Edonismo Cristiano. E' giusto?

Dr. Peter Masters



"Edonismo cristiano" è un termine adottato nella letteratura del dott. John Piper, per descrivere il suo schema di santificazione ed avanzamento nella vita spirituale. Certamente, è un termine molto strano, perché l'edonismo per i cristiani è una brutta parola. Edonismo significa la ricerca del piacere come bene primario, ma nel caso di questo nuovo schema di vita spirituale, si riferisce alla ricerca del piacere in Dio.  

L'edonismo cristiano afferma che la ricerca della felicità in Dio è la fonte prevalente di potere ed energia per la vita del cristiano. Il proponente, il dott. John Piper, è un importante predicatore evangelico negli Stati Uniti, che ha iniziato a diffondere le sue opinioni nel 1986 con la pubblicazione del suo libro Desiderare Dio. Egli sostiene che il dilettarsi in Dio è l'aspetto essenziale nel cammino cristiano; la parte centrale e la più importante della vita di fede.  

Il dott. Piper fa molto uso della piccola frase, "Dio è maggiormente glorificato in noi, quando noi siamo maggiormente soddisfatti in lui". Infatti, la ricerca della gioia in Dio è considerata la stessa cosa di glorificare Dio.  

Perché questo articolo dovrebbe iniziare a valutare questo insegnamento? La risposta è che molti pastori e persone ne sono stati influenzati, ma bisogna prestare molta attenzione.  

Non sorprende che i credenti trovino l'Edonismo cristiano o il "deliziarsi in Dio" interessante ed attrattivo. Gioire nel Signore è un esercizio magnifico e biblico. Ma la formula del dott. Piper nel suo uso, indubbiamente altera la comprensione della santificazione a lungo sostenuta dai credenti nella tradizione della Riforma, perché innalza un dovere cristiano sopra tutti gli altri.  

Gioire in Dio, ripetiamo, è reso il principio organizzatore fondamentale per ogni altra esperienza e dovere spirituale. Diventa la formula chiave per tutto il vigore e lo sviluppo spirituale. Ogni altro dovere cristiano è tenuto a dover dipendere da quanto bene obbediamo a questo dovere centrale del dilettarsi nel Signore. L'intera vita cristiana è semplificata per basarsi su un'unica ricerca, che è destinata a distorcere la percezione della vita cristiana ed il modo in cui deve essere vissuta.  

Qualsiasi siano i punti di forza del ministero del dott. Piper, e ce ne sono molti, il suo sforzo di semplificare eccessivamente la santificazione biblica è condannato a fallire, perché il metodo biblico per la santificazione e l'avanzamento spirituale consiste in una serie di aspetti o percorsi d'azione, e tutti devono ricevere una particolare attenzione. Non appena sostituisci una singola "grande idea" o  principio organizzativo, e riunisci tutti gli aspetti in uno solo, alteri il progetto ed il metodo di Dio. Aspetti vitali di Verità e condotta passeranno in secondo piano, per ricevere poca o nessuna attenzione. Questo è certamente, come mostreremo, il caso del metodo del dott. Piper.    

Lo stesso vale per tutti i tentativi di costruire una formula a principio unico per la santificazione che sono stati messi a punto nel corso degli anni. Basta pensare ai rami del movimento della santità, ognuno dei quali ha inventato un unico principio dominante, in base al quale un particolare dovere spirituale è stato reso superiore a tutti gli altri, essendo questi resi dipendenti da esso.   

Non puoi riorganizzare il modo in cui il Signore realizza i frutti della santità senza che molti doveri vengano spazzati via. I sistemi "a principio unico" non intendono causare danni, ma inevitabilmente lo fanno. Per prendere in prestito un pezzo di gergo scientifico moderno, la santificazione biblica è un sistema di complessità irriducibile. Non che sia troppo complicato - avendo solo sette o otto virtù componenti ben note che devono essere tutte messe in primo piano nel ministero.   

Potrebbe essere utile  fare qui riferimento al fondatore di questo nuovo metodo di vita cristiana "deliziarsi in Dio". Il dott. Piper, ormai sulla cinquantina, è stato per circa venti anni il pastore principale di una chiesa molto grande a Minneapolis. Prima di questo, era un accademico, un professore di seminario. Senza dubbio è un calvinista, e gran parte della sua produzione scritta è interamente lodevole (sebbene la sua esposizione dell'opera di Cristo e la giustificazione siano state contestate).   

Dott. Piper è particolarmente noto per la sua appassionata comunicazione. Coloro che lo conoscono dicono che in ciò che insegna c'è tutto il suo cuore. Chiaramente non è un semplice "intrattenitore". Scrive e predica con uno stile distintivo e avvincente, raggiungendo una 'fluidità' popolare che tutti possono seguire, e tuttavia senza sacrificare la profondità del ragionamento.  Produce anche molte frasi estremamente potenti ed espressive (sebbene queste si mescolino spesso con altre piuttosto sovraccariche di superlativi). Questo recensore deve confessare che trova il dottor Piper troppo amante di produrre modi sorprendentemente originali di guardare a tutto, e raramente questi modi possono essere trovati nella Bibbia. È un maestro dell'approccio obliquo, ma a volte il suo ragionamento piuttosto artificioso porta a ringraziare per il fatto che la Scrittura, al contrario, è così chiara e libera dalla ginnastica filosofica.  

La proposta principale del dott. Piper - che noi dobbiamo dilettarci nel Signore - è raccomandata a tutti noi. Tocca ogni coscienza. È scritturale. È necessario. È trascurato. Di conseguenza questo schema per la vita cristiana attirerà naturalmente la nostra attenzione e ci sfiderà. Il grande problema nasce dal fatto che è diventata la suprema questione della vita, ed il nucleo della nostra obbedienza a Dio. Deliziarsi in Dio è l'obiettivo principale? Deliziarsi in Dio è la radice di ogni giustizia? Deliziarsi in Dio è l'unica vera e degna motivazione per le buone azioni? Nello schema del dott. Piper, ogni altra virtù cristiana, dall'amore alla temperanza, dipende da questa. Non possiamo avere né motivazione né energia per la vita di fede a meno che il nostro obiettivo principale sia quello di dilettarci in Dio. Questo, in sostanza, è il metodo proposto.   

A volte nei suoi libri il dott. Piper vuole che la consideriamo una vecchia idea, ma le sue affermazioni non sono convincenti. Tende a non sembrare più vecchia di C S Lewis (1), il cui famoso libro, "Il Peso della Gloria", ha avuto un'influenza esplosiva sul dott. Piper negli anni della sua giovinezza. Nel corso di questo libro, C S Lewis ha criticato le persone che considerano la ricerca egoistica della gioia come qualcosa di brutto e sbagliato, insistendo sul fatto che è un dovere cristiano per tutti essere più felici possibile. (Questo è caratteristico della deriva mistica di C S Lewis).  

Il dott. Piper ci racconta che da giovane, mentre curiosava in un negozio di libri, trovò Il Peso della Gloria, lesse il passaggio sul perseguimento della gioia, e restò travolto da una visione completamente nuova della vita cristiana. Da quel momento iniziò a sviluppare la risoluta ed appassionata ricerca del piacere in Dio, come principio supremo e che controlla tutto nella vita.   

Il dott. Piper spesso cita Jonathan Edwards, il quale disse molto sul deliziarsi in Dio e della gioia cristiana. In riferimento a Jonathan Edwards, il dott. Piper effettivamente afferma: "Guarda, questo è vecchio quanto le colline. Questo è il modo in cui pensavano i nostri predecessori". Certamente Jonathan Edwards fornisce una vasta scelta di passaggi sul dilettarsi in Dio, così come gli scrittori puritani inglesi, ma in nessuna occasione egli formula un sistema in cui questo diventa il principio chiave della vita cristiana. La gioia in Dio è sempre a fianco di altri doveri equivalenti.  

Sebbene il dott. Piper cerchi di far radicare il suo sistema nel passato, sembra allo stesso tempo ben consapevole che si tratta di una nuovissima idea. Spesso, di fatto, lo ammette usando il linguaggio dell'innovazione, e dicendo in questi termini: "Questo è esplosivo"; "Questo è straordinario"; "Questo è radicale"; 'Questo è pericoloso'; "Questo non è sicuro"; "Questo è sorprendente". Il dott. Piper sa davvero che sta promuovendo qualcosa di nuovo. Usa persino il termine "la mia visione", ed è quello che è, per quanto ben intenzionata, è la visione personale del dott. Piper. Egli la chiama anche "la mia teologia".  

L'editore del dott. Piper definisce il suo libro "un'opera che sconvolge il paradigma", ed invita il lettore ad unirsi al dott. Piper "mentre ti sbalordisce ancora ed ancora con le verità che hai visto nella Bibbia ed incidono sulla vita, ma che non hai mai osato credere". La realtà è che nessuno mai le ha viste in questo modo nella Bibbia, fino a quando il dott. Piper non le ha indicate negli anni '80.  

Una questione di particolare preoccupazione, è l'uso della Scrittura da parte del dott. Piper, poiché i suoi libri sembrano stabilire ogni punto con una serie di rispettive citazioni. Egli accompagna il lettore ad ogni passo con la conferma biblica. Ciò ovviamente raccomanda il suo punto di vista  ai lettori, ma le Scritture citate non supportano mai realmente le tesi presentate dal dott. Piper. Non suggerisco per un solo istante che il suo uso della Scrittura sia subdolo o manipolativo, ma egli è così decisamente  spinto dalla sua "visione" che vede la conferma là dove non può essere vista. Ecco alcuni esempi di questo.  

In Deuteronomio 28:47-48 leggiamo: "Poiché non hai servito l'Eterno, il tuo DIO, con gioia e allegrezza di cuore per l'abbondanza di ogni cosa, servirai i tuoi nemici".  

Questo è citato a sostegno dell'idea che la ricerca del piacere in Dio è la principale azione motivante per tutte le altre virtù cristiane. Tuttavia, il testo in realtà non dice questo. È ovvio che la forza dell'accusa sta nel fatto che gli israeliti avevano dimenticato i loro privilegi, e si erano rifiutati di obbedire volontariamente a Dio.   

I versi non vanno oltre accusandoli di non perseguire la gioia ed il piacere in Dio come il loro obiettivo principale. La tesi del dott. Piper s'inserisce nel testo, piuttosto che ricevere supporto da esso.   

Potremmo anche guardare brevemente al Salmo 16 come tipico esempio nell'uso delle citazioni del dott. Piper.  

"Tu mi mostrerai il sentiero della vita; c'è abbondanza di gioia alla tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno".   

Uno sguardo al contesto mostra che Davide sta parlando dell'eternità, del Paradiso. Sebbene ci sia una gioia meravigliosa anche mentre si è sulla terra, questa è mischiata alle difficoltà. Il salmo non dice nulla a sostegno dell'idea che il deliziarsi è la chiave della vita spirituale. Al lettore rilassato, tali testi possono sembrare di supporto, ma in realtà non lo sono (2). 

La citazione più importante viene dal Salmo 37, in modo particolare il versetto 4: "Prendi il tuo diletto nell'Eterno, ed egli ti darà i desideri del tuo cuore".  

Questo verso è visto dal dott. Piper come una potente roccia e fondamento per il deliziarsi in Dio come un dovere fondamentale, il passaggio chiave del vivere la vita cristiana. Ma se esaminiamo il gruppo iniziale di otto versi, vediamo un quadro molto diverso e più ampio. Il dovere numero uno è mostrato nel primo versetto - "non affliggerti". Anche il dovere numero due - "non portare invidia". Poi arriva il dovere numero tre (nel versetto 3) - "confida nell'Eterno e fa' il bene". Poi arriva il dovere numero quattro (versetto 4): "prendi il tuo diletto nell'Eterno", che in realtà significa trovare conforto (l'ebraico significa coccolarsi). Il dovere numero cinque (versetto 5) è "rimetti la tua sorte nell'Eterno". Il numero sei è "confida in lui". Il numero sette è "aspetta pazientemente". Il numero otto è "cessa dall'ira e lascia lo sdegno".   

Ci sono almeno otto distinte raccomandazioni in questo raggruppamento di versi, ed il dilettarsi non è affatto la prima. Chiaramente, ciò che il salmista ha in mente è un insieme di doveri distinguibili e relativamente uguali. Non porta l'attenzione su uno in particolare dicendo: "Se fai questo per bene, gli altri seguiranno". Davide è ispirato per fornire un metodo di santificazione a più tracce, in cui l'attenzione deve essere prestata contemporaneamente ad una serie di doveri.    

Questo è esattamente ciò che presenta l'evangelismo tradizionale. Davide descrive l'insegnamento a più tracce assunto dai Riformatori, dai Puritani inglesi e dai grandi dogmatici continentali.  

Pertanto, il salmo a cui fa appello il dott. Piper allo scopo di giustificare il suo principio organizzativo centrale, in realtà insegna il contrario, sostenendo un approccio multitraccia della santificazione.   

È quindi necessario dire: presta la massima attenzione alle Scritture usate dal dott. Piper. Sono ovviamente citate in tutta sincerità, con passione e convinzione, ma non supportano mai veramente il suo schema molto singolare.  

Il dott. Piper cita i puritani come supporto, quando chiaramente essi hanno una visione molto diversa. Viene citato Richard Baxter, come per dimostrare che lui ha posto il deliziarsi in Dio nella posizione centrale. Ma Richard Baxter nel 1664-5 scrisse La Guida Cristiana, il trattato più completo sulla condotta cristiana mai scritto, e questo segue l'approccio multitraccia. Quasi 1.000 pagine in piccoli caratteri  forniscono (nelle parole di Baxter), "Un insieme di teologia pratica e casi di coscienza; orientando i cristiani su come usare la loro conoscenza e fede; come migliorare tutti gli aiuti e i mezzi e svolgere tutti i compiti; come superare le tentazioni e sfuggire o mortificare ogni peccato". 
Baxter non suggerisce da nessuna parte che un singolo elemento della vita spirituale possa essere isolato e reso la base del successo per tutti gli altri.   

I teologi puritani hanno tipicamente preso possesso di ogni dovere e virtù, definendolo, elencando gli impedimenti alla sua realizzazione, e identificando gli incoraggiamenti e gli aiuti. Ognuno ha ricevuto accurata ed individuale attenzione.

Anche Matthew Henry è citato a sostegno dello schema del dott. Piper, ma non in modo realistico, perché anche lui  presta ugualmente grande attenzione ad ogni virtù cristiana, ogni problema, ogni tendenza al peccato. In un'opera grande come il meraviglioso commentario di Matthew Henry non è difficile trovare citazioni che sembrano supportare l'idea che la "gioia è tutto", ma non è certo la posizione del grande commentatore.  Tutti i doveri cristiani si sovrappongono leggermente e si aiutano a vicenda, e le citazioni in tal senso sono numerose.   

Come abbiamo notato, i puritani sono a più tracce, senz'altro. Si concentrano sulla mortificazione del peccato, perseveranza, obbedienza e preghiera (con angoscia). Ci premono con il dovere dell'esame di sé, compresa persino l'autoumiliazione. Poi esaltano i doveri di lode, ringraziamento, riflessione, sì e gioia nel Signore. Tuttavia, è  a più tracce. Tutti i compiti sono importanti l'uno rispetto all'altro. Se è possibile trovare nella letteratura puritana un dovere sollevato un po' più in alto degli altri, è probabilmente l'obbedienza, non la ricerca della gioia, ma questo è senza dubbio discutibile all'infinito.   

Ricordiamo anche che i puritani avevano spazio per il figlio della luce che cammina nelle tenebre (Isaia 50.10). Prestarono molta attenzione alle difficoltà nei periodi di oscurità spirituale. Le grandi confessioni, le confessioni di Westminster e Battista, forniscono due ragioni per l'oscurità spirituale, quando le nuvole coprono il cielo. La prima ragione è la possibilità del peccato. La seconda ragione è la possibilità che Dio stesso provoca questa oscurità, nella sua grazia, per mettere in risalto la nostra fede e speranza, per farci in questo modo accrescere ed avanzare. Oltre a queste, i vecchi scrittori riconoscono anche il credente che vive la vita come un alieno in un mondo ostile, oppresso dal peccato e dall'incredulità da ogni parte, e che brama casa.   

Queste prove e tribolazioni devono essere sopportate. Non possono semplicemente essere anestetizzate. Fanno parte del processo di costruzione della fede. La delusione, il dolore e le afflizioni sono essenziali per l'esame di sé da parte sia degli individui che delle chiese, e pure come carburante della compassione per le anime perdute.   

Non esiste una visione appropriata ed equilibrata delle prove e delle angosce nel sistema del dott. Piper. In effetti, per quanto mi riguarda, l'unico modo in cui affronta la tristezza spirituale è raccomandando il pentimento per la freddezza del cuore. Questo è il tipo di superficialità in cui persino un uomo brillante inciamperà una volta che include l'intera gamma di principi biblici e virtù sotto uno.   

Potremmo ripensare a Richard Baxter, constatando come una volta predicò un grande sermone intitolato "Le Cause e la Cura della Tristezza, per gli Esercizi del Mattino in Cripplegate" a St Giles, nella città di Londra. Possiamo solo ipotizzare quanto sia durato quel sermone. Questo scrittore ha stimato due ore. Un amico ha insistito che fossero quattro ore. Qualunque sia la lunghezza, Richard Baxter non avrebbe mai potuto raggruppare una tale massa di preziose considerazioni e consigli se fosse stato vincolato nel sistema della "ricerca della gioia in Dio". Egli, tuttavia, era libero di concentrarsi sulla depressione e su tutte le sue cause aggravanti, per poi fornire aiuto, senza la distrazione di una formula artificiale per la vita spirituale.  

Oppure, prendi la citazione del dott. Piper su Jonathan Edwards, quando scrisse: "Dio è glorificato non solo dalla sua gloria che viene riconosciuta, ma dalla sua gioia. Quando quelli che la riconoscono, si deliziano in essa, Dio è più glorificato che nel riconoscerla soltanto”. Jonathan Edwards sta dicendo che il dilettarsi in Dio è il canale ed il principio organizzativo di tutte le attività e progressi cristiani? 

No, poiché prendiamo in considerazione l'ambiente in cui ha svolto il ministerio. La sua lingua fu sempre influenzata dalla malattia della società in cui viveva. Era un'epoca di frequentatori di chiesa. Praticamente tutti erano in via teorica, dei cristiani biblicamente illuminati e ben istruiti. Eppure, era ansioso di distinguere tra quelli che avevano una vera vita spirituale e quelli che non ce l'avevano. Il suo linguaggio qui divide tra questi due gruppi. Riflette l'onere del suo messaggio: che tu puoi essere un cristiano semplicemente in via teorica o puoi essere un cristiano spiritualmente vivo. Il primo riconoscerà soltanto, mentre il secondo sarà pieno di passione. Allo stesso modo, le sue parole sfidano un credente freddo o sviato a riprendere un fervente cammino con il Signore. Non c'è alcuna sottintesa approvazione verso il sistema di santificazione univoco del dott. Piper.  

A volte il dott. Piper riflette il timore che il suo insegnamento potrebbe portare ad una serenità mistica. La sua paura è ben fondata, e questo scrittore è sicuro che porta a questo. Egli spesso usa il linguaggio della comunione mistica diretta. Sebbene la gioia che si persegue deriva dalla riflessione sul Signore, la conclusione è tuttavia soggettiva, e questa porterà ad un consapevole nutrimento della felicità. Questo diventerà per molti una preoccupazione malsana, le emozioni che vengono artificialmente "intensificate" (una caratteristica di altri movimenti con un unico aspetto predominante).   

Il dott. Piper impiega anche passaggi del Nuovo Testamento per sostenere il suo pensiero, ma non in modo appropriato. Prendi Atti 20,35 in cui Paolo cita le parole di Cristo, dicendo: "In ogni cosa vi ho mostrato che affaticandosi in questo modo ci conviene sostenere gli infermi e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse: C'è maggior felicità nel dare che nel ricevere!". Il dott. Piper espone questo per indicare che la delizia ed il piacere che ci procuriamo riflettendo sul Signore, sono la motivazione e l'energia essenziali per tutte le buone azioni. Cristo viene mostrato per essere l'autorità di questo.  

Tuttavia, Paolo non insegna che dobbiamo alimentare la nostra generosità dalla felicità derivante dalla contemplazione del Signore e dalle sue benedizioni per noi. Questa attività è preziosa, ma non è la forza trainante vitale del nostro dare. Né Cristo e né Paolo insegnano questo: semplicemente descrivono dei fatti. Se doniamo secondo le nostre possibilità, allora possiamo trarre conforto dal fatto che è più benedetto dare che ricevere. Non è una lezione su come possiamo motivare ed eccitare noi stessi per dare, come se il nostro adempiere le azioni di pietà dipendesse dal crogiolarsi nelle delizie che sono nostre in Cristo.   

Potrebbe essere stato nel corso del Sermone sul Monte che Cristo diede le Sue parole. In caso contrario, ha certamente dato lì un insegnamento simile. In ciascuna delle Beatitudini, il Signore parla del risultato o della ricompensa per una prova sopportata o un dovere compiuto. Non si propone di dirci come motivare noi stessi per il dovere, ma come possiamo essere confortati ed incoraggiati dalla benedizione finale. la nostra motivazione sarà l'innato desiderio di obbedire a Cristo, compiacerlo e vivere nei suoi principi. Saremo anche motivati dalla compassione per gli altri. Queste sono le nostre motivazioni e desideri. Adempiere ai doveri solo per la ricompensa, equivale a ridurre o sminuire il carattere cristiano e ostacolare qualsiasi reale progresso personale. In altre parole, il nostro apprezzamento di Dio è una questione, e il nostro desiderio di obbedirgli è un altro. I due sono collegati, ma uno non si cura dell'altro.   

Il dott. Piper, tuttavia, afferma che persino Cristo ha motivato se stesso pensando alla ricompensa futura. Cita Ebrei 12.2 dove si dice di Cristo - "per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce". 

Il dott. Piper dice, in effetti - questo è sano, questo è santo, questo è giusto, questo è ciò che ha motivato Gesù Cristo. Poteva andare fino in fondo con la croce, solo perché poteva contrapporla alla gioia futura. Ma questo non è corretto. Il Signore Gesù Cristo poteva davvero andare fino in fondo al Calvario perché vedeva la gioia che gli era posta davanti, ma questa gioia non si riferisce ad una nuda emozione, ma al felice risultato di una moltitudine di persone redente nella gloria. Non è stata l'anticipazione della sua gioia futura che ha stimolato e motivato Cristo, ma il felice risultato del Calvario, vale a dire la nostra salvezza e liberazione; compresa la nostra gioia. (In parole povere, in questo testo "gioia" è una metonimia) 

Quando il Signore andò al Calvario fu un atto altruistico. Ripetiamo che in Ebrei 12.2 la parola "gioia" rappresenta le conquiste della redenzione. La forza di Cristo venne dalla sua visione di ciò che sarebbe stato realizzato. Così grandi furono il suo amore e la sua compassione, che l'obiettivo di miliardi di persone salvate lo spinse a pagare quel prezzo inimmaginabile.  

No, l'amore di Dio deve essere visto qui in tutta la sua meraviglia, al di fuori della gioia di Dio. Allo stesso modo l'amore che viene messo nel cuore del cristiano alla sua conversione è una qualità pura e meravigliosa che chiede a gran voce di essere espresso. Potrebbe essere trattenuto ed offuscato per dei periodi a causa del  peccato, e certamente ha bisogno di essere nutrito, ma allo stesso tempo, è di per sé una qualità meravigliosa. È disinteressato ed altruistico (come in 1 Corinzi 13). È un piccolo, minuscolo, microscopico frammento di un attributo di Dio Onnipotente. Non è giusto ridurlo ad una cosa neutrale, dipendente dalla stimolazione del piacere - per quanto sacro possa essere quel piacere. È un amore che sopporta, anche quando la facoltà del sentimento emotivo è gravata dal dolore o dalla fatica.   

Un certo grado di amore è in tutti, anche nei non rigenerati. Le persone non convertite possono compiere atti stupendi e del tutto altruistici. Forse una piccola capacità d'amore è stata preservata nel cuore degli empi, non perché meritata, ma per lasciare un linguaggio per il Vangelo. Le persone non sarebbero in grado di comprendere il meraviglioso amore di Cristo ed il suo atto sul Calvario, se non ci fosse rimasto alcun riconoscimento o concetto di amore nel mondo.  

L'amore che deriva dalla nuova natura della conversione è una qualità maggiormente meravigliosa. Può certamente essere eccitata e incentivata in una certa misura riflettendo sul fatto che Dio sarà contento di questo, ma agisce in modo ottimale naturalmente, dalla somiglianza e compassione di Cristo, e quindi dal dovere ed obbedienza a Dio. L'edonismo cristiano riduce davvero l'amore nella  causa ed effetto. Sembra così spirituale ed incentrato su Dio, ma è un amore de-virilizzato.  

Il dott. Piper ribadisce la sua idea di rafforzare l'amore da Ebrei 10.34, dove leggiamo: "Infatti avete anche sofferto con me nelle mie catene e avete accettato con gioia di essere spogliati dei vostri beni, sapendo di avere per voi dei beni migliori e permanenti nei cieli". Il dott. Piper afferma che, il motivo per cui il popolo di Dio poteva accettare la persecuzione con la perdita dei loro beni, era che avevano gioia in Dio e certezza di un'eredità futura. Ma questa idea non è il proposito del passaggio.  

La parola "con gioia" è ovviamente selezionata per mostrare come gli ebrei accettarono volentieri la persecuzione, il prezzo per aver aiutato il servitore del Signore. Non ha lo scopo di dimostrare che hanno riso e saltato di gioia mentre venivano puniti. Né è una visione dei loro processi mentali.  

Hanno forse detto a sé stessi: "Posso permettere che la mia casa venga confiscata? Ora lasciami fare alcuni calcoli spirituali. Fatemi valutare: quali sono i miei guadagni?” Al contrario, il testo ci dice che il fattore di motivazione era la compassione per il servitore di Dio nelle sue catene, quindi s'identificavano con lui, lo visitavano, lo nutrivano e tutti quegli altri atti che hanno portato accanimento sulle loro teste. Quindi, quando persero i loro beni e le loro case, si fortificarono e si confortarono con il pensiero della loro ricchezza celeste. Quest'ultimo non ha preceduto e dato origine al loro comportamento di sacrificio. Il loro amore per la Verità e la compassione per un apostolo hanno dato origine al loro comportamento.   

Il sistema del dott. Piper di deliziarsi in Dio, si spinge troppo oltre nell'attribuire ad un fattore ogni atto e desiderio spirituale, privando ciascuna virtù del proprio valore e potere.   

Uno dei grandi problemi con questo schema di avanzamento spirituale del "dilettarsi in Dio" è che pone involontariamente il tornaconto personale, proprio nel cuore della vita cristiana. Il dott. Piper chiaramente non ha intenzione di farlo, ma è inevitabile. La ricerca della gioia in Dio è sempre stata accettata come un dovere cristiano, ma non deve mai essere elevata al di sopra degli altri, in modo da sottrarre la loro intrinseca virtù, né deve eclissare le negazioni della vita cristiana - i "tu non devi".   

Noi obbediamo a Dio perché è nostro dovere e, naturalmente, perché Lo amiamo. Noi gli obbediamo perché Egli odia il peccato, e perché questo distrugge e danneggia chi ci circonda. Noi gli obbediamo perché Egli è Colui che conosce tutte le cose ed è infinitamente saggio. Noi lo serviamo e cerchiamo il bene spirituale degli altri per debito e compassione. Dobbiamo essere a più tracce nella nostra ricerca della santità e non semplificare il metodo della Parola. 

Andrew Murray, che morì nel 1917, uno scrittore influente e un uomo d'immensa compassione e fervore evangelistico, ispirò migliaia attraverso i suoi libri per adottare un sistema di santificazione monotematico. Ma nonostante tutti i suoi alti obiettivi e molte verità, ha manomesso il metodo biblico a tutto tondo e non potrebbe mai funzionare bene. In questo caso ha anche fornito la trappola dell'orgoglio spirituale.

Pensando ad uno scrittore monotematico più recente, c'è il caso di uno psicologo cristiano, un uomo sincero, i cui libri oggi sono estremamente popolari. Egli riduce il processo di santificazione alla semplice formula di "obiettivi fissati". In un certo senso questo si avvicina abbastanza alla visione del dott. Piper, ma come tutti i sistemi a tema singolo dominante, non può funzionare. Esistono numerosi sistemi di questo tipo. In tutti i casi, alcuni peccati non vengono trattati; alcuni problemi non passano mai sotto i riflettori. 

Che cos'ha da dire lo schema del 'dilettarsi in Dio' riguardo alcuni dei mali dilaganti nell'attuale scena cristiana? Cosa dice del movimento carismatico e dell'abbandono della riverenza attraverso la musica cristiana contemporanea? Cosa dice delle traduzioni irriverenti della Bibbia e di altre vergognose tendenze? La risposta è che il dott. Piper va esattamente nella direzione sbagliata su tali questioni. 

Perché questo? C'è qualche debolezza intrinseca nel suo schema, che gli causa di mostrare un così scarso discernimento e preoccupazione? Questo scrittore ritiene che ci sia. Tutti i sistemi a tema unico dominante tendono ad essere ciechi rispetto alle singole questioni che destano profonda preoccupazione. La loro preoccupazione principale crea una sorta di visione a tunnel e la percezione fallisce. Il dott. Piper si concentra sul vedere il suo sistema di dilettarsi in tutta la Bibbia, in modo che il suo riconoscimento delle regole e dei principi che incidono su altre questioni sia gravemente compromesso. 


Infatti, il sistema del dott. Piper si avvicina così tanto alla base mistico-emotiva dell'esperienza carismatica, che non sorprende trovarlo ad approvarla in larga misura, e vantare una grande benedizione dalla sua esperienza con la Benedizione di Toronto. Comprendiamo che nella stessa chiesa promuove i carismatici e i non carismatici, e incoraggia tutti i segni esteriori della vita carismatica. L'edonismo come principio è poco protettivo.   

Quando la delizia è tutto, la dottrina subisce una battuta d'arresto. Quando le emozioni soggettive sono indebitamente elevate, l'esaminare e il provare ogni cosa diventa impossibile. Su questioni carismatiche, e anche su questioni di adorazione moderna, il dott. Piper è - per dirla delicatamente - un pastore pericoloso, e la colpa non sta nella sua Bibbia, né nelle sue capacità, ma nel suo sistema. Poiché gli aspetti migliori del suo ministero guadagnano rispetto dai suoi lettori, così la cattiva guida su questioni potenzialmente disastrose li indurrà in errore.   

La Parola di Dio non fornisce un singolo principio organizzativo per governare e guidare tutti i doveri che compongono la vita spirituale. "L'edonismo cristiano" non è tratto dall'insegnamento del Signore, né da Paolo. Tuttavia, la Bibbia fornisce una chiara prescrizione per la vita cristiana, elencando una serie di doveri spirituali e morali, ciascuno dei quali bisogna prestare diretta ed individuale attenzione. Ci vengono fornite note liste  (come le Beatitudini del discorso della montagna e le liste di 1 Timoteo 6.11-12 e Galati 5.22-23 - vedi nota 3) e dobbiamo decidere di accettare una giustizia a più tracce. Pagheremo un prezzo elevato per qualsiasi tipo di sistema ingegnoso che riduca i doveri biblici ad una formula artificiale, per quanto sani e stimolanti possano sembrare molti dei suoi elementi.   

Oseremo noi mettere in discussione l'apostolo quando leggiamo l'elenco di 1 Timoteo 6.11-12? Diremo: "Ma aspetta un minuto Paolo, hai omesso il principio organizzativo. Hai lasciato fuori qualsiasi meraviglioso fattore di semplificazione. Hai lasciato fuori la formula che renderà il tutto più facile". Certo che l'ha fatto, perché non esiste una formula del genere. È giustizia a più tracce. Cercare la felicità non è certamente il nostro obiettivo principale. Questa è la ricetta per l'auto-indulgenza emotiva, il soggettivismo e la "comunione" mistica egocentrica con Cristo.  

Come mai alcuni celebri insegnanti hanno approvato i libri del dott. Piper? Presumibilmente hanno apprezzato i molti nobili sentimenti, e sono automaticamente e benevolmente passati sopra l'enfasi esagerata dell'autore sulla sua grande idea. Non ci si può sempre aspettare che gli esaminatori si mettano nei panni di studenti e giovani credenti che sono a rischio di basare il loro intero approccio di vita su tale materiale. 


Note

1. Se escludiamo Blaise Pascal, filosofo e mistico francese del diciassettesimo secolo.
2. Vedi sotto - "Contrasti di terra e cielo". 
3. Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose, e ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine. Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni. (1 Timothy 6.11-12)

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo;  contro queste cose non c'è legge. (Galati 5,22-23)


Questo articolo è protetto dalla legge sul copyright© ed è stato pubblicato con l'autorizzazione dell'autore.

Autore

Il dott. Peter Masters è il ministro del Metropolitan Tabernacle (Spurgeon's) nel centro di Londra dal 1970. Alcuni altri libri dell'autore sono, Salmi ed Inni di Culto Riformato, Abbiamo una Politica? Per la Salute e la Crescita della Chiesa, Un Solo Battesimo dello Spirito Santo, Passi per l'Orientamento, Il Fenomeno Carismatico, L'epidemia di Guarigione, Strategie Bibliche per Testimoniare. Tutti questi titoli sono pubblicati da The Wakeman Trust, Londra, Regno Unito.

Sito web : www.MetropolitanTabernacle.org


Traduzione: Evangelodelregno

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