva nel 1529. Andato a
Napoli, Valdès vi si trattenne qualche tempo e quindi mosse alla volta di Roma,
dove dimorò dal 1531 al 1533. In quest' ultimo anno fu per pochi mesi gentiluomo
di camera di Papa Clemente VII; ma la corte pontificia non era un luogo in cui
egli potesse vivere contento, per cui verso la fine di quel medesimo anno fece
ritorno a Napoli e qui dimorò i rimanenti anni della sua vita, esercitando sul
movimento riformatore un'influenza grandissima. Valdès non fu pubblico
predicatore dell'Evangelo e la sua influenza non si esercitò direttamente sulle
masse, ma sopra un certo numero di persone colte e distinte che frequentavano
la sua casa. Egli aveva una villetta circondata da ameni giardini, lungo la
spiaggia del mare vicino a Chiaia, e quivi egli riuniva ogni domenica una
eletta schiera di amici ad amichevole trattenimento. La mattina, egli stesso
proponeva il tema della conversazione sempre relativo a questioni religiose, o
leggeva e spiegava un Capitolo delle Sacre Scritture, ovvero ancora esponeva
una di quelle Considerazioni che erano state l'oggetto dei suoi pensieri
durante la settimana. Il dopopranzo, erano gli amici che indicavano il soggetto
o interrogavano Valdès intorno a qualche argomento letterario o religioso, ed
egli metteva a loro disposizione le svariate conoscenze che con lo studio e con
la riflessione aveva acquistato. E da una serie di conversazioni avute nel 1535
sulla lingua castigliana, che ebbe origine l'opera filologica intitolata:
"El Dialogo de la Lengua", che è altamente stimata dai letterati
spagnoli. Ben presto, per influenza di Valdès allora interamente occupato nello
studio delle Sacre Carte, queste riunioni divennero un centro di opinioni
riformate. Qui gli animi si ritempravano nella lettura della Divina Parola ed
erano spinti da quella a ritornare ad un Cristianesimo più vivente di quello in
allora praticato, e scevro delle tante superstizioni di cui la Chiesa Romana lo
aveva caricato. Qui furono condotti ad abbracciare la Riforma vari distinti
uomini, fra i quali P. M. Vermigli, Bernardino Ochino, Pietro Carnesecchi, ed
altri assai che tralasciamo di nominare; e non solo uomini, ma diverse illustri
dame aderirono alle opinioni di Valdès, fra le quali Isabella Manrica, Costanza
de Avalos duchessa d'Amalfi, Vittoria Colonna marchesa di Pescara, e
specialmente Giulia Gonzaga duchessa del Trajetto.
"Pareva", dice Curione, "che costui fosse dato da Dio per pastore e dottore di persone nobili ed illustri". E invero, molti distinti personaggi accorrevano a lui, attratti dall'amabilità del suo carattere e dalla vivente pietà da cui era animato; con le conversazioni e con gli scritti, Valdès li istruiva, e per mezzo di essi le sue idee si spargevano nel popolo. Così avvenne che la sua influenza si estese largamente in Italia, specialmente nelle provincie meridionali. Possiamo addurne come prova la testimonianza dello storico cattolico A. Caracciolo, il quale afferma che in Napoli "se ne appestarono tanti e particolarmente maestri di scuola, che arrivarono al numero di 3000 come si conobbe poi quando si ritrattarono". Di più sappiamo che nel Regno, si trovarono 11 arcivescovi o vescovi amici di Valdès o aderenti alle sue opinioni. Certo, se non era l'Inquisizione a troncare tutto quel movimento, gran parte della patria nostra avrebbe potuto sottrarsi alle tenebre del romanesimo. Fu Valdès di gracile complessione, pallido in viso ma di bell'aspetto, di maniere nobili e gentili, affabile inverso ogni sorta di persone. Istruito in varie discipline, aveva inoltre conoscenza delle lingue antiche ed era dotato di una naturale eloquenza dolce e persuasiva che s' insinuava mirabilmente nell'animo di chi parlava con lui; sereno e placido, gli risplendeva nel volto quella pace che riempiva il suo cuore.
Morì nell’estate del 1541 in Napoli, lasciando in gran
cordoglio i suoi numerosi amici; desideroso come egli era di andare a quel
Salvatore che era di continuo l'oggetto dei suoi pensieri, morì felice e
testimoniando fino alla fine di quella fede nella quale era vissuto. Scrittore
indefesso, Valdès ha lasciato molte opere; fra le principali, sono le CX
Considerazioni, l'Alfabeto Cristiano ed i Commenti sulla Scrittura; questi
ultimi sono in parte perduti, ma ci rimangono quelli sopra l'Epistola ai
Romani, la 1ª ai Corinti, l'Evangelo di S. Matteo, e i primi 41 Salmi; sappiamo
di certo che aveva commentato tutti i Salmi e tutte le Epistole, salvo quella
agli Ebrei. Ha scritto inoltre molti trattati, discorsi, lettere ec., attinenti
a questioni religiose e pregevolissimi per ogni riguardo. Vi spira ovunque una
pietà fervente e tutti portano una medesima impronta alla quale facilmente si
riconoscono per suoi. Ogni pagina delle sue opere ci mostra in lui un assiduo
studioso delle Sacre Scritture, il quale mai non si contenta di conoscere le
parole e le promesse di Dio per averle lette, ma vuole sperimentarle nel suo
cuore e conoscerle per esperienza propria; poiché, dice egli, il Cristianesimo
non consiste in scienza, ma in esperienza.
Le dottrine che egli insegna sono prettamente evangeliche e si accentrano tutte intorno a questi due punti principali che sono la base della teologia di Valdès: 1° la giustificazione per la fede nel Figliuol di Dio mandato ad espiare i nostri peccati sulla croce; 2° la Santificazione per mezzo dello Spirito Santo.
Ovunque Valdès ci appare come un
sincero cristiano unicamente preoccupato di tenersi in comunione con Dio e di
condurre gli altri a questo medesimo risultato. La sua influenza sui suoi
discepoli è davvero quella dal N. S. Gesù Cristo esemplificata nel Sal della terra,
influenza benefica, compenetrante i cuori, senza rumori, né sfarzo, né alcun
apparato esterno. Valdès è certo l'uomo più simpatico della Riforma Italiana e
colui che ha avuto maggiore influenza sopra di essa.
Inseriamo qui appresso il trattato
di Valdes intitolato Istruzione Cristiana per i Fanciulli, stampato già da noi
altrove ma corretto dal Dott. Odoardo Böhmer che lo ha scoperto; inoltre,
alcuni frammenti degli scritti suoi pur essi rinvenuti sotto il titolo di Comparazioni,
copiati e messi a nostra disposizione dal nostro eminente collaboratore.
L'opera ISTRUZIONE CRISTIANA I FANCIULLI è scaricabile nella pagina LIBRI EVANGELICI PDF o nel seguente link diretto: https://drive.google.com/file/d/1PBULi1AgNs3zV7x_l1VKs5Oy5ZNEXiQ1/view?usp=sharing
VEDI ANCHE:
LETTERA DEDICATORIA alle Cento e dieci divine considerazioni di Giovanni Valdés - Proposta da Celio Secondo Curione
Le Cento e Dieci Divine Considerazioni di Juan de ValdésSul Principio della Dottrina Cristiana - cinque trattarelli evangelici di Juan de Valdés
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