Celio Alle Chiese d'Italia

 

Celio Alle Chiese d'Italia


 Lettera di esortazioni alle chiese d'Italia da parte di Celio Secondo Curione (1503-1569)


Alcuni Cristiani d' Italia ci hanno inviato la seguente lettera di Celio, uno di quei tanti Italiani che nel secolo XVI si distaccarono dalla Chiesa di Roma, allo scopo di credere e professare il solo Vangelo di Gesù Cristo. Noi la inseriamo con immenso piacere nelle nostre colonne, sembrandoci essa molto a proposito delle attuali circostanze della nostra patria.


Celio a tutti quelli che amano Gesù Cristo ed il santo Vangelo, noi fratelli secondo lo spirito, grazia e pace dall' Iddio padre, e da Gesù Cristo nostro Signore. . .

Parte 1

 

Benchè le occupazioni mi siano grandi, e le forze deboli, la carità che a voi tutti mi rende debitori,  fratelli carissimi ed onoratissimi, mi fa pensare continuamente a voi. Che se non vi scrivo più spesso,  è perchè vi conosco prudenti da considerare che nè i tempi, nè i luoghi, nè le occasioni non corrispondono sempre al buon volere. Ora che il Signore mi concede tanto spazio, ed una occasione sicura e fedele, ho pensato bene di scrivervi questa buona esortazione, e di ragionare con voi, se non come io vorrei, almeno come so e posso.

Voi vedete, o fratelli, a quai tempi siamo giunti, malvagi,  ultimi di questo miserabile e corruttibile mondo. Volgetevi al predicatore della Giustizia. il nostro Noè, Gesù Cristo,  il quale grida: “Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. E altrove: “Uscite da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe".

Questo, o fratelli, è il tempo della penitenza, di cambiare vita, di mortificare l'uomo vecchio, di lasciare il mondo con tutte le sue vanità e concupiscenze. Questo è il tempo di fuggire e di lasciare l' Egitto con tutti i suoi dèi, e di seguire il nostro gran Mosè per mezzo delle acque profonde del Mar Rosso, e per il deserto, attraverso del quale c'é bisogno che passi colui che vuol giungere alla terra promessa.

Questa é l'ora di svegliarsi dal sonno, di prendere le armi in mano e di combattere contro gli dèi Cananei, e contro gli altri sei nemici di Dio e nostri, per entrare nel riposo, e possedere la terra che abbonda di latte e miele. Non vi sgomenti affatto la moltitudine dei nemici, che sono molti, anche se non le vedete, le squadre nostre, sono molto più robuste e valorose che le loro.

Ricordatevi di Eliseo, profeta del Signore, a cui il re di Siria mandò un grande esercito di cavalli e fanti, affinché lo prendessero e lo portassero a lui. Il che vedendo il servitore di Eliseo, tutto sbigottito disse: "maestro, che mai faremo?". Sentite quello che gli rispose il profeta: "Non sgomentarti, poiché le nostre squadre sono molto. più numerose delle loro". Le vedeva il profeta, non però il servitore. Eliseo allora pregò Iddio affinché gli aprisse gli occhi, il che fu fatto; e in un attimo vide cavalli e carri infuocati che stavano alla difesa di Eliseo. Questo è scritto per assicurarci che, se non vediamo, nondimeno dobbiamo credere che ci sta accanto l'angelica milizia, guidata e condotta da Gesù Cristo, nostro capo ed imperatore.

PARTE 2

Quattro sono le qualità che si ricercano in un bravo generale, cioè: sapienza, potere, autorità e fortuna, vale a dire che sia avventurato in guerra, ed essere solito a vincere. Tutte queste cose si trovano perfettamente nel nostro Capitano Gesù Cristo, il Figliuolo di Dio. In primo luogo egli è sapienza e potenza di Dio, quindi a lui solo è data ogni autorità ed impero nel cielo e sulla terra: ed è si ben fortunato e felice che mai non perse in battaglia, ma sempre vinse. Anzi tanta è la sua buona ventura, che, quando egli sembra più debole, egli è allora che riporta la vittoria e il trionfo, come fece allora sul Calvario: disperse tutti i suoi nemici, ed andó poco dopo in alto carico di spoglie e di conquistate insegne.

Pertanto, o fratelli, poichè egli si è egli degnato di iscriverci nella sua santa milizia, e riceverci sotto la sua divina e fortunata bandiera della croce, è opportuno che obbediamo in ogni cosa a questo imperatore. E siccome ha sempre portato e porta l'ufficio di valoroso e magnanimo capitano, così noi dobbiamo portare l'ufficio di buoni e fedeli soldati. Egli è partito e va sempre il primo. Seguiamolo valorosamente, e la vittoria è sicura.

Il soldato deve essere sobrio, animoso, e fornito di armi convenevoli; e tanto più grande e più pericolosa è la guerra tanto più queste cose sono necessarie. Ora la nostra guerra è così grande che deve eccitare ed infiammare gli animi nostri; perché non solamente dobbiamo combattere con la carne e con il sangue, ma contro i principi e le podestà, contro i signori del mondo e rettori delle tenebre di questo secolo, contro le spirituali astuzie ed occulte frodi del diavolo e dei suoi ministri; do dove si conosce quanti siano i pericoli nei quali ci troviamo.

Ma la causa per cui si combatte è tale e tanta quale non fu mai vista nè immaginata da uomo al mondo. Qui non si combatte per la gloria della terra, ma per quella del cielo: non del punto del circolo, ma di tutta la circonferenza ed ambito: non di beni caduchi e fragili, ma di stabili ed eterni: non di questa vita noiosa e mortale, ma della beata ed immortale. Il premio di questa guerra non è una qualche città o paese, ma il regno del cielo e della terra insieme, ed il godere con Cristo il colmo di tutti i piaceri e voluttà divine, e la beata visione e presenza di Dio. Un tanto premio, una cosí bella corona, è apparecchiata al vincitore. Ma se qualcuno combatte, che egli combatta animosamente e saggiamente, poiché non sarà coronato (dice un valoroso capitano) chi non combatterà con ogni buona e legittima maniera. E chi sia colui che non combatta animosamente, vedendo esservi tanta necessità e tante belle promesse.

PARTE 3

 

O beato colui che non mira le cose presenti, ma alle future ! che non considera le cose che si vedono, ma quelle che non si vedono! poichè quelle che si vedono sono temporali, e quelle che non si vedono eterne. Teniamo sempre, o fratelli, gli occhi della mente e del cuore fissi in Gesù, e non nella potenza del nemico. Pietro, quel santo Apostolo, mentre che egli mirò a Cristo come il nocchiero della lucente tramontana, camminò sicuro sopra le onde spaventevoli di un gran lago; medesimo, appena che da Cristo, cioè dalla nostra fedele e sicura stella levò gli occhi, e li rivolse alla minaccevole fortuna, incominciò a sommergersi e se il buon Gesù non gli avesse fatto grazia, egli era spacciato. Non riguardiamo adunque nè alla potenza, nè alle minaccie, nè alla rabbia dei nostri avversari, ma alla promessa di Dio ed al nostro gran Mosè, e vedremo così dei prodigi, vedremo l' ostinato Faraone sommerso insieme con i suoi cavalli, fanti, carri ed arnesi.

Sopra ogni altra cosa però, bisogna che siate vigilanti e diligenti nella preghiera e nella lettura delle Sante Scritture, pregando sempre nello spirito, e cercando la verità nei santi volumi; perchè queste sono le due ali dell'anima fedele. La lettura della divina Parola c'insegna e ci mostra la volontà di Dio, la preghiera ottiene il dono di eseguirla. Senza di queste ali, cioè senza l'orazione, e senza la viva Parola di Dio, nè si può star bene in terra, nè salire al cielo. Noi siamo molto deboli per la carne, gravi per il peccato, e sciocchi ed ignoranti per natura; ma per beneficio della sana dottrina e della fervente preghiera l'anima si fortifica, l'ignoranza si dilegua, l'uomo diventa puro e leggero, cosicchè può volare tanto in alto, da vedere tutto il mondo sotto ai suoi piedi, di maniera che il mondo con tutte le sue arti e lacci non potrà ritenerlo. E se pure egli crede di averci presi, gli avverrà come all' uccellatore, il quale crede che l'uccello sia preso per i piedi, o per il collo, con un forte laccio o pania, mentre egli è solamente tenuto per una lieve penna; e quando si pensa di averlo in mano, lasciata la penna, o il laccio, o la pania, se ne vola là dove non gli riuscirà più a prenderlo. Così noi voleremo al cielo, lasciata la terrena e fragile veste nelle mani del crudele tiranno. 

Poichè il Signore ha ordinato i suoi ministri e dispensatori dei suoi misteri, e si serve degli uomini invece di trombe per risvegliare ed animare i soldati alla battaglia, io vorrei che si eleggesse fra di voi qualcuno ripieno di Spirito e di sana dottrina, il quale assumesse la cura di questo nostro piccolo gregge, cosí da guidarlo, pascerlo, e curarlo con ogni pietà ed amore. Da costui potreste udire la parola di Dio, ora congregati insieme tutti quei che meglio si conoscono, e la fede dei quali è già provata per molti segni; ora parte di voi, secondo l' opportunità, potrebbe anco talvolta andare per le case dei fratelli, consolare i tribolati, eccitare i tiepidi, ammonire gli erranti, consigliare i padri e madri di famiglia, indicando loro in qual modo devono governare ed ammaestrare i figli: e se vi fossero (come spesso avviene), dei poveri che non potessero sostenersi con le loro giuste fatiche, sovvenire ai lor bisogni con ciò che la chiesa contribuisce; poichè poco vi varrebbe tutto il resto, se non prendeste quando vi radunate insieme nel nome di Cristo, una special cura dei poveri di Cristo. L' Apostolo Paolo vuole che non solamente i ricchi, ma anche i poveri facciamo delle elemosine; i primi di ciò che Iddio ha posto nelle loro mani per dispensare, i secondi (che sono i lavoratori e gli artigiani ) di ciò che, supplito al loro bisogni, avanzano nella settimana. Questi esempi ce li ha lasciati quella vera madre, la primitiva Chiesa, esempi che dobbiamo seguire ed imitare, se desideriamo di essere suoi veri figliuoli.

Poco vi dico, perchè so, che per la grazia di Dio intendete molto. Avete le Sante Scritture, avete lo Spirito del Signore solo ed unico interprete di esse. Avete l'unzione maestra verace in ogni cosa e non bugiarda. State saldi nella fede, uniti nella carità, amate il Signor Gesù Cristo, ed aspettate il suo avvento in ogni purità, acciò vi trovi apparecchiati per entrare con lui in quelle celesti e desiderate nozze dell' Agnello.

Pregate per noi, chè noi preghiamo sempre parimente per voi.


Salutatevi l'un l'altro nella santa pace, e leggete questa nella congregazione. I fratelli che sono qui vi salutano in Cristo. Il Signore dei morti e dei vivi sia quello che vi confermi, vi confermi con la sua divina virtù, e riempia i vostri cuori di felicità spirituale a laude e gloria del nome suo. Così sia.

Tratto da: L'Eco di Savonarola - 1848 

Vedi anche:

LETTERA DEDICATORIA alle Cento e dieci divine considerazioni di Giovanni Valdés Celio Secondo Curione

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